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Denti del giudizio che spingono: è vero che i denti si affollano oppure no?

I tuoi denti del giudizio sono storti e contemporaneamente i tuoi incisivi si stanno spostando? La vicina di casa ti ha detto che estraendoli risolveresti il problema? Scopriamo insieme se la storia dei denti del giudizio che spingono è una bufala o una realtà.

Il terzo molare, anche definito come dente del giudizio, è l’ultimo elemento dentario ad erompere nel nostro cavo orale.
La sua età di eruzione è assai variabile ma grossomodo si aggira tra i 20 e i 30 anni. A volte però, può capitare che anzichè erompere, resti incluso nell’osso.

Ma quando è “storto” o più in generale incluso, è davvero in grado di spingere e affollare i denti anteriori? Scopriamolo insieme.

Inclusione dentaria

Si definisce inclusione dentaria la mancata eruzione di un dente oltre i limiti fisiologici prefissati.

L’elemento dentario in questione può essere ricoperto interamente da osso (inclusione completa), o in parte da gengiva (inclusione parziale).

Quindi, in soldoni, un dente incluso è un dente che non è erotto eche è rimasto “ritenuto” nei tessuti sottostanti totalmente o parzialmente.

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Esempio di terzo molare incluso

I denti del giudizio sono gli elementi dentari che più vanno incontro a tale condizione, seguiti dai canini.

Molte volte, i terzi molari non sono solo inclusi nell’osso, ma sono anche
storti
.
Ciò, negli anni, ha portato alla credenza comune che possano spingere gli altri denti e determinare un affollamento dentario.

Probabilmente ti starai chiedendo per quale motivo siano proprio gli ultimi molari, soprattutto inferiori, ad avere questo tipo di condizione e a far soffrire moltissimi giovani. 

Cause di inclusione dei denti del giudizio

Le ragioni per cui tali denti restano ritenuti nell’osso, talvolta anche storti, è correlabile a due cause: 

  • cause di ordine embriologico;
  • cause di ordine anatomico.

Embriologicamente, il dente del giudizio, può originare da un germe indipendente oppure dal secondo molare.
Spesso, in quest’ultimo caso, si inclina e non trova spazio per erompere correttamente.

Ancora, l’eruzione dei denti del giudizio è condizionata dai vettori di crescita della mandibola, che possono orientare la direzione o lo sviluppo della radice in maniera più o meno favorevole.

In più, i denti suddetti, per poter spuntare in maniera idonea, sono soggetti ad un raddrizzamento fisiologico che prende il nome di “curva di raddrizzamento di Capdepont”.
Quando ci sono alterazioni di questo percorso, il terzo molare resta incluso e storto.

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Tra le cause anatomiche invece, banalmente figura la carenza di spazio. Ovvero l’arcata è troppo piccola e il dente non riesce ad erompere.

Denti del giudizio che spingono: chiariamo le idee

Capita sempre più frequentemente che, numerosi pazienti, dopo essersi malinformati online o dopo aver parlato con la vicina di casa, si rechino agli studi odontoiatrici già intenzionati voler estrarre tutti e 4 i denti del giudizio.

“Sono stati loro a spostare gli incisivi“; “sono i denti del giudizio che spingono ad avermi fatto tornare dopo l’apparecchio tutto come prima“.
Sono solo alcune delle frasi che si è soliti sentire.

In realtà, com’è possibile che due denti del giudizio riescano ad avere effetti così massicci sugli incisivi centrali, quando a separarli ci sono nientemeno che sei denti (secondo e primo molare, secondo e primo premolare, canino e incisivo laterale), assieme ai loro relativi complessi parodontali (e quindi legamento e osso)?

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Inoltre, per quale motivo solo i denti del giudizio dovrebbero avere tutta questa propulsione in avanti?

I denti hanno origini embriologiche e meccanismi di eruzione praticamente sovrapponibili, non c’è motivo per cui solo i terzi molari producano una “spinta”, e non invece gli altri, che pure sono più “vicini” agli incisivi.

Il parere della letteratura

La credenza che i denti del giudizio spingano e che siano in grado di storcere gli altri denti è dunque assolutamente ingiustificata.

Difatti, non sono nè in grado di spostare denti, nè in grado di riaffollarli dopo l’apparecchio. 

Questi spostamenti sono quindi imputabili ad altre cause e vanno ricercati altrove.

Se il tuo dentista ti ha detto il contrario e ti ha proposto di estrarli, non va ugualmente creduto. A tal proposito non esistono pareri o opinioni, ma a parlare è la letteratura scientifica.

Esperimenti, prove sperimentali e studi clinici, raccolti in revisioni sistematiche dimostrano difatti che non c’è un rapporto di causa-effetto tra i denti del giudizio e l’affollamento o la recidiva ortodontica.

Chirurgia ortognatica: ecco l’intervento per correggere la mandibola

Ti hanno detto che l’unico modo per avere un sorriso perfetto è la chirurgia? In cosa consiste? Ecco tutto quello che c’è da sapere sull’intervento per correggere la mandibola.


Cos’è la chirurgia ortognatica

La chirurgia ortognatica è una branca della chirurgia maxillo-facciale che si basa sulla correzione chirurgica delle anomalie scheletriche di osso mascellare e mandibola.

Ortognatico significa “mascelle dritte” pertanto l’obiettivo principale è muovere le mascelle, e con esse i denti, collocando entrambi nella giusta posizione.

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Tipicamente si tratta di un tipo di chirurgia che viene effettuata su soggetti adulti a fine crescita.
Esistono tuttavia alcuni casi in cui può essere effettuata a partire dai 16 anni.

Chi ha bisogno della chirurgia ortognatica?

