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Bite per i denti in farmacia: funziona davvero? Facciamo chiarezza

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Soffri di digrignamento notturno e nella tua farmacia vendono i bite? Il vicino di casa ti ha detto che funzionano? Inquadriamo insieme il tuo problema e scopriamo se l’acquisto dei bite per i denti in farmacia è consigliabile oppure no.

Secondo un articolo scientifico del 2013 intitolato “Bruxism defined and graded: an international consensus” pubblicato sul Journal of Oral Rehabilitation, il bruxismo è definito come un’attività ripetitiva dei muscoli masticatori caratterizzata dal digrignamento o dal serramento dei denti e/o da tensione o spinta della mandibola.

Classificazioni del bruxismo

Il bruxismo fa parte della parafunzioni e può essere classificato in base al tipo di movimento e al periodo della giornata in cui esso si manifesta.
Si distingue in:

  • bruxismo statico (clenching), caratterizzato dal serramento delle arcate;
  • bruxismo dinamico (grinding), ossia il digrignamento dei denti.

Inoltre si parla di bruxismo diurno quando il serramento o il digrignamento avvengono nelle ore diurne, mentre prende il nome di bruxismo notturno quando il problema si manifesta di notte.

Quali sono le cause del bruxismo?

Una revisione sistematica ha evidenziato che la prevalenza dei soggetti che soffrono di bruxismo si aggiri tra l’8 e il 31,4%. Ma quali sono le cause?

Le cause del digrignamento e del serramento dei denti sono ancora poco chiare ma sicuramente compartecipano numerosi fattori. Per diversi anni si è pensato che il bruxismo fosse causato da una malocclusione, ma recenti studi hanno smentito tale teoria. Sicuramente un ruolo particolarmente spiccato lo rivestono i fattori psico-sociali. Ansia e stress predispongono al bruxismo diurno.

Anche i farmaci e le abitudini viziate possono influire sul digrignamento dei denti. È stato dimostrato che alcuni farmaci antidepressivi o antipsicotici, fumo, alcool e caffeina siano strettamente correlati al bruxismo notturno. Alla stessa maniera, anche l’insonnia e le apnee ostruttive del sonno sono dei reperti facilmente riscontrabili nei pazienti con tale disturbo.

Si può concludere che non c’è un criterio univoco su come il digrignamento dei denti e il serramento si sviluppino.

Come faccio a sapere se soffro di digrignamento dei denti?

La raccolta dei segni e sintomi del bruxismo e la conferma da parte dei familiari rivestono un ruolo fondamentale. Secondo l’International Classification of Sleep Disorders si può fare diagnosi di bruxismo notturno se vi è la presenza di rumori striduli regolari o frequenti durante il sonno e se si realizza uno o più dei seguenti segni e sintomi:

  • Usura dei margini degli elementi dentari;
  • Affaticamento e dolore ai muscoli masticatori durante l’arco della giornata;
  • Mal di testa al mattino;
  • Difficoltà ad aprire la bocca al risveglio.

Solitamente i primi segni vengono notati dal partner che durante le ore notturne percepisce i tipici rumori del digrignamento. Successivamente i margini incisali dei denti andranno incontro ad usura, consumando lo smalto ed esponendo la dentina. Tale esposizione rende anche i denti più sensibili al freddo e al caldo e più suscettibili a carie.

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Evidente usura del margine incisale degli elementi dentari

Tuttavia, l’esame più indicato per la diagnosi di bruxismo è la polisonnografia. Difatti, tramite lo studio delle fasi del sonno, degli atti respiratori e dei muscoli masticatori è possibile scoprire la gravità del problema e individuare eventuali disturbi del sonno.

I tratti caratterizzanti del serramento

Il serramento (clenching) ha diversi punti in comune con il digrignamento dei denti ma si differenzia per alcuni aspetti:

  • I denti dei serratori non sono usurati;
  • Lo sforzo muscolare è ancora più accentuato rispetto al digrignamento causando dolori muscolari anche intensi durante il giorno;
  • Il serramento determina un approfondimento delle fosse negli elementi dentari;
  • Sono frequenti manifestazioni parodontali come recessioni gengivali fino ad arrivare alla mobilità dentale.

