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Denti del giudizio che spingono: è vero che i denti si affollano oppure no?

I tuoi denti del giudizio sono storti e contemporaneamente i tuoi incisivi si stanno spostando? La vicina di casa ti ha detto che estraendoli risolveresti il problema? Scopriamo insieme se la storia dei denti del giudizio che spingono è una bufala o una realtà.

Il terzo molare, anche definito come dente del giudizio, è l’ultimo elemento dentario ad erompere nel nostro cavo orale.
La sua età di eruzione è assai variabile ma grossomodo si aggira tra i 20 e i 30 anni. A volte però, può capitare che anzichè erompere, resti incluso nell’osso.

Ma quando è “storto” o più in generale incluso, è davvero in grado di spingere e affollare i denti anteriori? Scopriamolo insieme.

Inclusione dentaria

Si definisce inclusione dentaria la mancata eruzione di un dente oltre i limiti fisiologici prefissati.

L’elemento dentario in questione può essere ricoperto interamente da osso (inclusione completa), o in parte da gengiva (inclusione parziale).

Quindi, in soldoni, un dente incluso è un dente che non è erotto eche è rimasto “ritenuto” nei tessuti sottostanti totalmente o parzialmente.

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Esempio di terzo molare incluso

I denti del giudizio sono gli elementi dentari che più vanno incontro a tale condizione, seguiti dai canini.

Molte volte, i terzi molari non sono solo inclusi nell’osso, ma sono anche
storti
.
Ciò, negli anni, ha portato alla credenza comune che possano spingere gli altri denti e determinare un affollamento dentario.

Probabilmente ti starai chiedendo per quale motivo siano proprio gli ultimi molari, soprattutto inferiori, ad avere questo tipo di condizione e a far soffrire moltissimi giovani. 

Cause di inclusione dei denti del giudizio

Le ragioni per cui tali denti restano ritenuti nell’osso, talvolta anche storti, è correlabile a due cause: 

  • cause di ordine embriologico;
  • cause di ordine anatomico.

Embriologicamente, il dente del giudizio, può originare da un germe indipendente oppure dal secondo molare.
Spesso, in quest’ultimo caso, si inclina e non trova spazio per erompere correttamente.

Ancora, l’eruzione dei denti del giudizio è condizionata dai vettori di crescita della mandibola, che possono orientare la direzione o lo sviluppo della radice in maniera più o meno favorevole.

In più, i denti suddetti, per poter spuntare in maniera idonea, sono soggetti ad un raddrizzamento fisiologico che prende il nome di “curva di raddrizzamento di Capdepont”.
Quando ci sono alterazioni di questo percorso, il terzo molare resta incluso e storto.

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Tra le cause anatomiche invece, banalmente figura la carenza di spazio. Ovvero l’arcata è troppo piccola e il dente non riesce ad erompere.

Denti del giudizio che spingono: chiariamo le idee

Capita sempre più frequentemente che, numerosi pazienti, dopo essersi malinformati online o dopo aver parlato con la vicina di casa, si rechino agli studi odontoiatrici già intenzionati voler estrarre tutti e 4 i denti del giudizio.

“Sono stati loro a spostare gli incisivi“; “sono i denti del giudizio che spingono ad avermi fatto tornare dopo l’apparecchio tutto come prima“.
Sono solo alcune delle frasi che si è soliti sentire.

In realtà, com’è possibile che due denti del giudizio riescano ad avere effetti così massicci sugli incisivi centrali, quando a separarli ci sono nientemeno che sei denti (secondo e primo molare, secondo e primo premolare, canino e incisivo laterale), assieme ai loro relativi complessi parodontali (e quindi legamento e osso)?

Dente-del-giudizio-Termoli

Inoltre, per quale motivo solo i denti del giudizio dovrebbero avere tutta questa propulsione in avanti?

I denti hanno origini embriologiche e meccanismi di eruzione praticamente sovrapponibili, non c’è motivo per cui solo i terzi molari producano una “spinta”, e non invece gli altri, che pure sono più “vicini” agli incisivi.

Il parere della letteratura

La credenza che i denti del giudizio spingano e che siano in grado di storcere gli altri denti è dunque assolutamente ingiustificata.

Difatti, non sono nè in grado di spostare denti, nè in grado di riaffollarli dopo l’apparecchio. 

Questi spostamenti sono quindi imputabili ad altre cause e vanno ricercati altrove.

Se il tuo dentista ti ha detto il contrario e ti ha proposto di estrarli, non va ugualmente creduto. A tal proposito non esistono pareri o opinioni, ma a parlare è la letteratura scientifica.

Esperimenti, prove sperimentali e studi clinici, raccolti in revisioni sistematiche dimostrano difatti che non c’è un rapporto di causa-effetto tra i denti del giudizio e l’affollamento o la recidiva ortodontica.

Denti del giudizio inclusi: quando vanno estratti? Scopriamolo insieme

I tuoi amici e colleghi stanno quasi tutti soffrendo per colpa dei denti del giudizio? Temi di poter essere la prossima “vittima” alla quale verranno estratti? In realtà, avere i denti del giudizio inclusi non vuol dire necessariamente che si debba ricorrere all’estrazione. Scopriamo insieme il perchè.

Il terzo molare, anche definito come dente del giudizio, è l’ultimo elemento dentario ad erompere nel nostro cavo orale. La sua età di eruzione è assai variabile ma grossomodo si aggira tra i 20 e i 30 anni. A volte però, può capitare che anzichè erompere, restino inclusi nell’osso.