Le persone che possono beneficiare della chirurgia ortognatica sono quelle che hanno una masticazione scorretta o quelle con le arcate dentarie malposizionate per squilibri della crescita delle mascelle.

Queste anomalie possono creare una serie di problemi sulla funzione masticatoria, la respirazione, la fonazione, la salute della bocca e penalizzare seriamente l’aspetto estetico.

Possiamo sintetizzare alcune condizioni tipicamente che richiedono chirurgia ortognatica:

  • eccessiva crescita della parte inferiore del viso (mandibola grande o pronunciata);
  • scarso sviluppo mascellare;
  • eccessivo sviluppo mascellare;
  • scarso sviluppo della mandibola con mento sfuggente, a becco d’uccello, con eventuale presenza di spazio tra gli incisivi superiori e inferiori;
  • asimmetrie più o meno gravi, con deviazione della mandibola, de mento o della mascella;

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  • alterazioni dell’occlusione che non possono essere corrette con l’apparecchio ortodontico, come morso profondo (gli incisivi superiori coprono troppo gli inferiori) o morso aperto (spazio tra incisivi superiori e inferiori).

Quali sono le fasi dell’intervento?

Il percorso ha in genere inizio con la visita dall’ortodontista.
Normalmente, il paziente richiede un consulto perché ha i denti storti, o chiude male la bocca, o nota che il viso non è di suo gradimento.

L’ortodontista dopo un accurato studio della bocca, dei calchi e delle teleradiografie del cranio, pianificherà la fase terapeutica.

Approccio convenzionale

Qualora per correggere la mandibola o l’osso mascellare si dovesse optare per l’intervento chirurgico convenzionale, il paziente dovrà portare per circa 1 anno un apparecchio per allineare i denti.

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Successivamente, a denti dritti, verrà eseguito l’intervento chirurgico, ove il chirurgo muoverà le ossa insieme alle arcate, armonizzando il viso.

Circa 1-2 mesi dopo la chirurgia, il paziente tornerà dall’ortodontista per rifinire i dettagli dell’occlusione.

Surgery first

In alcuni casi si esegue anche il cosiddetto “surgery first”: si preferisce effettuare prima l’intervento chirurgico, quindi andare a posizionare prima mascellare e mandibola nella posizione corretta e poi concludere con l’ortodonzia.

Questa linea terapeutica ha dei risvolti importanti anche di natura psicologica per il paziente.

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Difatti, una persona a cui non aggrada il suo aspetto estetico, difficilmente accetterà 12 mesi di ortodonzia pre-chirurgica.

Correggere la mandibola immediatamente, gli porterà un miglioramento generalizzato del volto che poi lo spingerà a cercare la perfezione con il trattamento ortodontico postoperatorio.

Qui però, dopo l’intervento, non trattandosi di una semplice rifinitura, l’apparecchio andrà portato per un periodo di tempo maggiore. 

Eventuali complicanze e rischi

Come ogni intervento chirurgico, la chirurgia ortognatica non è esente da rischi e complicanze.

Complicanze generali e specifiche

Possiamo distinguere delle complicanze generali e complicanze specifiche.

Le complicanze generali si possono realizzare durante e dopo l’intervento. Senza dubbio vanno citati sanguinamento e infezione, oltre che l’apertura della ferita chirurgica.

Tra le specifiche, la più problematica è l’esposizione dei mezzi di osteosintesi, ovvero delle placche e viti che tengono ferma la mandibola nella nuova posizione. Questa evenienza obbliga il chirurgo ad un nuovo intervento per la loro rimozione.

Rischi legati all’intervento

Può capitare che durante l’intervento qualcosa vada storto…senza dubbio i rischi maggiori che si possono correre durante la correzione della mandibola sono:

  1. eventuali lesioni alle radici dentarie;
  2. lesioni del nervo alveolare inferiore;
  3. frattura iatrogena patologica, ovvero una frattura scorretta causata del chirurgo a livello delle ossa mascellari.
    Tale problematica colpisce principalmente la mandibola per via della sua densità maggiore.

Vantaggi e svantaggi

È ormai a tutti noto che molti attori di Hollywood, tra cui Angelina Jolie, abbiano ricorso alla chirurgia ortognatica per migliorare il loro profilo ed angolo mandibolare. correggere la mandibola

Chi lo avrebbe mai fatto per un motivo così futile se questa procedura non possedesse innumerevoli vantaggi?

Anzitutto, tutti questi interventi vengono eseguiti per via endorale, cioè senza cicatrici esterne sul viso, e non comportano quasi mai l’immobilizzazione con fili metallici delle arcate dentarie tra loro.

Inoltre, le moderne tecnologie consentono, tramite l’utilizzo di software dedicati, di darti la possibilità di conoscere il tuo aspetto post-intervento, attraverso una ricostruzione facciale virtuale.
In questa maniera saprai come sarai ancora prima di operarti.

In più, la chirurgia ortognatica colloca i denti e le mascelle in una nuova posizione più bilanciata, funzionale e salutare.

Non soltanto sarai in grado di mordere e masticare al meglio ma anche il tuo aspetto, la respirazione e il modo di parlare risentiranno dei benefici apportati.

L’unico svantaggio da considerare è il gonfiore del viso post-intervento, pressocchè inevitabile, che può perdurare anche per un mese.

Diretta conseguenza è la difficoltà nel mangiare, nel bere e nel parlare nelle prime settimane.

Bite per i denti in farmacia: funziona davvero? Facciamo chiarezza

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Soffri di digrignamento notturno e nella tua farmacia vendono i bite? Il vicino di casa ti ha detto che funzionano? Inquadriamo insieme il tuo problema e scopriamo se l’acquisto dei bite per i denti in farmacia è consigliabile oppure no.