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Terapia del bruxismo: ecco come risolvere il problema

Purtroppo, una terapia che rimuova la causa ancora non esiste. L’unico rimedio esistente per il digrignamento dei denti e il serramento è di natura palliativa ed è rappresentato dal bite. 

15Il bite è un dispositivo removibile in resina che si posiziona generalmente sull’arcata superiore e permette di eliminare gli effetti dannosi del bruxismo. Distribuendo i contatti dei denti sul bite si favorirà il rilassamento dei muscoli masticatori attenuando tutti i sintomi quali mal di testa, indolenzimento e dolore.

In più, la mandibola sarà libera di pattinare sulla resina impedendo che i denti possano usurarsi ulteriormente.

Per poter indossare un bite adeguato è necessaria la presa dell’impronta delle arcate

Bite per i denti in farmacia

Ma veniamo al dunque: è consigliabile acquistare un bite per i denti in farmacia oppure no?

Generalmente, tra i “non addetti ai lavori” ci sono numerosi pareri discordanti a riguardo: c’è chi l’ha comprato e si è trovato molto bene; chi lo ha perso; chi aveva fastidi e lo ha gettato…

In realtà, è fondamentale che il bite venga pianificato e progettato da un odontoiatra evitando assolutamente quelli preformati presenti al supermercato o in farmacia.

Acquistando i bite per i denti in farmacia ci si espone ad una serie di rischi:

  • vi può essere un aggravamento dei sintomi;
  • essendo progettati in modo impreciso, potrebbero stimolare il riflesso del vomito;
  • potrebbe dare luogo a precontatti in grado di alterare la chiusura della bocca;
  • mancata personalizzazione del bite in relazione alla patologia.

Difatti, esistono numerose problematiche di natura articolare. Ognuna di queste necessita di un bite progettato in maniera differente e specifica per quel paziente.

Quando compri il dentifricio fai attenzione all’R.D.A.

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L’R.D.A. è un indice molto importante che deve essere assolutamente noto quando si utilizza un dentifricio.

Cos’è l’R.D.A.?

È l’acronimo di Relative Dentin Abrasivity ed indica il grado di abrasività del dentifricio. Maggiore sarà il grado di abrasività del dentifricio e maggiore sarà il potere pulente dello stesso nella disgregazione della placca batterica.

Una sostanza abrasiva, se da un lato aumenta l’efficacia pulente, dall’altro è considerata potenzialmente lesiva per denti e gengive. Infatti la pressione dello spazzolino (se non controllata) unita all’azione abrasiva di un dentifricio, a lungo andare, possono determinare conseguenze irreversibili per i tessuti orali.

Bisogna fare molta attenzione perché non sempre il dentifricio riporta l’indice di abrasività, pertanto è necessario chiedere ad un esperto del cavo orale se il prodotto è adatto alla propria condizione orale.

Conoscere il valore di R.D.A. non è sufficiente, è necessario infatti confrontarlo con una scala di riferimento stabilita dell’American Dental Association (A.D.A), che ha suddiviso il grado di abrasività in:

  • Valore Basso: RDA< 50
  • Valore Medio: RDA 50-90
  • Valore Alto: RDA > 90

In caso di sensibilità dentinale è necessario prestare molta attenzione all’RDA, perché un dentifricio molto abrasivo può aggravare ulteriormente i sintomi della sensibilità ai denti; in questi casi è consigliato un dentifricio con RDA inferiore al valore minimo (RDA<50).

I dentifrici con un RDA superiore a 90 devono essere utilizzati con moderazione e con particolare attenzione, controllando sempre pressione esercitata in fase di spazzolamento e l’utilizzo nel tempo.fabiocordisco.it.jpg

LE ABITUDINI VIZIATE

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La respirazione orale,  la deglutizione infantile  e  iI succhiamento del ciuccio o  del dito

LE ABITUDINI VIZIATE

L’accrescimento del volto e lo sviluppo dell’apparato dentale, sono influenzati da fattori di tipo ambientale, tra cui, di estrema importanza, sono le abitudini viziate.