Inclusione dentaria

Si definisce inclusione dentaria la mancata eruzione in cavità orale di un dente oltre i limiti fisiologici prefissati. L’elemento dentario in questione può essere ricoperto interamente da osso (inclusione completa), o in parte da mucosa (inclusione parziale). Quindi, in soldoni, un dente incluso è un dente che non è erotto e che è rimasto “ritenuto” nei tessuti sottostanti.

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Esempio di terzo molare incluso

I denti del giudizio sono gli elementi dentari che più vanno incontro a tale condizione, seguiti dai canini.

Probabilmente ti starai già preoccupando perchè guardandoti allo specchio non vedi nella tua bocca i tuoi terzi molari. In realtà, non vedere il proprio dente nel cavo orale non vuol dire assolutamente nulla in quanto potrebbe esservi un quadro di agenesia.

Agenesia dei denti del giudizio: solo per pochi eletti

Magari tu lettore non hai mai visto o avuto problemi ai terzi molari semplicemente perchè non li hai mai avuti. L’agenesia di un elemento dentario sta a significare che quel dente non c’è mai stato perchè non si è mai formato. Potresti accorgertene anche solo da una radiografia panoramica, ma da cosa è dovuto esattamente? In realtà, questa assenza dei denti del giudizio nella nostra bocca rappresenta l’adattamento della razza umana alla civilizzazione. Nell’evoluzione dei primati si è verificata una riduzione del numero e delle dimensioni dei denti. Attualmente nella specie umana i terzi molari sono spesso mancanti e ciò rappresenta un’ulteriore riduzione in atto.  La relativa frequenza di agenesie degli incisivi laterali e dei secondi premolari sta ad indicare una nuova tendenza evolutiva.

L’agenesia dei terzi molari inferiori è possibile diagnosticarla tramite esame radiografico a meno che il paziente non riferisca che quei denti non ci sono perchè sono stati estratti.

I mammiferi primitivi, nostri antenati, avevano tre incisivi anzichè due e quattro premolari anzichè due. Tuttavia, lo sviluppo delle società moderne e il passaggio da un’alimentazione agricola ad una decisamente più morbida, ha determinato, nel corso dell’evoluzione, uno sviluppo inferiore dell’apparato masticatorio con una diminuzione del numero dei denti che oggigiorno coinvolge anche i terzi molari. Difatti, un cavo orale efficiente era necessario per mangiare cibi crudi, parzialmente cotti o di origine vegetale. In definitiva i denti, nel contesto della civilizzazione moderna, servono sempre meno.

Avere l’agenesia di un dente del giudizio non è però da considerarsi un male. Il cavo orale, difatti, man mano che ci si avvicina agli ultimi denti si restringe sempre di più, di conseguenza i terzi molari sono piuttosto ininfluenti per la masticazione.

Ma i denti del giudizio inclusi sono denti che vanno estratti?

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Come già accennato, tramite una radiografia panoramica è possibile stabilire se effettivamente quel dente non c’è perchè è incluso o perchè si ha l’agenesia. Appurata la diagnosi di inclusione la tipica reazione dei pazienti è un senso di sconforto generale, in quanto temono che si debba ricorrere all’estrazione. Tale malessere risulta ancora più amplificato se quel dente incluso è magari inclinato e non dritto.

Tuttavia, i denti del giudizio inclusi non vanno sempre estratti. Anzi, teoricamente potrebbero anche rimanere silenti e indisturbati per tutta la vita. In tal caso è possibile lasciarli in sede, monitorando tramite visite periodiche la situazione. È chiaro che, se per un motivo o per un altro, quel dente dovesse essere colonizzato dai microbi, causando più o meno sporadici episodi di arrossamento gengivale, sanguinamento e dolore, potrebbe trattarsi di pericoronarite. In questa circostanza, per via del processo infiammatorio in atto, potrebbe essere indicata l’estrazione dell’elemento dentario.

Un’importante precisazione è che la credenza che i denti del giudizio inclusi possano disallineare i denti è profondamente errata. Difatti, numerosi studi scientifici presenti in letteratura dimostrano che non c’è alcuna relazione causa-effetto con l’affollamento. Alla luce di ciò, eseguire l’estrazione di terzi molari incriminati di un’ipotetico affollamento è assolutamente fuori luogo.


In conclusione, la gestione clinica di denti del giudizio inclusi va valutata da caso a caso. Un’accurata analisi da parte del proprio Odontoiatra risulta necessaria al fine di capire se la situazione può essere tenuta sotto controllo o se sono necessarie misure aggiuntive.

Parodontite e poi impianti: scelta valida o sbagliata? Ecco la verità

Ti hanno detto che hai la parodontite e che la soluzione più giusta sono gli impianti? I tuoi denti naturali si muovono e non sai se tenerli o rimpiazzarli? Scopriamo insieme se l’inserimento degli impianti dopo la piorrea è una scelta valida o sbagliata.

Cos’è la parodontite

Una delle cause principali della perdita dei denti è senza dubbio la parodontite.

La parodontite, volgarmente detta piorrea, è una patologia che colpisce il parodonto, ovvero i tessuti di sostegno del dente.

Nell’immaginario collettivo è spesso associata all’immagine del tipico dente che si muove e viene perso senza alcun apparente motivo.

Ma come si arriva in un tempo così relativamente breve alla perdita del dente?

Come si manifesta

Banalmente, la causa della parodontite è l’accumulo di placca batterica sottogengivale.

L’infiammazione tissutale causata dai microbi associata alla liberazione delle loro tossine, determina la formazione di una “tasca virtuale” farcita di microbi, detta tasca parodontale.