Secondo un articolo scientifico del 2013 intitolato “Bruxism defined and graded: an international consensus” pubblicato sul Journal of Oral Rehabilitation, il bruxismo è definito come un’attività ripetitiva dei muscoli masticatori caratterizzata dal digrignamento o dal serramento dei denti e/o da tensione o spinta della mandibola.

Classificazioni del bruxismo

Il bruxismo fa parte della parafunzioni e può essere classificato in base al tipo di movimento e al periodo della giornata in cui esso si manifesta.
Si distingue in:

  • bruxismo statico (clenching), caratterizzato dal serramento delle arcate;
  • bruxismo dinamico (grinding), ossia il digrignamento dei denti.

Inoltre si parla di bruxismo diurno quando il serramento o il digrignamento avvengono nelle ore diurne, mentre prende il nome di bruxismo notturno quando il problema si manifesta di notte.

Quali sono le cause del bruxismo?

Una revisione sistematica ha evidenziato che la prevalenza dei soggetti che soffrono di bruxismo si aggiri tra l’8 e il 31,4%. Ma quali sono le cause?

Le cause del digrignamento e del serramento dei denti sono ancora poco chiare ma sicuramente compartecipano numerosi fattori. Per diversi anni si è pensato che il bruxismo fosse causato da una malocclusione, ma recenti studi hanno smentito tale teoria. Sicuramente un ruolo particolarmente spiccato lo rivestono i fattori psico-sociali. Ansia e stress predispongono al bruxismo diurno.

Anche i farmaci e le abitudini viziate possono influire sul digrignamento dei denti. È stato dimostrato che alcuni farmaci antidepressivi o antipsicotici, fumo, alcool e caffeina siano strettamente correlati al bruxismo notturno. Alla stessa maniera, anche l’insonnia e le apnee ostruttive del sonno sono dei reperti facilmente riscontrabili nei pazienti con tale disturbo.

Si può concludere che non c’è un criterio univoco su come il digrignamento dei denti e il serramento si sviluppino.

Come faccio a sapere se soffro di digrignamento dei denti?

La raccolta dei segni e sintomi del bruxismo e la conferma da parte dei familiari rivestono un ruolo fondamentale. Secondo l’International Classification of Sleep Disorders si può fare diagnosi di bruxismo notturno se vi è la presenza di rumori striduli regolari o frequenti durante il sonno e se si realizza uno o più dei seguenti segni e sintomi:

  • Usura dei margini degli elementi dentari;
  • Affaticamento e dolore ai muscoli masticatori durante l’arco della giornata;
  • Mal di testa al mattino;
  • Difficoltà ad aprire la bocca al risveglio.

Solitamente i primi segni vengono notati dal partner che durante le ore notturne percepisce i tipici rumori del digrignamento. Successivamente i margini incisali dei denti andranno incontro ad usura, consumando lo smalto ed esponendo la dentina. Tale esposizione rende anche i denti più sensibili al freddo e al caldo e più suscettibili a carie.

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Evidente usura del margine incisale degli elementi dentari

Tuttavia, l’esame più indicato per la diagnosi di bruxismo è la polisonnografia. Difatti, tramite lo studio delle fasi del sonno, degli atti respiratori e dei muscoli masticatori è possibile scoprire la gravità del problema e individuare eventuali disturbi del sonno.

I tratti caratterizzanti del serramento

Il serramento (clenching) ha diversi punti in comune con il digrignamento dei denti ma si differenzia per alcuni aspetti:

  • I denti dei serratori non sono usurati;
  • Lo sforzo muscolare è ancora più accentuato rispetto al digrignamento causando dolori muscolari anche intensi durante il giorno;
  • Il serramento determina un approfondimento delle fosse negli elementi dentari;
  • Sono frequenti manifestazioni parodontali come recessioni gengivali fino ad arrivare alla mobilità dentale.

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Terapia del bruxismo: ecco come risolvere il problema

Purtroppo, una terapia che rimuova la causa ancora non esiste. L’unico rimedio esistente per il digrignamento dei denti e il serramento è di natura palliativa ed è rappresentato dal bite. 

15Il bite è un dispositivo removibile in resina che si posiziona generalmente sull’arcata superiore e permette di eliminare gli effetti dannosi del bruxismo. Distribuendo i contatti dei denti sul bite si favorirà il rilassamento dei muscoli masticatori attenuando tutti i sintomi quali mal di testa, indolenzimento e dolore.

In più, la mandibola sarà libera di pattinare sulla resina impedendo che i denti possano usurarsi ulteriormente.

Per poter indossare un bite adeguato è necessaria la presa dell’impronta delle arcate

Bite per i denti in farmacia

Ma veniamo al dunque: è consigliabile acquistare un bite per i denti in farmacia oppure no?

Generalmente, tra i “non addetti ai lavori” ci sono numerosi pareri discordanti a riguardo: c’è chi l’ha comprato e si è trovato molto bene; chi lo ha perso; chi aveva fastidi e lo ha gettato…

In realtà, è fondamentale che il bite venga pianificato e progettato da un odontoiatra evitando assolutamente quelli preformati presenti al supermercato o in farmacia.

Acquistando i bite per i denti in farmacia ci si espone ad una serie di rischi:

  • vi può essere un aggravamento dei sintomi;
  • essendo progettati in modo impreciso, potrebbero stimolare il riflesso del vomito;
  • potrebbe dare luogo a precontatti in grado di alterare la chiusura della bocca;
  • mancata personalizzazione del bite in relazione alla patologia.