Le abitudini viziate del distretto orale giocano un ruolo importante nel determinismo di numerose malocclusioni e sono correlate dall’età del soggetto (che influenza la plasticità dell’osso) dalla durata, dalla frequenza, dall’intensità delle forze esercitate. Eliminare precocemente le abitudini viziate può determinare il ritorno ad una occlusione normale: è quindi necessario individuarle il più precocemente possibile per evitare l’instaurarsi di danni permanenti, risolvibili solo con terapie ortodontiche complesse e di lunga durata. A questo scopo, nel corso della visita del bambino, è opportuno che lo specialista indaghi a livello anamnestico e ricerchi con l’esame obiettivo le abitudini “viziate” più frequenti quali: respirazione orale, deglutizione infantile, succhiamento del dito o del ciuccio.

La respirazione orale

La respirazione orale è caratterizzata da un’alterazione della fase inspiratoria, la causa è da ricercare in un’obliterazione del rino-faringe, anche parziale, riferibile a situazioni congenite (ostruzione nasale congenita, atresia delle coane, malformazioni del setto nasale, mancata perforazione delle narici, malformazioni dell’ala del naso) o acquisite (ipertrofia linfatica adeno-tonsillare, deviazioni del setto nasale, ipertrofia dei turbinati di origine allergica o causata da infezioni croniche della mucosa, riniti croniche atrofiche, tonsilliti ipertrofiche, poliposi, sinusiti croniche).

È più frequente nei bambini con viso e spazio rino-faringeo stretti e allungati ed è responsabile di alterazioni a più livelli, locali e sistemici.

A livello orale si osserva disidratazione delle mucose, labbra screpolate e incompetenti, iperemia e ipertrofia gengivale. Il mascellare superiore è prominente e ridotto nei diametri trasversali, il palato è ogivale, l’occlusione è spesso caratterizzata da morso incrociato postero-laterale: è quindi frequente l’associazione tra respirazione orale e malocclusioni (II e III classe scheletrica). E’ frequente anche l’associazione con deglutizione di tipo infantile.

A livello nasale l’intasamento, causato dalla diminuita pervietà delle coane e dalla mancata eliminazione del secreto mucoso, favorisce la virulentazione della flora batterica con frequenti riniti, sinusiti, otiti croniche che aggravano il quadro respiratorio.

La respirazione orale è quindi in grado di determinare ripercussioni anche importanti sull’armonico sviluppo dello scheletro maxillo-facciale, di conseguenza è importante formulare una diagnosi precoce, un eventuale esame otorinolaringoiatrico, ed eliminare, quando possibile, le cause. Qualora, eliminati gli ostacoli locali, la respirazione orale dovesse persistere si può ricorrere alla rieducazione funzionale tramite interventi logopedici o espandere il canale respiratorio nasale tramite apparecchio ortodontico-ortopedico.

La deglutizione infantile

La lingua, per gli stretti rapporti che contrae con le ossa mascellari e con la muscolatura periorale e per le numerose e complesse funzioni in cui è coinvolta, gioca un ruolo importante nell’accrescimento delle basi ossee e nello sviluppo di un corretto rapporto tra le arcate dentali.

La posizione e i movimenti della lingua si modificano nel tempo con il passaggio dall’alimentazione liquida all’alimentazione semiliquida e solida; con l’eruzione degli elementi dentali il bambino acquisisce il meccanismo della masticazione.

Nei primi anni di vita la deglutizione è caratterizzata dalla interposizione della lingua tra le due arcate e dalla contrazione della muscolatura periorale, in particolare del muscolo mentale (deglutizione di tipo infantile).

Verso gli 8-9 anni, per il completamento dell’eruzione dei denti permanenti del settore frontale, per la progressiva diminuzione di volume dei tessuti linfatici della cavità orale (tonsille, adenoidi) e per l’accrescimento della mandibola, la deglutizione si modifica: la punta della lingua viene a contatto con la superficie palatina degli incisivi superiori e il corpo con il palato duro; le labbra sono a contatto in assenza di contrazioni della muscolatura periorale e del muscolo mentale (deglutizione di tipo adulto o somatica).

In circa il 30 % dei soggetti il meccanismo della deglutizione rimane di tipo infantile e questo avviene a  causa di numerosi fattori.

Il persistere della deglutizione di tipo infantile può causare l’instaurarsi di: malocclusioni (come il morso aperto -beanza anteriore), riduzione dei diametri trasversi dell’arcata superiore con conseguente sviluppo di morso incrociato latero-posteriore e laterodeviazione della mandibola.