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Quando questa flogosi è confinata alla gengiva e non viene interessato l’apparato di attacco del dente, si ha la condizione nota come gengivite.
Qui le gengive appariranno rosse, gonfie, tendenti al sanguinamento e talvolta dolenti. 

Fortunatamente la gengivite è una patologia reversibile, ovvero rimossa la causa dell’infiammazione, la situazione torna esattamente come prima.
Di conseguenza grazie ad una semplice ablazione tartaro, istruzione all’igiene orale e a visite periodiche il problema viene allontanato.

Tuttavia, se la tasca si fa via via più profonda, verrà ad essere interessato il parodonto profondo, costituito da fibre parodontali che àncorano il cemento della radice al connettivo gengivale o all’osso alveolare.
A questo punto, non appena viene interessata e distrutta la prima fibra di attacco, siamo in parodontite.

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La piorrea ha però il carattere della irreversibilità: l’attacco perso non si può più recuperare spontaneamente, e i danni ottenuti resteranno tali.

Gli effetti principali che si possono realizzare man mano che il parodonto viene distrutto sono: 

  1. il dente perderà il proprio sostegno;
  2. vi sarà un riassorbimento osseo;
  3. l’elemento dentario risulterà ipermobile, soprattutto nelle fasi tardive;
  4. potrebbe verificarsi recessione gengivale, in particolare nei pazienti con biotipo sottile;
  5. potrebbero manifestarsi degli ascessi parodontali;
  6. il dente potrebbe spostarsi;
  7. in ultima analisi si può arrivare alla perdita del dente.
  8. Proprio per queste ragioni è fondamentale intercettare la parodontite il prima possibile.

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Quali cure?

Soluzioni tempestive

Spesso, una piccola recessione o una moderata mobilità dentale spaventa numerosi pazienti. Si pensa che quel dente sia destinato ad essere perso e che ormai il suo destino sia l’estrazione.

In realtà, il trattamento della parodontite non è sempre rappresentato dall’estrazione dei denti interessati, anzi.

La soluzione ideale certamente sarebbe intercettare il problema già nella fase di gengivite per evitare che il tutto evolva in parodontite.
Ricorrendo ad una detartrasi e a una corretta igiene orale è possibile risanare i tessuti gengivali.

Nel caso in cui il paziente fosse già in parodontite invece, è molto importante eseguire una diagnosi tempestiva.
La relativa terapia può essere eseguita sia con trattamenti non chirurgici che chirurgici a seconda della gravità della condizione.

Pertanto, è molto importante non perdere tempo e curare la parodontite in corso; consultando l’odontoiatra è infatti possibile avere buone probabilità di curare l’infiammazione e di conservare i denti interessati.

Soluzione tardiva: impianti dopo la piorrea

Al contrario, quando non si cura la parodontite in tempo l’infiammazione danneggia irreversibilmente i tessuti di supporto del denti, rendendoli irrecuperabili o addirittura causandone la caduta.

Il paziente qui si trova di fronte ad uno o più denti funzionalmente inutili che necessitano di essere rimpiazzati.

Una possibile tecnica di riabilitazione è rappresentata dall’implantologia, convenzionale o post-estrattiva immediata.

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In questo caso, si procede con la rimozione dei denti irrecuperabili e l’immediata o differita sostituzione con impianti dentali.

Un importante aspetto da valutare sarà la qualità e la quantità di osso presenti, in modo tale che gli impianti si possano osteointegrare tridimensionalmente nell’osso che li ospita.

Certamente, soprattutto in un paziente che desidera impianti dopo la piorrea, l’attenzione nei confronti dell’igiene e delle visite periodiche deve essere molto elevata; l’impianto perdona molto meno di un dente naturale. 

In conclusione, se hai la parodontite, la soluzione non è l’estrazione.
Il dente per quanto possibile deve sempre cercare di essere salvato.

Se l’elemento è giudicato irrecuperabile o addirittura l’hai già perso, una possibile soluzione è rappresentata dagli impianti dentali. 

Bite per i denti in farmacia: funziona davvero? Facciamo chiarezza

Gnatologo-Termoli

Soffri di digrignamento notturno e nella tua farmacia vendono i bite? Il vicino di casa ti ha detto che funzionano? Inquadriamo insieme il tuo problema e scopriamo se l’acquisto dei bite per i denti in farmacia è consigliabile oppure no.

Secondo un articolo scientifico del 2013 intitolato “Bruxism defined and graded: an international consensus” pubblicato sul Journal of Oral Rehabilitation, il bruxismo è definito come un’attività ripetitiva dei muscoli masticatori caratterizzata dal digrignamento o dal serramento dei denti e/o da tensione o spinta della mandibola.

Classificazioni del bruxismo

Il bruxismo fa parte della parafunzioni e può essere classificato in base al tipo di movimento e al periodo della giornata in cui esso si manifesta.
Si distingue in:

  • bruxismo statico (clenching), caratterizzato dal serramento delle arcate;
  • bruxismo dinamico (grinding), ossia il digrignamento dei denti.

Inoltre si parla di bruxismo diurno quando il serramento o il digrignamento avvengono nelle ore diurne, mentre prende il nome di bruxismo notturno quando il problema si manifesta di notte.

Quali sono le cause del bruxismo?

Una revisione sistematica ha evidenziato che la prevalenza dei soggetti che soffrono di bruxismo si aggiri tra l’8 e il 31,4%. Ma quali sono le cause?