Difatti, esistono numerose problematiche di natura articolare. Ognuna di queste necessita di un bite progettato in maniera differente e specifica per quel paziente.

Denti e postura sono collegati: ecco cosa devi sapere

Il legame fra denti e postura è ampiamente accertato.Una malocclusione può ripercuotersi negativamente su distretti corporei distanti, e questa correlazione interessa tutte le età, bambini inclusi.malocclusionedentistatermoli.jpg

Descrivendo il nesso fra denti e postura ai pazienti ne notano spesso l’incredulità. Eppure gli studi sull’influenza di denti e articolazione temporo-mandibolare (ATM) sulla corretta/scorretta postura mostrano che è innegabile e importante. A cominciare dall’ambito sportivo, in cui l’uso del bite è determinante nel migliorare le prestazioni in presenza di malocclusioni. Ma anche nelle altre fasce di popolazione vari disturbi come mal di schiena o cefalea trovano spesso causa e soluzione dal dentista.

Cosa sono la malocclusione e i disturbi temporo-mandibolari

 Per capire il legame fra denti e postura vediamo innanzitutto cos’è la malocclusione. Si tratta dell’alterazione nel fisiologico allineamento delle arcate dentali che provoca problemi masticatori e respiratori, tensioni muscolari, usura dei denti, perfino spostamento del menisco dell’articolazione temporo-mandibolare. Nessuna malocclusione si autorisolve, anzi: solitamente s’innesca una spirale viziosa che aggrava il disturbo e ne provoca altri.
Di malocclusione ne esistono vari tipi, tutti comprovanti l’importanza del rapporto fra denti e postura. Ovviamente spetta all’odontoiatra distinguere fra:
  • malocclusione di I classe: i denti dell’arcata superiore sovrastano lievemente quelli dell’arcata inferiore. L’occlusione dei molari è corretta, ma possono verificarsi morso profondo, aperto oppure affollamento dentale;
  • malocclusione di II classe: l’arcata mascellare sporge eccessivamente rispetto alla mandibolare, oppure questa risulta troppo minuta in proporzione alla prima;
  • malocclusione di III classe: l’arcata superiore in questo caso è arretrata rispetto a quella inferiore, causando morso inverso.
Frequentemente, il problema riguarda più 2 semiarcate rispetto alle controlaterali, causando anche un’asimmetria facciale. L’origine risiede nella genetica, nell’edentulia (mancanza di uno o più denti), in abitudini sbagliate che interessano soprattutto i bambini (es. succhiarsi il pollice), ma in caso di bruxismo anche l’adulto, oppure… nel fatto che non ti ha curato un dentista bravo e ti ritrovi per esempio con un’otturazione alta.
I disturbi dell’ATM nascono da problemi muscolari/articolari della mascella o del menisco che riducono la normale mobilità dell’articolazione temporo-mandibolare. Normalmente, questa può scivolare lateralmente e in senso antero-posteriore. Bruxismo, malocclusioni, infezioni, edentulia, traumi, artrite e genetica possono però provocarne un deterioramento responsabile di problemi locali (rumori a scatto, mal di testa, dolorabilità dei muscoli masticatori) e sistemici (alterazioni posturali, rigidità del collo).
Come si diagnosticano malocclusione e ATM? Odontoiatra e gnatologo eseguono un esame obiettivo del cavo orale, un’analisi posturale ecefalometrica (è lo studio delle proporzioni fra componenti scheletriche, dentali e dei tessuti molli della testa), un’ortopanoramica e solitamente una TAC. In caso di bruxismo è utile un’elettromiografia dei muscoli masticatori, che indaga l’attività muscolare durante il sonno.

La postura fisiologica postura malocclusione dentista ortodonzista termoli

La postura è la configurazione che assume il corpo nello spazio per mantenersi eretto. È dinamica e risponde agli stimoli ricevuti in primis da:
  • occhi;
  • muscoli della testa e del collo;
  • piedi.
Una postura corretta rende possibile utilizzare al 100% il tuo potenziale di efficienza. Quando invece si altera le conseguenze negative possono essere:
  • mialgie;
  • alterazioni dell’equilibrio;
  • scoliosi, cifosi o lordosi (modifiche patologiche del normale allineamento della colonna vertebrale);
  • cervicalgie;
  • diminuzione della forza;
  • cefalea tensiva.
Un dentista onesto t’informerà che la situazione dei tuoi denti può influire anche in modo permanente sulla postura, se non intervieni.

Come lo stato dei denti influisce sulla postura

 La malocclusione e/o disturbi dell’ATM causanoanomala contrazione dei muscoli masticatori, sia direttamente, sia influenzando quelli del collo con effetto a cascata. Ne deriva uno squilibrio che l’organismo cerca di compensare a prezzo dei disturbi appena esaminati, ai quali aggiungo acufeni e disturbi visivi.

Più esattamente:

  • la malocclusione di III classe genera un arretramento della testa rispetto alla posizione fisiologica. Il conseguente spostamento del baricentro e gli sforzi adattivi del corpo generano mialgie anche notevoli e cifosi.
  • La malocclusione di II classe provoca al contrario un avanzamento della testa con adeguamento posturale (che ovviamente non permette il recupero della postura fisiologica) foriero di lordosi e, di nuovo, mialgie.
  • Un’asimmetria laterale causa torsioni compensatorie che esitano in alterazione posturale, otalgie e cefalea tensiva;
  • Un disturbo temporo-mandibolare (ATM), si ripercuote pesantemente sullo ioide, a sua volta responsabile di contrazioni patologiche ai fasci muscolari discendenti con ripercussioni su spalle e bacino.