Numerose sono le terapie proposte per correggere la deglutizione infantile. Secondo alcuni la terapia ottimale è quella miofunzionale, che utilizza esercizi di fisioterapia; altri propongono l’uso di apparecchiature ortodontiche fornite di griglia palatina per riportare forzatamente la lingua in una posizione più arretrata e palatale; altri ancora associano entrambe le tecniche, utilizzando gli esercizi per stabilizzare nel tempo i risultati ottenuti con la terapia ortodontica.

ll succhiamento del ciuccio o del dito

Rappresenta un’abitudine estremamente frequente nel bambino, interessa infatti il 75-95 % della popolazione in età infantile.

Si instaura molto precocemente, talvolta già in epoca prenatale (tra la 17° e la 32° settimana di vita intrauterina), e tende ad esaurirsi spontaneamente, verso il quarto anno di vita.

L’abitudine al succhiamento in questi anni può essere considerata come una fase fisiologica dello sviluppo neuro-motorio. Quando persiste oltre il quarto anno di età può essere interpretata o come comportamento regressivo, legato ad alterazioni della sfera affettiva, o come sintomo di nevrosi derivante da situazioni psicologicamente indesiderabili e da gravi stress; può, tuttavia, rappresentare semplicemente una risposta comportamentale appresa.

L’abitudine al succhiamento del ciuccio viene spontaneamente abbandonata in epoca relativamente precoce, più problematico è il succhiamento del dito, abitudine che perdura in un numero relativamente elevato di bambini, soprattutto di sesso femminile, fino agli 11 anni.

I problemi che possono derivare da un succhiamento protratto sono:

  • mancanza di contatto interdentale in sede incisiva e, nei casi più gravi, un morso aperto, per la ridotta crescita dell’osso alveolare;
  • persistenza di deglutizione infantile;
  • vestibolarizzazione degli incisivi superiori e aumento dell’overjet;
  • incompetenza labiale;
  • problemi masticatori e fonetici;
  • instaurarsi di malocclusioni (soprattutto nei soggetti in cui l’abitudine si protrae a lungo nel tempo).

Se l’abitudine “viziata” viene abbandonata prima dell’eruzione dei denti permanenti, molti dei problemi indicati vanno incontro a risoluzione spontanea.

Il momento ottimale per correggere questa parafunzione è l’età fra i 4 e i 5 anni, soprattutto nel periodo estivo, quando il desiderio di succhiare può essere rimosso da attività ludiche all’aperto; prima di intervenire è però necessario escludere la presenza di conflitti emotivi alla base del perdurare dell’abitudine stessa.

Per rimuovere il succhiamento possono essere utilizzate le seguenti tecniche:

  • somministrare rinforzi positivi (il bambino riceve un premio quando non succhia);
  • ridurre la gradevolezza derivante dal succhiamento (tintura amara sul dito, guantino di lana sulla mano…);
  • applicare dispositivi ortodontici in grado di impedire meccanicamente il succhiamento (griglia palatina fissata su una placca rimovibile o, nei casi di più difficile risoluzione, griglia palatina fissa, su arco palatino saldato a bande ortodontiche cementate ai molari).

L’approccio con il bambino che presenti questa parafunzione deve essere, da parte dei genitori, del pediatra e dell’odontoiatra, estremamente sereno; un’attenta valutazione del bambino sotto il profilo psicologico e odontoiatrico permette di individuare il momento e il modo idonei a sospendere il comportamento nel modo più atraumatico possibile.

 

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Lettera aperta a tutti i nonni

Cari Nonni,

Il vostro supporto per la crescita dei nostri figli e per la nostra sopravvivenza a questa fantastica esperienza che è l’essere genitori è fondamentale. Vi trovate in una condizione privilegiata potendo dare ai nipoti lo stesso amore (se non di più) che avete dato a noi figli senza però la responsabilità di chi deve educare. Questo, come sapete bene, alle volte porta a qualche vizio… il più delle volte innocente.