Le cause del digrignamento e del serramento dei denti sono ancora poco chiare ma sicuramente compartecipano numerosi fattori. Per diversi anni si è pensato che il bruxismo fosse causato da una malocclusione, ma recenti studi hanno smentito tale teoria. Sicuramente un ruolo particolarmente spiccato lo rivestono i fattori psico-sociali. Ansia e stress predispongono al bruxismo diurno.

Anche i farmaci e le abitudini viziate possono influire sul digrignamento dei denti. È stato dimostrato che alcuni farmaci antidepressivi o antipsicotici, fumo, alcool e caffeina siano strettamente correlati al bruxismo notturno. Alla stessa maniera, anche l’insonnia e le apnee ostruttive del sonno sono dei reperti facilmente riscontrabili nei pazienti con tale disturbo.

Si può concludere che non c’è un criterio univoco su come il digrignamento dei denti e il serramento si sviluppino.

Come faccio a sapere se soffro di digrignamento dei denti?

La raccolta dei segni e sintomi del bruxismo e la conferma da parte dei familiari rivestono un ruolo fondamentale. Secondo l’International Classification of Sleep Disorders si può fare diagnosi di bruxismo notturno se vi è la presenza di rumori striduli regolari o frequenti durante il sonno e se si realizza uno o più dei seguenti segni e sintomi:

  • Usura dei margini degli elementi dentari;
  • Affaticamento e dolore ai muscoli masticatori durante l’arco della giornata;
  • Mal di testa al mattino;
  • Difficoltà ad aprire la bocca al risveglio.

Solitamente i primi segni vengono notati dal partner che durante le ore notturne percepisce i tipici rumori del digrignamento. Successivamente i margini incisali dei denti andranno incontro ad usura, consumando lo smalto ed esponendo la dentina. Tale esposizione rende anche i denti più sensibili al freddo e al caldo e più suscettibili a carie.

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Evidente usura del margine incisale degli elementi dentari

Tuttavia, l’esame più indicato per la diagnosi di bruxismo è la polisonnografia. Difatti, tramite lo studio delle fasi del sonno, degli atti respiratori e dei muscoli masticatori è possibile scoprire la gravità del problema e individuare eventuali disturbi del sonno.

I tratti caratterizzanti del serramento

Il serramento (clenching) ha diversi punti in comune con il digrignamento dei denti ma si differenzia per alcuni aspetti:

  • I denti dei serratori non sono usurati;
  • Lo sforzo muscolare è ancora più accentuato rispetto al digrignamento causando dolori muscolari anche intensi durante il giorno;
  • Il serramento determina un approfondimento delle fosse negli elementi dentari;
  • Sono frequenti manifestazioni parodontali come recessioni gengivali fino ad arrivare alla mobilità dentale.

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Terapia del bruxismo: ecco come risolvere il problema

Purtroppo, una terapia che rimuova la causa ancora non esiste. L’unico rimedio esistente per il digrignamento dei denti e il serramento è di natura palliativa ed è rappresentato dal bite. 

15Il bite è un dispositivo removibile in resina che si posiziona generalmente sull’arcata superiore e permette di eliminare gli effetti dannosi del bruxismo. Distribuendo i contatti dei denti sul bite si favorirà il rilassamento dei muscoli masticatori attenuando tutti i sintomi quali mal di testa, indolenzimento e dolore.

In più, la mandibola sarà libera di pattinare sulla resina impedendo che i denti possano usurarsi ulteriormente.

Per poter indossare un bite adeguato è necessaria la presa dell’impronta delle arcate

Bite per i denti in farmacia

Ma veniamo al dunque: è consigliabile acquistare un bite per i denti in farmacia oppure no?

Generalmente, tra i “non addetti ai lavori” ci sono numerosi pareri discordanti a riguardo: c’è chi l’ha comprato e si è trovato molto bene; chi lo ha perso; chi aveva fastidi e lo ha gettato…

In realtà, è fondamentale che il bite venga pianificato e progettato da un odontoiatra evitando assolutamente quelli preformati presenti al supermercato o in farmacia.

Acquistando i bite per i denti in farmacia ci si espone ad una serie di rischi:

  • vi può essere un aggravamento dei sintomi;
  • essendo progettati in modo impreciso, potrebbero stimolare il riflesso del vomito;
  • potrebbe dare luogo a precontatti in grado di alterare la chiusura della bocca;
  • mancata personalizzazione del bite in relazione alla patologia.

Difatti, esistono numerose problematiche di natura articolare. Ognuna di queste necessita di un bite progettato in maniera differente e specifica per quel paziente.

Cos’è l’implantologia a carico immediato e perché sceglierla

L’implantologia a carico immediato permette di ritrovare un sorriso bello e sano fin da subito, senza dover attendere mesi tra l’installazione dell’impianto e l’ancoraggio dei denti nuovi. Si tratta di una tecnica innovativa e veloce, che prevede l’impiego di materiali di altissima qualità e che può essere utilizzata anche su pazienti affetti da atrofizzazione ossea dentale.

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Cosa vuol dire implantologia a carico immediato

L’implantologia a carico immediato è una tecnica rivoluzionaria e consente il posizionamento chirurgico degli impianti dentali e l’applicazione delle protesi definitive nel giro di 24 ore.

La differenza con l’implantologia classica sta proprio nei tempi: se con un normale impianto dentale si devono attendere almeno 2 o 3 mesi tra l’inserimento dell’impianto e il posizionamento dei nuovi denti, con il carico immediato si può tornare ad avere un sorriso sano e bello nel giro di un paio di giorni.