Come interviene il dentista

Il riequilibrio fra denti e postura dipende dalla causa alla base di malocclusioni o disturbi dell’ATM. Si impiegano le seguenti soluzioni:
  • bite: è l’apparecchio che ammortizza l’attrito verticale fra denti, ideale per il bruxismo e come protezione nello sport, riuscendo in quest’ultimo caso a migliorare le performance atletiche, prova sicura della relazione fra denti e postura;
  • placche occlusali: intervengono ripristinando la corretta funzione dei muscoli masticatori e posturali compromessi nei disturbi temporo-mandibolari;
  • impianti e otturazioni: se la malocclusione deriva da edentulia o otturazioni mal eseguite la soluzione è una protesi di qualità nella prima oppure limatura/rifacimento dell’otturazione nelle seconde;
  • apparecchi intercettivi: la prevenzione nei bambini è la prima soluzione per le malocclusioni. La terapia principe è l’apparecchio: mobile, fisso, invisibile secondo il caso. L’Invisalign è adatto anche per gli adulti;
  • estrazione dentale: in primis dei denti del giudizio in presenza di eruzione incompleta o interferenza coi denti attigui;
  • chirurgia: gli interventi invasivi sono riservati ai casi estremi, solitamente malformazioni congenite della mascella e/o mandibola non responsive all’apparecchio intercettivo;
  • educazione alla salute dentale: in collaborazione coi genitori il pedodonzista supporta il bimbo ad abbandonare le abitudini scorrette responsabili di malocclusione: ciuccio, respirazione a bocca aperta, masticazione monolaterale, etc.

Gengive che sanguinano: cause, consigli e rimedi

Non riesci a spiegarti perchè quando spazzoli i denti sanguinano le gengive? Quell’insopportabile sapore di sangue è comparso proprio con la gravidanza? Se hai le gengive che sanguinano spesso, qui troverai le tue risposte.

Il sanguinamento gengivale è un problema che affligge molti italiani. I soggetti che ne sono affetti spesso cercano di conviverci, sperando che passi in fretta, ma molto probabilmente non sanno che si tratta di un segno da non sottovalutare.

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Gengive che sanguinano: cause

Essenzialmente, il sanguinamento gengivale può manifestarsi in due modi:

  • In maniera spontanea;
  • In maniera non spontanea (o indotta), se esso avviene durante lo spazzolamento o il passaggio del filo interdentale.

In entrambi i casi la causa più frequente è l’accumulo di placca lungo il margine gengivale (tra dente e gengiva).

La placca è costituita da microbi che danneggiano le gengive dapprima in maniera diretta con le loro tossine e successivamente in maniera indiretta mediante l’infiammazione.

Il tartaro invece, è placca calcificata e contribuisce alla medesima maniera al danno.
Il quadro che si viene a creare, noto come gengivite, causa delle piccole ulcerette internamente alla gengiva, che possono sanguinare sia sollecitate che spontaneamente.

La gengivite si manifesta anche con gonfiore e rossore e se non viene trattata può evolvere in parodontite (volgarmente detta piorrea), causando alla lunga, la perdita dei denti

Fattori predisponenti il sanguinamento gengivale

Se sei una donna in gravidanza, quasi sicuramente avrai le gengive che sanguinano molto più facilmente e molto più spesso.

Ciò è dovuto alle alterazioni ormonali proprie della gravidanza: difatti l’aumento degli ormoni femminili, causa un’infiammazione più marcata a carico dei tessuti gengivali che si traduce in un sanguinamento maggiore. Solitamente, dopo il parto, la situazione si attenua.

In gravidanza l’infiammazione causata da placca e tartaro determina maggior sanguinamento gengivale

Inoltre, l’utilizzo di farmaci quali anti-aggreganti (cardioaspirina) e anti-coagulanti (coumadin) può determinare un sanguinamento gengivale più marcato.

Ulteriori fattori predisponenti possono essere:

  • Pubertà;
  • Ovulazione;
  • Pillola anticoncezionale;
  • Carenza di vitamina C;
  • Diabete;
  • Leucemia.

Ecco qui un video riepilogativo sulle cause e i fattori di rischio del sanguinamento gengivale. Fonte: Società Italiana di Parodontologia.


 I 3 rimedi contro il sanguinamento gengivale

Chiarito dunque cosa causa il sanguinamento delle gengive, possiamo capire come si cura. Fondamentale premessa è che non esistono rimedi naturali: bicarbonato di sodio, limone, polveri magiche, aiutano solo a danneggiare i denti. Vediamo dunque quali sono le tecniche realmente sicure e affidabili:

1. Spazzola e usa il filo interdentale tutti i giorni

Mantenere le gengive con meno placca possibile è fondamentale per evitare che queste sanguinino. Spazzola i denti almeno 2 volte al giorno per 2 minuti e usa il filo interdentale la sera prima di andare a dormire. In questa maniera le gengive non si infiammeranno e non sanguinerai più.

Il filo interdentale è molto importante per prevenire il sanguinamento gengivale in quanto arriva dove lo spazzolino non riesce a pulire

Ciò che andrebbe detto ai pazienti è che se in uno i più punti la gengiva sanguina, è proprio lì che bisogna insistere con lo spazzolamento. L’area è infiammata e se non si pulisce, si infiamma di più.

2. Dai un’occhiata allo strumentario

Sei sicuro che lo spazzolino si a posto? Secondo le linee guida dell’American Dental Association è opportuno utilizzare uno spazzolino a setole morbide (soft). Uno spazzolino particolarmente duro, è troppo aggressivo nei confronti delle gengive e può determinare sanguinamento.