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Gli americani hanno l’abitudine di dare un nome a qualsiasi cosa e qualche hanno fa’ hanno coniato il termine “Grandparents’ decay” ossia “carie da nonni”. Questo “nuovo tipo di carie” origina dall’affetto che i nonni dimostrano ai nipoti attraverso caramelle, merendine, succhi di frutta industriali e cibi zuccherati di varia natura. Cari nonni, gli zuccheri sono un grande pericolo per i denti, e se vogliamo ridurre il rischio di carie dobbiamo fare attenzione; una sola preghiera: meno zuccheri e più spazzolino per un sorriso sano e sereno, proprio quello che voi desiderate per i vostri nipoti. E se già lo fate GRAZIE!!! Per evitare la carie bisogna lavorare in squadra il dentista pediatrico da solo non basta, serve l’aiuto di tutta la famiglia per vincere!!!

Denti affollati nei bambini. Cosa fare?

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Il desiderio di ogni genitore è che il proprio bimbo abbia un sorriso sano, con denti ben allineati in un viso armonioso. Gli anni passano e i nostri piccoli crescono ma non sempre la loro bocca si sviluppa in modo da lasciare sufficiente spazio a tutti i dentini. Talvolta, infatti, la dimensione dei denti è maggiore dello spazio disponibile. Si parla, in questi casi, di affollamento dentale che può compromettere, in futuro, l’estetica del loro viso.

Perché si possono creare condizioni di affollamento dentale ?

Ogni dente ha una sua dimensione ed ha bisogno di un determinato spazio, ma non sempre la dimensione dell’osso è adeguata. Motivo per cui si presentano non allineati, ruotati, accavallati, disordinati.

Cosa comporta avere i denti accavallati, ruotati e non allineati?

I denti disallineati favoriscono il ristagno della placca e aumentano il rischio di problemi gengivali e di carie interprossimale. Disallineamenti e affollamenti richiedono maggiore attenzione e cura nelle manovre di igiene domiciliare.

Inoltre, impattano in modo tale da essere soggetti a usura irregolare. Il carico masticatorio è sbilanciato e sottopone alcuni denti a particolare stress masticatorio.

Come si risolve un problema di affollamento dentale?

Per equilibrare lo spazio disponibile nell’osso e lo spazio richiesto dalle dimensioni dei denti si può agire in due modi:

  1.  Aumentare lo spazio disponibile ovvero espansione delle arcate

Appena si nota un accavallamento dei denti è importante rivolgersi all’ortodontista per valutare come e quando affrontare e risolvere il problema. Alcuni trattamenti di espansione delle arcate trovano maggiore efficacia e indicazione in determinate fasce di età, per cui ogni caso deve essere valutato singolarmente in tutte le sue componenti di crescita, di permuta, di spazio dentale e di spazio osseo, nonché nelle funzioni.

Entro una certa età, l’espansione trasversale dell’arcata superiore è una procedura semplice, quasi impossibile in quella inferiore; se la ristrettezza di spazio coinvolge entrambe le arcate sarà sconsigliato espandere la sola arcata superiore per non perdere il coordinamento fra le due.

  1. Ridurre lo spazio necessario attraverso l’estrazione di alcuni denti

Per creare il giusto equilibrio, può essere necessario in alcuni casi, procedere sacrificando alcuni denti a favore di un beneficio complessivo. Questa indicazione, può lasciare perplessi. Quando un ortodontista decide che il compromesso accettabile per quel paziente è l’estrazione di alcuni elementi, significa che ha valutato le alternative terapeutiche, ma che ogni altra alternativa ha un compromesso più sfavorevole da accettare. Le estrazioni programmate in ortodonzia, sono strumento potentissimo che consente di risolvere le problematiche di spazio, senza incidere sulla parte inferiore del viso che, insieme agli occhi, caratterizza maggiormente il volto.

L’attrattività di un viso, infatti, dipende dalla bellezza delle sue singole componenti (occhi, naso, bocca) e dal rapporto tra di esse.

Ogni paziente è unico e irripetibile e l’impegno dell’ortodontista è massimo, per formulare un corretto piano di trattamento, costruito su misura sul caso dello specifico paziente. Diversi anni di studio, di specializzazione e di aggiornamento continuo, contribuiscono a far sì che il professionista abbia gli strumenti, le tecniche e le conoscenze necessarie, per gestire i diversi livelli di complessità dei casi che gli si presentano, e definire il momento ideale in cui intervenire con il trattamento ortodontico, per ottenere il maggior risultato con il minimo impegno per il paziente.