L’implantologia a carico immediato è una tecnica che può essere eseguita su pazienti le cui condizioni cliniche a carico della bocca siano favorevoli all’installazione di impianti dentali. Nello specifico, chi desidera sottoporsi a un trattamento del genere deve presentare unabuona qualità e densità delle ossa delle arcate dentali, che possa favorire la stabilità primaria dell’impianto, la completa guarigione e dunque una corretta osteointegrazione, che è la condizione fondamentale per la buona riuscita di un intervento di questo genere.

Diversamente, si può parlare di tecnica a carico progressivo, che prevede l’impiego di una protesi mobile fino al completamento del processo di osteointegrazione. Si tratta di una soluzione temporanea, che permette comunque di svolgere tutte le azioni della vita quotidiana e per questo la si ritiene un buon compromesso per quei pazienti che vogliono subito tornare a sorridere.

Come viene installato un impianto a carico immediato

L’installazione di un impianto a carico immediato prevede innanzitutto la visita presso uno studio dentistico qualificato, che presenti tutta la strumentazione necessaria per operare chirurgicamente e le autorizzazioni richieste dalla legge. Qui un dentista implantologo esegue una visita clinica di consulto e successivamente sottopone il paziente alle necessarie indagini radiologiche per valutare lo stato di salute della bocca. Possono essere richiesti anche eventuali trattamenti preliminari per migliorare la quantità o la qualità dell’osso, come innesti e interventi di rigenerazione ossea.

Una volta valutato il caso e prese le dovute precauzioni, il paziente viene anestetizzato con l’uso di anestetici locali, grazie ai quali non si prova dolore durante l’intervento.

Dopo l’anestetizzazione, si procede con l’inserimento dell’impianto: la procedura consiste nell’avvitamento di viti in titanio e zirconio nell’osso proprio sotto la gengiva. A queste viti vengono poi ancorate le protesi fisse nel giro di circa 24 ore.

Gli impianti “All on four” e “All on six”

Esistono diverse tecniche di implantologia a carico immediato, che possono essere utilizzate dai dentisti a seconda dei casi. Tra le più comuni e innovative, vi sono la “All on four” e “All on six”, che fondamentalmente si differenziano per il numero di viti inserite nell’osso.  Entrambe le tecniche seguono dei protocolli scientifici sicuri e garantiscono elevate percentuali di successo.

L’impianto “All on four” consiste nell’inserimento di 4 viti in titanio e zirconio nell’osso mandibolare o mascellare, a cui viene ancorata una protesi in grado di estendersi su tutta l’arcata dentale. Dopo circa 24 ore, se l’osso dentale è in buono stato e il processo di osteoitegrazione concluso, si procede all’ancoraggio dei denti fissi. Un discorso simile va fatto per l’impiantoAll on six”, che invece prevede l’inserimento di 6 viti.

L’implantologia a carico immediato nei pazienti con poco osso

L’implantologia a carico immediato può essere eseguita anche su pazienti affetti da atrofizzazione ossea dentale ma, come sempre in questi casi, occorre valutare ogni singolo caso.

Il problema del deficit osseo può essere risolto attraverso un innesto o un intervento di rigenerazione ossea che permettono un adeguato miglioramento dello stato delle arcate dentali e la piena riuscita del trattamento implantare.

Qualora il paziente sia affetto da osteoporosi o da patologie simili che determinano una scarsa qualità dell’osso, si procede invece con un impianto a carico progressivo, con l’applicazione di una protesi mobile fino alla completa stabilizzazione primaria degli impianti e poi all’ancoraggio dei denti definitivi.

I vantaggi di un impianto a carico immediato

Il vantaggio principale di un impianto a carico immediato è sicuramente la riabilitazione totale e immediata delle arcate dentali.
Questo permette al paziente non solo di tornare a svolgere nel giro di poco tempo tutte le attività della vita quotidiana, come la masticazione, ma anche di guardarsi allo specchio con un nuovo sorriso e riacquistare fin da subito sicurezza sul suo aspetto estetico.

Quanto costa un impianto a carico immediato

Non è possibile sapere a priori quanto costa un impianto di questo genere, poiché le spese da affrontare variano in base alle situazioni e a diversi fattori come il numero e la qualità degli impianti e la relativa componentistica.

Prima di affidarsi a un dentista low cost è bene valutare se sia il caso di avere a che fare con prodotti scadenti che potrebbero causare problemi in futuro o con lavori non garantiti e per i quali potrebbe non essere prevista una certificazione di garanzia.

È davvero una scelta sensata quella di mettere la salute della propria bocca nelle mani di chi non ha sufficiente competenza nel settore dell’implantologia e che costringerà il paziente a richiedere sicuramente un’assistenza postuma?

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Cosa un paziente deve sapere prima di sottoporsi a un intervento di implantologia

La perdita di uno o più denti fino alla perdita completa di tutta la dentatura rappresenta un problema importante per la maggior parte dei pazienti, molte volte crea disagi psicologici per il danno estetico piuttosto che reali problemi funzionali.

La perdita completa dei denti con la riduzione ossea conseguente causa un invecchiamento precoce dei tratti somatici del viso, e molte volte il paziente non si rende conto che tale invecchiamento precoce del volto e’ dovuto alla mancanza dei denti o a protesi totali (dentiere) eseguite in modo non corretto.impianti dentaliUn mento prominente, le labbra assottigliate e le rughe accentuate intorno alla bocca possono essere lo specchio di cure odontoiatriche non corrette. È sufficiente rifare una corretta protesi e il viso ritorna armonico, per cui si evince che non sono gli impianti ma la protesi corretta che crea armonia e funzione . In quei pazienti che per varie ragione non tollerano la dentiera gli impianti sono la soluzione ideale dopo aver valutato alcuni parametri di ordine generale, quali lo stato di salute generale e fattori locali quali la qualità e la quantità di osso disponibile .