A volte non è tanto la tipologia di spazzolino a determinare il sanguinamento gengivale, quanto la maniera con la quale lo si usa. Ricorda di non esercitare troppa forza come se stessi sfogando i tuoi problemi sui denti ma di spazzolare delicatamente. La maggior parte degli spazzolini elettrici tuttavia, possiede un sensore di pressione (Smart Ring) che si illumina quando si sta esercitando troppa forza.

3. Fai visite periodiche dal dentista

Osservare una scrupolosa igiene orale per limitare al massimo la placca non è sempre sufficiente ad evitare gengive che sanguinano. Questo perchè la placca eventualmente non rimossa si calcifica e forma il tartaro. Il tartaro non può essere eliminato con il comune spazzolino, pertanto è opportuno eseguire una pulizia dei denti dal dentista ogni 6 mesi circa.

Cosa non fare

Cercando nel web i rimedi contro il sanguinamento gengivale, ci si imbatte in un mondo di informazioni, molte delle quali profondamente errate. Ecco dunque una piccola lista di prodotti da evitare in quanto dannosi o semplicemente inutili:

  • Aloe Vera;
  • Bicarbonato di Sodio;
  • Infuso di malva;
  • Limone;
  • Acqua e sale;
  • Antibiotici e anti-infiammatori;
  • Thè nero.

In conclusione tramite l’azione sinergica e combinata di 3 semplici rimedi, è possibile sconfiggere il sanguinamento gengivale dovuto alla placca e mantenere delle gengive sane e durature nel tempo.

Consigli pratici, applicabili subito, per iniziare bene con l’apparecchio

Consigli pratici per il tuo bambino

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Quali sono gli inconvenienti che si presentano la prima volta con l’apparecchio?
Il primo, che si verifica *normalmente, è l’aumento della salivazione. Il nostro cervello, appena
mettiamo qualcosa tra i denti, pensa che sia del cibo. Quindi stimola la produzione di saliva come se l’apparecchio fosse una grossa caramella da sciogliere e occorrono almeno un paio d’ore perché la salivazione diminuisca.
In questo caso il rimedio è la pazienza… e un fazzoletto a portata di mano.
La maggior parte degli apparecchi mobili, soprattutto se hanno lo scopo di correggere la
deglutizione, rendono difficile mandare giù la saliva e parlare. Il problema si supera facendo esercizio di deglutizione con l’apparecchio e parlando. Una buona idea è leggere ad alta voce e far passare il tempo. Più si parla con l’apparecchio, sforzandosi di pronunciare bene le parole, meglio è.
Un leggero fastidio ai denti è normale, ed è dovuto alla pressione esercitata dallo strumento sui denti. La sensazione di fastidio varia a seconda dell’età e delle condizioni specifiche del singolo paziente. Non c’è cura possibile che possa eliminare alla radice il disagio, tuttavia si può intervenire per alleviarlo. Mangiare cibi non caldi, ad esempio: gelati o cubetti di ghiaccio danno sollievo alla bocca perché agiscono da anestetizzanti, nel primo periodo. Ricordati di segnalarlo al dentista al prossimo appuntamento, per scrupolo. Un piccolo trucco, fai masticare lentamente ma a fondo la mollica del pane soprattutto sui denti dolenti.
Si possono formare decubiti, piccole lesioni della mucosa che possono dare fastidio per qualche giorno. Esistono tanti prodotti farmaceutici e sono tutti validi. Se possibile, se non è troppo doloroso, fai portare l’apparecchio ugualmente durante la guarigione ed il problema non si ripresenterà.
Per farlo addormentare con l’apparecchio senza che questo dia fastidio, prendi questa
abitudine: qualche minuto dopo cena ci si lava i denti e si mette subito l’apparecchio. Passa un po’ di tempo tra la cena ed il momento di coricarsi. E’ importante che l’apparecchio stia in bocca durante questo momento perché il sonno è un processo graduale ed inizia ben prima del momento in cui chiudiamo gli occhi. Far mettere l’apparecchio a tuo figlio o a tua figlia nel momento in cui si corica nel letto disturba questo processo.

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L’Igiene:

Quando si toglie l’apparecchio per più di pochi minuti conviene lavarlo sotto acqua corrente per togliere la saliva, altrimenti si formano incrostazioni e l’apparecchio prende un gusto pocopiacevole. Quindi per una semplice interrogazione puoi dire a tuo figlio di toglierlo e metterlo nella scatola, ma prima dell’ora di ginnastica dovrebbe sciacquarlo un momento sotto l’acqua prima di riporlo nella scatoletta. Non importa se l’apparecchio rimane bagnato di acqua. Non arrugginisce.
Almeno una volta al giorno lavalo per bene. Per esempio la mattina o la sera a casa.
L’apparecchio si lava con uno spazzolino per le dentiere, che puoi comprare in farmacia o con uno spazzolino da denti con setole dure e detersivo per i piatti o sapone di Marsiglia. Meglio evitare di usare il dentifricio perché non pulisce bene. Quando lo lavi tienilo nel palmo della mano e le prime volte potresti lasciare un fondo d’acqua nel lavandino per non romperlo se dovesse cadere.

Ortodonzia Termoli Dott.Fabio Cordisco

 

Consigli e Raccomandazioni per i pazienti in trattamento con Espansore Rapido Palatale (REP)

Il REP serve ad allargare il palato e a creare più spazio per i tuoi denti.

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Informazioni su eventuali fastidi e possibili rimedi.