Per questo, i bambini vanno visitati prima possibile da un ortodontista che possa valutare come e se intervenire per evitare problemi più spiacevoli in futuro.

Bruxismo: Cos’è ?

Il bruxismo è una parafunzione che porta al digrignamento dei denti. Se si soffre di bruxismo , si stringono inconsciamente i denti durante il giorno o, più frequentemente, durante la notte. Se il bruxismo è lieve potrebbe anche non richiedere un trattamento. Tuttavia il bruxismo può essere frequente e abbastanza grave da portare a disordini nell’occlusione , mal di testa , danneggiamento dei denti e altri problemi. Dato che si può soffrire di bruxismo notturno e non esserne a conoscenza fino all’insorgenza di complicanze, è importante conoscere i segni e sintomi del bruxismo per porvi rimedio.

Sintomi del bruxismo.

I segni e sintomi del bruxismo includono:

  • Il digrignare o stringere i denti , che può essere abbastanza forte da risvegliare i partner
  • Denti accorciati, appiattiti , fratturati o scheggiati
  • Smalto logoro che disgregandosi espone gli strati più profondi dei dentibruxismo
  • Aumento della sensibilità dentale
  • Dolore o senso di pesantezza riferiti ai muscoli masticatori
  • Mal d’orecchi
  • Mal di testa
  • Sofferenza facciale generalizzata
  • Segni o ferite sulla lingua

Quando sono presenti questi segni e sintomi è opportuno consultare un dentista che potrà fare diagnosi o meno di bruxismo.

Bruxismo: le cause

Ad oggi non sono completamente chiare le cause di bruxismo. Tuttavia si possono includere fra esse:

  • Ansia o stress
  • Rabbia repressa o frustrazione
  • Personalità competitiva o iperattiva
  • Malocclusione
  • Disturbi del sonno
  • Altre patologie di cui il bruxismo è una delle manifestazioni (Parkinson)
  • Assunzione di farmaci (antidepressivi)

Bruxismo: fattori di rischio

Questi fattori aumentano il rischio di bruxismo:

  • Stress. L’aumento di ansia o stress può portare a digrignare i denti . Così può rabbia e frustrazione.
  • Età . Il bruxismo è fisiologico nei bambini piccoli e di solito cessa nell’adolescenza.
  • Sostanze stimolanti. Tabacco, bevande contenenti caffeina o alcol, droghe come ecstasy o metanfetamine possono aumentare l’incidenza di bruxismo.

Bruxismo: complicazioni

Nella maggior parte dei casi, il bruxismo non causa gravi danni. Tuttavia può portare a:

  • Danni ai denti (compresi restauri e corone) o alla mandibola
  • Cefalea, mal di testa
  • Dolore facciale
  • Disordini temporomandibolari – che si trasmettono alle articolazioni temporo-mandibolari (ATM), situato proprio davanti alle orecchie e si percepiscono all’apertura e alla chiusura della bocca.

Bruxismo: trattamento

In molti casi, il bruxismo non necessita di trattamento. Tuttavia, se il problema è grave, le opzioni di trattamento comprendono alcune terapie e farmaci.

Terapie:

  • Gestione dello stress. Se si digrignano i denti a causa di stress, si può prevenire il problema con strategie che favoriscono il rilassamento, come l’esercizio fisico e il training autogeno. Se il bambino digrigna i denti a causa della tensione o della paura, si può aiutare a parlare della propria ansia appena prima di dormire. Bisogna ricordare tuttavia che nei bambini più piccoli (fino alla permuta dentale) il bruxismo è fisiologico e si posiziona all’interno del delicato processo di sviluppo delle strutture cranio-facciali.
  • Approcci dentali. Il dentista può suggerire l’utilizzo di un bite o un night-guard di protezione per evitare di danneggiare i denti e per condizionare la madibola a ritrovare una posizione corretta.
  • Ortodonzia. Ripristinare una corretta occlusione nei casi selezionati, può avere effetti positivi sul bruxismo.
  • Nei casi più gravi – quando l’usura dei denti ha portato alla sensibilità o l’incapacità di masticare correttamente, il dentista potrebbe pianificare una riabilitazione protesica con l’ausilio di corone protesiche per ripristinare una corretta occlusione e funzione