Se un paziente gode di buona salute o presenta malattie ben compensate dalle medicine, è quasi sempre possibile fare un intervento ambulatoriale di implantologia. Gli interventi sono diventati molto meno invasivi e con le moderne tecniche di sedazione, un paziente non si accorge neanche di eseguire l’ intervento, il dolore postoperatorio con i moderni analgesici è quasi inesistente, ci può essere un po’ di gonfiore che nell’ ambito di una settimana si risolve.

I pazienti spesso si chiedono come possono capire se l’implantologia è la scelta giusta per il loro caso e questo è dimostrato dalle quotidiane richieste di secondo parere da parte dei pazienti.

Per evitare di sentire troppi pareri si possono fornire alcuni consigli:

  1. affidarsi a professionisti seri e preparati che eseguano una visita clinica completa e raccolgono i dati sullo stato di salute del paziente. Non si può stilare un piano di cura senza visitare il paziente, visionando solo una radiografia come propongono alcuni centri odontoiatrici sopratutto esteri in paesi in cui il costo della vita è un centesimo dell’ Italia. I pazienti devono sapere che gli impianti necessitano di manutenzione, e di controlli periodici.
  2. discutere delle alternative terapeutiche. Cioè verificare se non esistano altre possibilità(curare i denti, rifare la protesi su denti del paziente, eseguire dentiere) la missione del dentista è curare i denti non togliere i denti per mettere gli impianti.
  3. esigere una corretta informazione sulla certificazione e la qualità dell’ impianto che è un presidio medico -chirugico e necessiterà di un rifacimento della sua parte protesica (il dente, per intenderci) e quindi un paziente dopo 10/15 anni dovrebbe essere in grado di poter rifare la protesi e il professionista di comperare la componentistica protesica. Le ditte implantari di alta fascia garantiscono la costruzione dei componenti nel tempo, investono in ricerca e producono impianti e componenti affidabili. È sbagliato pensare che tutti gli impianti sono uguali ed è  giusto che il pazienti si informino del tipo di impianto che viene posizionato nella loro bocca. Se il paziente cambia città o nazione o lo studio dove l’ ha fatto chiude, il paziente deve essere in grado di andare da un altro professionista per rifare la protesi quando sarà necessario e questo può essere anche fra 15 anni. Se il paziente non ha una certificazione molto volte non si riesce a rifare il lavoro e si è costretti a togliere gli impianti dall’ osso.
  4. diffidare dei costi troppo bassi, l’implantologia è una procedura ad alta valenza tecnologica: richiede tempo, professionalità, strumenti e materiali adeguati. L’associazione nazionale dentisti italiani (ANDI) ha stilato un nomenclatore con un tariffario per dare un indicazione sul giusto valore delle prestazioni.
  5. ricordarsi che prima di sottoporsi ad un intervento di implantologia bisogna curare la malattia parodontale (volgarmente chiamata piorrea) che affligge più del 50% degli italiani. Ricordo a tutti che la piorrea dei denti naturali si chiama in termini scientifici parodontite, la piorrea degli impianti si chiama perimplantite ma i fattori di rischio e le cause sono le stesse.

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    Implantologia Termoli Fabio Cordisco

Gengive che sanguinano: cause, consigli e rimedi

Non riesci a spiegarti perchè quando spazzoli i denti sanguinano le gengive? Quell’insopportabile sapore di sangue è comparso proprio con la gravidanza? Se hai le gengive che sanguinano spesso, qui troverai le tue risposte.

Il sanguinamento gengivale è un problema che affligge molti italiani. I soggetti che ne sono affetti spesso cercano di conviverci, sperando che passi in fretta, ma molto probabilmente non sanno che si tratta di un segno da non sottovalutare.

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Gengive che sanguinano: cause

Essenzialmente, il sanguinamento gengivale può manifestarsi in due modi:

  • In maniera spontanea;
  • In maniera non spontanea (o indotta), se esso avviene durante lo spazzolamento o il passaggio del filo interdentale.

In entrambi i casi la causa più frequente è l’accumulo di placca lungo il margine gengivale (tra dente e gengiva).

La placca è costituita da microbi che danneggiano le gengive dapprima in maniera diretta con le loro tossine e successivamente in maniera indiretta mediante l’infiammazione.

Il tartaro invece, è placca calcificata e contribuisce alla medesima maniera al danno.
Il quadro che si viene a creare, noto come gengivite, causa delle piccole ulcerette internamente alla gengiva, che possono sanguinare sia sollecitate che spontaneamente.

La gengivite si manifesta anche con gonfiore e rossore e se non viene trattata può evolvere in parodontite (volgarmente detta piorrea), causando alla lunga, la perdita dei denti

Fattori predisponenti il sanguinamento gengivale

Se sei una donna in gravidanza, quasi sicuramente avrai le gengive che sanguinano molto più facilmente e molto più spesso.

Ciò è dovuto alle alterazioni ormonali proprie della gravidanza: difatti l’aumento degli ormoni femminili, causa un’infiammazione più marcata a carico dei tessuti gengivali che si traduce in un sanguinamento maggiore. Solitamente, dopo il parto, la situazione si attenua.