L’apparecchio deve essere attivato in base alle istruzioni fornite dall’ortodontista. Ogni attivazione deve essere eseguita con la specifica chiavetta, data dalla dottoressa all’appuntamento, e DEVE ESSERE COMPLETA, ovvero fino alla completa visualizzazione del foro per l’attivazione successiva.
È normale sentire uno stato di tensione diffuso sui denti o sul naso, in particolar modo dopo la prima attivazione fatta presso lo studio. Il grado di fastidio è variabile da paziente a paziente e può essere controllato, se necessario, con l’uso di un antidolorifico.
È possibile che per i primi giorni ci sia un aumento della salivazione e difficoltà di pronuncia e deglutizione, non preoccuparti è normale e passerà in breve tempo.
Altri effetti avversi, seppur piuttosto rari, possono essere: p erdita di sangue dal naso o visione doppia temporanea.
Potrebbe verificarsi una lacrimazione aumentata.
Se l’apparecchio produce arrossamenti ed escoriazione della mucosa delle guance, utilizza la cera ortodontica e copri accuratamente quella parte dell’apparecchio che punge, vedrai che il tuo fastidio si ridurrà immediatamente.
Durante le attivazioni dell’apparecchio si aprirà uno spazio fra i denti anteriori che si chiuderà da solo. Non preoccuparti perché è un segnale che il dispositivo sta funzionando.

Come e quando spazzolare i denti.

Con il dispositivo in bocca è più facile accumulare placca e quindi è importante dedicare più tempo del solito alla cura dell’igiene orale. Innanzitutto spazzola i denti dopo ogni pasto o spuntino, seguendo le informazioni fornite in studio.
È possibile che del cibo si possa fermare sotto l’apparecchio, non preoccuparti andrà via
spazzolando.

Consigli alimentari.

EVITA cibi particolarmente difficili da rimuovere e appiccicosi (caramelle, chewing-gum, etc.)
EVITA cibi di consistenza troppo duri e croccanti (torrone, carote, crosta del pane, noccioline, etc…)
EVITA cibi particolarmente filamentosi (prosciutto crudo, pancetta, arancia, etc..) perché possono “annodarsi” all’apparecchio rendendo difficoltosa la deglutizione.
Queste piccole accortezze permettono di ridurre sensibilmente l’incidenza del distacco del dispositivo ed eventuale fastidi ed evitano l’inutile protrarsi della durata della terapia.
Si prega di comunicare in anticipo eventuali disdette.
Si prega di contattare lo studio nel caso in cui il dolore sia eccessivo o anche soltanto se abbia dubbi o altre domande da farci.
Si prega di contattarci nel caso in cui l’apparecchio venga rotto.

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Ortodonzia Termoli Dott.Fabio Cordisco

Corona protesica, quanto dura?

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La corona protesica pur essendo un atto terapeutico “definitivo”, è soggetta ad una sorta di “invecchiamento” che può limitarne la durata.

Modifiche ai tessuti gengivali circostanti e mantenimento igienico possono alterarne l’aspetto.

I pazienti che digrignano (bruxisti) accelerano il processo di invecchiamento ed aumentano il rischio di frattura dei materiali utilizzati e dei denti o impianti di supporto.

Le corone protesiche possono essere realizzate con vari materiali a seconda dei casi e delle diverse necessità di ciascun paziente.

Le corone possono essere in zirconio, in disilicato di litio o in resina. In quest’ultimo caso si tratta di corone provvisorie. Le corone in metallo e ceramica o metallo e resina, sono ormai in disuso.

I vantaggi legati all’utilizzo dello zirconio o del disilicato di litio rispetto alla metallo ceramica sono molteplici, derivanti anche dal fatto che essendo un materiale “bianco”, quindi di per se estetico, non necessita di essere mascherato nel cavo orale come il metallo.

Le corone sono restauri relativamente costosi (da 450 a 700 euro circa), infatti il paziente si aspetta una buona longevità dello medesime.

Venendo al dunque, per determinare la durata nel tempo di una corona protesica ci si può riferire ad un recente studio olandese, effettuato su 3500 corone protesiche in 1550 pazienti, eseguite tra il 1996 ed il 2011. Le corone sono state realizzate in metallo ceramica e disilicato di litio.

Risultati

La maggior parte delle corone singole valutate in questo studio, sono rappresentate da metallo-ceramica (63,8%) su molari (58,1%). Il tempo di osservazione dei restauri varia da 3 settimane a 11 anni,  con una media di 7 anni. Il tasso medio di fallimenti annui a 11 anni è risultato essere 0,7% per la sopravvivenza delle corone. Le corone singole posizionate su denti nell’arcata superiore hanno manifestato un grado di fallimento superiore rispetto a quelle posizionate inferiormente. Un rischio di fallimento maggiore del 25% è stato osservato nelle corone posizionate negli uomini rispetto a quelle collocate nelle donne.

Conclusioni

Dai dati ottenuti da questo studio si può concludere che le corone singole garantiscono un successo accettabile e soddisfacente a lungo termine

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Cos’è la Devitalizzazione o Cura Canalare ?

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Il trattamento canalare

In cosa consiste?

Il trattamento canalare (devitalizzazione) consiste nella rimozione della polpa (nervo dentale), presente all’interno del dente e per tutta la lunghezza delle radici, nella sua sostituzione con un’otturazione permanente in guttaperca.

Cosa si ottiene con il trattamento endodontico?

Il risultato è che il dente non sarà più un serbatoio infettivo e, dopo un’adeguata ricostruzione della corona, potrà continuare a svolgere le stesse funzioni di un dente integro. La percentuale di successo di una cura canalare corretta è, in condizioni normali, elevatissima. La percentuale diminuisce nei casi di ritrattamento endodontico, quando cioè è necessario ripetere la procedura per un insuccesso precedente (errori d’esecuzione, complessità anatomiche, difficoltà obiettive)

Quanto tempo richiede?