In gravidanza l’infiammazione causata da placca e tartaro determina maggior sanguinamento gengivale

Inoltre, l’utilizzo di farmaci quali anti-aggreganti (cardioaspirina) e anti-coagulanti (coumadin) può determinare un sanguinamento gengivale più marcato.

Ulteriori fattori predisponenti possono essere:

  • Pubertà;
  • Ovulazione;
  • Pillola anticoncezionale;
  • Carenza di vitamina C;
  • Diabete;
  • Leucemia.

Ecco qui un video riepilogativo sulle cause e i fattori di rischio del sanguinamento gengivale. Fonte: Società Italiana di Parodontologia.


 I 3 rimedi contro il sanguinamento gengivale

Chiarito dunque cosa causa il sanguinamento delle gengive, possiamo capire come si cura. Fondamentale premessa è che non esistono rimedi naturali: bicarbonato di sodio, limone, polveri magiche, aiutano solo a danneggiare i denti. Vediamo dunque quali sono le tecniche realmente sicure e affidabili:

1. Spazzola e usa il filo interdentale tutti i giorni

Mantenere le gengive con meno placca possibile è fondamentale per evitare che queste sanguinino. Spazzola i denti almeno 2 volte al giorno per 2 minuti e usa il filo interdentale la sera prima di andare a dormire. In questa maniera le gengive non si infiammeranno e non sanguinerai più.

Il filo interdentale è molto importante per prevenire il sanguinamento gengivale in quanto arriva dove lo spazzolino non riesce a pulire

Ciò che andrebbe detto ai pazienti è che se in uno i più punti la gengiva sanguina, è proprio lì che bisogna insistere con lo spazzolamento. L’area è infiammata e se non si pulisce, si infiamma di più.

2. Dai un’occhiata allo strumentario

Sei sicuro che lo spazzolino si a posto? Secondo le linee guida dell’American Dental Association è opportuno utilizzare uno spazzolino a setole morbide (soft). Uno spazzolino particolarmente duro, è troppo aggressivo nei confronti delle gengive e può determinare sanguinamento.

A volte non è tanto la tipologia di spazzolino a determinare il sanguinamento gengivale, quanto la maniera con la quale lo si usa. Ricorda di non esercitare troppa forza come se stessi sfogando i tuoi problemi sui denti ma di spazzolare delicatamente. La maggior parte degli spazzolini elettrici tuttavia, possiede un sensore di pressione (Smart Ring) che si illumina quando si sta esercitando troppa forza.

3. Fai visite periodiche dal dentista

Osservare una scrupolosa igiene orale per limitare al massimo la placca non è sempre sufficiente ad evitare gengive che sanguinano. Questo perchè la placca eventualmente non rimossa si calcifica e forma il tartaro. Il tartaro non può essere eliminato con il comune spazzolino, pertanto è opportuno eseguire una pulizia dei denti dal dentista ogni 6 mesi circa.

Cosa non fare

Cercando nel web i rimedi contro il sanguinamento gengivale, ci si imbatte in un mondo di informazioni, molte delle quali profondamente errate. Ecco dunque una piccola lista di prodotti da evitare in quanto dannosi o semplicemente inutili:

  • Aloe Vera;
  • Bicarbonato di Sodio;
  • Infuso di malva;
  • Limone;
  • Acqua e sale;
  • Antibiotici e anti-infiammatori;
  • Thè nero.

In conclusione tramite l’azione sinergica e combinata di 3 semplici rimedi, è possibile sconfiggere il sanguinamento gengivale dovuto alla placca e mantenere delle gengive sane e durature nel tempo.

Instruzioni da seguire dopo un intervento di chirurgia orale

implantologia termoli

·         RIPOSO: dopo aver lasciato l’ambulatorio, evitare ogni attività che vi possa affaticare. Dormire con un cuscino in più aiuta ad alleviare il gonfiore mattutino.
·         DOLORE: dopo l’intervento una leggera dolorabilità della zona operata può essere una fastidiosa conseguenza che si attenua considerevolmente con l’uso di appropriati analgesici.
·         SANGUINAMENTO: un sanguinamento leggero presente nella saliva è assolutamente normale durante il primo giorno. Evitate quindi pietanze calde per 12 ore e sciacqui ripetuti nelle prime 24 ore. Nel caso di una persistenza del sanguinamento, tamponate la zona interessata con una garzina o dell’ovatta per 15 minuti. Se necessario, ripetete questa manovra un paio di volte. Se tutto questo non è sufficiente contattate lo studio dentistico.
·         GHIACCIO: applicate del ghiaccio sulla guancia, ad intervalli, per circa 3-4 ore.
·         FEBBRE: è possibile un leggero aumento della temperatura nelle prime 48 ore.
·         EDEMA: la zona operata può andare incontro a gonfiore che raggiunge il suo apice dopo circa 48 ore. A volte vi può essere la comparsa di un ematoma che sparirà nel giro di una settimana.
·         FARMACI: assuma regolarmente i farmaci che le sono stati prescritti, oltre ai suoi abituali (salvo altre indicazioni)
·         IGIENE ORALE: non usare lo spazzolino sulla zona operata per circa 2 giorni ma procedete negli sciacqui con un colluttorio a base di Clorexidina. Successivamente praticate un’accurata igiene orale
·         DIETA: per le prime 24 ore eviti cibi caldi e particolarmente duri; briciole di grissini o cracker o biscotti potrebbero penetrare nella ferita chirurgica.
Al termine dell’effetto anestetico è possibile mangiare cibi morbidi e freddi (gelato, latte, yogurt, ricotta). Durante le prime settimane, successive all’intervento chirurgico, è preferibile masticare dal lato opposto alla zona dell’estrazione. In caso di intervento di implantologia a carico immediato raccomandiamo un’alimentazione con dieta morbida per i primi tre mesi.
Una protesi provvisoria al di sopra degli impianti va utilizzata solo per fini estetici dato che la pressione della masticazione potrebbe compromettere l’adesione dell’impianto all’osso.
·         ALCOOL-TABACCO: sono formalmente controindicati per 2 settimane. Possono disturbare la coagulazione, ritardare la cicatrizzazione ed essere responsabili del dolore post-operatorio.

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Corona protesica, quanto dura?

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La corona protesica pur essendo un atto terapeutico “definitivo”, è soggetta ad una sorta di “invecchiamento” che può limitarne la durata.

Modifiche ai tessuti gengivali circostanti e mantenimento igienico possono alterarne l’aspetto.

I pazienti che digrignano (bruxisti) accelerano il processo di invecchiamento ed aumentano il rischio di frattura dei materiali utilizzati e dei denti o impianti di supporto.

Le corone protesiche possono essere realizzate con vari materiali a seconda dei casi e delle diverse necessità di ciascun paziente.

Le corone possono essere in zirconio, in disilicato di litio o in resina. In quest’ultimo caso si tratta di corone provvisorie. Le corone in metallo e ceramica o metallo e resina, sono ormai in disuso.

I vantaggi legati all’utilizzo dello zirconio o del disilicato di litio rispetto alla metallo ceramica sono molteplici, derivanti anche dal fatto che essendo un materiale “bianco”, quindi di per se estetico, non necessita di essere mascherato nel cavo orale come il metallo.

Le corone sono restauri relativamente costosi (da 450 a 700 euro circa), infatti il paziente si aspetta una buona longevità dello medesime.

Venendo al dunque, per determinare la durata nel tempo di una corona protesica ci si può riferire ad un recente studio olandese, effettuato su 3500 corone protesiche in 1550 pazienti, eseguite tra il 1996 ed il 2011. Le corone sono state realizzate in metallo ceramica e disilicato di litio.

Risultati

La maggior parte delle corone singole valutate in questo studio, sono rappresentate da metallo-ceramica (63,8%) su molari (58,1%). Il tempo di osservazione dei restauri varia da 3 settimane a 11 anni,  con una media di 7 anni. Il tasso medio di fallimenti annui a 11 anni è risultato essere 0,7% per la sopravvivenza delle corone. Le corone singole posizionate su denti nell’arcata superiore hanno manifestato un grado di fallimento superiore rispetto a quelle posizionate inferiormente. Un rischio di fallimento maggiore del 25% è stato osservato nelle corone posizionate negli uomini rispetto a quelle collocate nelle donne.

Conclusioni

Dai dati ottenuti da questo studio si può concludere che le corone singole garantiscono un successo accettabile e soddisfacente a lungo termine

Corone dentale Termoli Dentista Cordisco Fabio

Dimentica la protesi mobile ! Torna a sorridere grazie all’implantologia

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L’edentulia totale, ossia la mancanza di tutti i denti in una o in entrambe le arcate rappresenta per molti un importante problema a livello estetico e psicologico ma, anche e soprattutto, a livello funzionale; basti pensare alle difficoltà nella semplice masticazione. Non a caso, chi ne soffre, è spesso costretto a una dieta fatta quasi unicamente di cibi liquidi/morbidi.

Con il passare degli anni, inoltre, l’edentulia totale determina un riassorbimento dell’osso mascellare, che, assottigliandosi, può causare, tra l’altro, modifiche vere e proprie del profilo facciale.

dentisti-termoli-cordisco-fabio-impianti

 

La riabilitazione delle funzioni orali deve. quindi, significare per il paziente

  • soddisfazione
  • facilità di adattamento
  • funzionalità masticatoria
  • autostima
  • miglioramento estetico
  • migliore qualità della vita e nei rapporti sociali

E questo i portatori di protesi mobile, perennemente preoccupati della sua instabilità, lo sanno bene.

La mancanza di diversi denti può essere quindi felicemente risolta facendo ricorso all’implantologia moderna

overdenture-dentistatermoli-cordiscofabio   Overdenture

protesi mobile ancorata agli impianti: l’alternativa più semplice e spesso anche la più conveniente per il trattamento implantare del paziente edentulo. Questo tipo di impianto è indicato soprattutto per i pazienti che già portano una protesi ma insoddisfatti della sua tenuta. Naturalmente la protesi va comunque tolta e pulita dopo i pasti, ma la buona tenuta offre una piacevole sensazione di sicurezza e, in confronto ad una normale dentiera, offre un comfort di masticazione di gran lunga superiore.

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Toronto Bridge (All on 4)

ossia una protesi fissa su impianti che ripristina i denti mancanti dell’intera arcata : soluzione migliore per stabilità, funzionalità, gestione nel tempo e che risulta in grado di eguagliare in aspetto e sensazione i denti naturali.

Rispetto alla protesi mobile, infatti, gli impianti offrono diversi vantaggi nella vita di tutti i giorni :

Denti fissi che non rischiano di cadere creando disagio o imbarazzo

Palato libero per poter parlare e mangiare senza problemi;

Maggiore capacità masticatoria;

Supporto dei tessuti attorno alla bocca per un aspetto più giovanile del viso;

Nessuna necessità di adesivi, né di rimuovere la protesi durante le ore notturne

Implantologia Termoli Cordisco Fabio