Il trattamento endodontico è ormai veloce anche per i molari, grazie alle nuove tecniche e alle moderne apparecchiature a disposizione.

Le fasi operative sono le seguenti:

1 – Anestesia locale per neutralizzare il dolore.

2 – Isolamento del campo operatorio mediante la diga di gomma (mezzo imprescindibile per una buona riuscita della cura canalare) consistente in un foglio di lattice di gomma teso da un archetto e tenuto fermo da un gancio posto intorno al dente da curare o a un dente vicino.

3 – Apertura della camera pulpare: accesso alla polpa attraverso una cavità preparata dal lato masticante del dente

4 – Reperimento del o dei canali radicolari con l’ausilio di ingrandimenti ottici (il microscopio è fortemente indicato).

5 – Misurazione della lunghezza ciascun canale mediante una radiografia e un localizzatore elettronico d’apice (la dose di radiazione assorbita nell’esecuzione di una radiografia ad uso odontoiatrico è minima).

6 – Strumentazione dei canali mediante strumenti endodontici che asportano il materiale contaminato dai batteri e sostanze infette, creando nel medesimo tempo una forma delle pareti adatta a una completa otturazione.

7 – Lavaggi con potenti disinfettanti, per ottenere un ambiente il più possibile pulito e asettico

8 – Otturazione canalare mediante guttaperca, materiale plastico e modellabile con il calore, associato a un cemento canalare

9 – Ricostruzione della corona

10 – Controllo radiografico della fine della cura

11 – Eventuale protesi

La Cura Canalare può far male?

Durante il trattamento endodontico il dolore è sotto controllo grazie all’anestesia locale. Un indolenzimento, che può essere soggettivamente più o meno fastidioso, può essere presente dopo la terapia, ma è facilmente controllabile con un comune analgesico.

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COME EDUCARE IL BAMBINO GIA’ DA PICCOLO A PRENDERSI CURA DEL CAVO ORALE.

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La prima visita da qualunque medico genera ansia nel bambino; chi sarà mai quel signore o quella signora con il camice bianco? Perchè la mamma, il papà, la nonna sono così nervosi mentre mi accompagnano?

Certamente il cavo orale, zona ad elevata sensibilità, gioca un ruolo fondamentale per la psiche del bambino: non è un caso se tutti gli oggetti che il bimbo, in tenera età, maneggia con le mani finiscono anche in bocca, proprio per la sensibilità che questo organo reca con sè. Diviene un mezzo per conoscere il mondo; per conseguenza il bimbo è assai allarmato non appena gli si propone di aprire la bocca e, con strumenti a lui non noti, si cerca di osservarne l’interno.

Tutto questo contesto viene poi enfatizzato dai genitori, a loro volta portatori di paure e apprensioni frutto delle precedenti esperienze più o meno fortunate.

TRE, CINQUE E SEI.

Come non iniziare un circolo negativo? Si potrebbe sintetizzarlo con tre, cinque, sei, ovvero le età fondamentali per iniziare un rapporto professionale con l’odontostomatologo. Il modo è assai semplice e il primo passo spetta sempre ai genitori.

Il bimbo, non appena compaiono i primi dentinI da latte, deve essere educato a spazzolarli, per gioco e senza finalità, con spazzolini morbidi e piccoli. In tal modo il contatto con oggetti esterni al cavo orale renderà per il piccolo il fatto familiare; ovrà diventare un’abitudine nel corso di tutta la vita, dobbiamo farlo divenire da subito una consuetudine.

All’età di tre anni è bene fare una prima visita odontoiatrica, logicamente in ambienti protetti, con la presenza dei genitori, avendo cura che questo primo incontro sia un gioco e non un triste rituale foriero di dolori e sofferenze.Solo in questo modo sarà possibile incentivare il futuro ragazzo a sottoporsi a tutte le manovre preventive professionali indispensabili per mantenere una corretta salute dentale. Dopo la prima visita, le scadenze possono essere annuali o, prudenzialmente, semestrali.

I cinque anni risultano essere una base fondamentale per l’evoluzione futura; a quell’età tutti i denti da latte (denti decidui) sono presenti nel cavo orale del bambino.Si può apprezzare il tipo di chiusura (occlusione) che il bambino ha, si possono verificare eventuali danni provocati dalle cosiddette abitudini viziate, la prima tra tutte il succhiamento del dito o del ciuccio.In questa fase, soprattutto se il rapporto tra odontoiatra e bambino si è consolidato, sarà possibile progettare interventi, nel caso si rendano necessari, per instaurare programmi preventivi di correzione dello sviluppo dei mascellari: l’ortodonzia precoce che tende a intercettare un potenziale sviluppo negativo delle ossa mascellari. In questa fase le ossa dei piccoli sono particolarmente plastiche e un modesto intervento, con una durata temporale anche ridotta, può correggere malposizioni ossee e dentali assai gravi.

Una risoluzione a questa età può far risparmiare cure ben più complesse in età più avanzata.

Sempre intorno ai cinque anni si può apprezzare il rischio di carie del bambino; la presenza di carie denuncerà un rischio più o meno marcato e sarà importante instaurare dei programmi preventivi adeguati affinchè non si moltiplichino, particolarmente negli anni immediatamente successivi, quando usciranno i primi molari, ovvero i primi denti permanenti. Al fine di evitare l’insorgenza di carie di questi denti, opportuni programmi preventivi domiciliari e professionali, sigillature dei solchi dei denti permanenti, dovranno essere messi in atto per evitare che il numero di carie si moltiplichi e il dentista diventi uno spauracchio e non un professionista con cui condividere un percorso di vita volto a mantenere la miglior salute orale possibile.

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