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Gengive che sanguinano: cause, consigli e rimedi

Non riesci a spiegarti perchè quando spazzoli i denti sanguinano le gengive? Quell’insopportabile sapore di sangue è comparso proprio con la gravidanza? Se hai le gengive che sanguinano spesso, qui troverai le tue risposte.

Il sanguinamento gengivale è un problema che affligge molti italiani. I soggetti che ne sono affetti spesso cercano di conviverci, sperando che passi in fretta, ma molto probabilmente non sanno che si tratta di un segno da non sottovalutare.

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Gengive che sanguinano: cause

Essenzialmente, il sanguinamento gengivale può manifestarsi in due modi:

  • In maniera spontanea;
  • In maniera non spontanea (o indotta), se esso avviene durante lo spazzolamento o il passaggio del filo interdentale.

In entrambi i casi la causa più frequente è l’accumulo di placca lungo il margine gengivale (tra dente e gengiva).

La placca è costituita da microbi che danneggiano le gengive dapprima in maniera diretta con le loro tossine e successivamente in maniera indiretta mediante l’infiammazione.

Il tartaro invece, è placca calcificata e contribuisce alla medesima maniera al danno.
Il quadro che si viene a creare, noto come gengivite, causa delle piccole ulcerette internamente alla gengiva, che possono sanguinare sia sollecitate che spontaneamente.

La gengivite si manifesta anche con gonfiore e rossore e se non viene trattata può evolvere in parodontite (volgarmente detta piorrea), causando alla lunga, la perdita dei denti

Fattori predisponenti il sanguinamento gengivale

Se sei una donna in gravidanza, quasi sicuramente avrai le gengive che sanguinano molto più facilmente e molto più spesso.

Ciò è dovuto alle alterazioni ormonali proprie della gravidanza: difatti l’aumento degli ormoni femminili, causa un’infiammazione più marcata a carico dei tessuti gengivali che si traduce in un sanguinamento maggiore. Solitamente, dopo il parto, la situazione si attenua.

In gravidanza l’infiammazione causata da placca e tartaro determina maggior sanguinamento gengivale

Inoltre, l’utilizzo di farmaci quali anti-aggreganti (cardioaspirina) e anti-coagulanti (coumadin) può determinare un sanguinamento gengivale più marcato.

Ulteriori fattori predisponenti possono essere:

  • Pubertà;
  • Ovulazione;
  • Pillola anticoncezionale;
  • Carenza di vitamina C;
  • Diabete;
  • Leucemia.

Ecco qui un video riepilogativo sulle cause e i fattori di rischio del sanguinamento gengivale. Fonte: Società Italiana di Parodontologia.


 I 3 rimedi contro il sanguinamento gengivale

Chiarito dunque cosa causa il sanguinamento delle gengive, possiamo capire come si cura. Fondamentale premessa è che non esistono rimedi naturali: bicarbonato di sodio, limone, polveri magiche, aiutano solo a danneggiare i denti. Vediamo dunque quali sono le tecniche realmente sicure e affidabili:

1. Spazzola e usa il filo interdentale tutti i giorni

Mantenere le gengive con meno placca possibile è fondamentale per evitare che queste sanguinino. Spazzola i denti almeno 2 volte al giorno per 2 minuti e usa il filo interdentale la sera prima di andare a dormire. In questa maniera le gengive non si infiammeranno e non sanguinerai più.

Il filo interdentale è molto importante per prevenire il sanguinamento gengivale in quanto arriva dove lo spazzolino non riesce a pulire

Ciò che andrebbe detto ai pazienti è che se in uno i più punti la gengiva sanguina, è proprio lì che bisogna insistere con lo spazzolamento. L’area è infiammata e se non si pulisce, si infiamma di più.

2. Dai un’occhiata allo strumentario

Sei sicuro che lo spazzolino si a posto? Secondo le linee guida dell’American Dental Association è opportuno utilizzare uno spazzolino a setole morbide (soft). Uno spazzolino particolarmente duro, è troppo aggressivo nei confronti delle gengive e può determinare sanguinamento.

A volte non è tanto la tipologia di spazzolino a determinare il sanguinamento gengivale, quanto la maniera con la quale lo si usa. Ricorda di non esercitare troppa forza come se stessi sfogando i tuoi problemi sui denti ma di spazzolare delicatamente. La maggior parte degli spazzolini elettrici tuttavia, possiede un sensore di pressione (Smart Ring) che si illumina quando si sta esercitando troppa forza.

3. Fai visite periodiche dal dentista

Osservare una scrupolosa igiene orale per limitare al massimo la placca non è sempre sufficiente ad evitare gengive che sanguinano. Questo perchè la placca eventualmente non rimossa si calcifica e forma il tartaro. Il tartaro non può essere eliminato con il comune spazzolino, pertanto è opportuno eseguire una pulizia dei denti dal dentista ogni 6 mesi circa.

Cosa non fare

Cercando nel web i rimedi contro il sanguinamento gengivale, ci si imbatte in un mondo di informazioni, molte delle quali profondamente errate. Ecco dunque una piccola lista di prodotti da evitare in quanto dannosi o semplicemente inutili:

  • Aloe Vera;
  • Bicarbonato di Sodio;
  • Infuso di malva;
  • Limone;
  • Acqua e sale;
  • Antibiotici e anti-infiammatori;
  • Thè nero.

In conclusione tramite l’azione sinergica e combinata di 3 semplici rimedi, è possibile sconfiggere il sanguinamento gengivale dovuto alla placca e mantenere delle gengive sane e durature nel tempo.

Costo Impianto Dentale: tutto quello che devi sapere

Devi sostituire uno o più denti? Allora il costo impianto dentale è fra le domande che ti stai ponendo.

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Devi fare un intervento di implantologia dal tuo dentista di fiduccia è innegabile che la spesa inciderà sul tuo budget, mentre un professionista che pubblicizza un listino prezzi stracciato, all’apparenza, infierirà molto meno.
Ma l’intervento di implantologia eseguito dal secondo avrà la stessa percentuale di successo di quello effettuato dal primo?
E l’impianto dentale avrà la medesima durata?

Uno slogan veritiero e illuminante potrebbe parafrasare quello sui diamanti: un impianto dentale è per sempre (o quasi). Oggi molto diffuso, questo dispositivo medico-chirurgico ha quasi completamente soppiantato le protesi mobili di un tempo, popolarmente conosciute come dentiere. Dalla sua, ha il grande pregio di sostituire la radice naturale del dente offrendo resistenza e prestazioni meccaniche di ottimo livello. Con un impianto di qualità si può masticare tranquillamente, senza contare che supporta una corona dentale del tutto simile a un dente naturale, salvaguardando al 100% l’estetica del sorriso.

Una manna dal cielo per chi è afflitto da edentulia, ma c’è un ma. Perché tutto fili lisci, è indispensabile che il dispositivo sia di qualità certificata e che il dentista implantologo sia esperto e competente. Il rischio, altrimenti, è quello di un insuccesso. In pratica, l’impianto non si integra adeguatamente con l’osso e dovrà essere rimosso. Non solo. Anche dopo diverso tempo può manifestarsi una perimplantite. Si tratta di un’infezione nella sede d’impianto che ne rende necessaria l’asportazione. Si verifica in assenza di un’adeguata igiene orale, in particolare se fumi, ma anche qualora l’intervento di implantologia sia eseguito in condizioni non sterili oppure, di nuovo, se è di materiale scadente.

Un manufatto scadente e un odontoiatra poco competente d’altro canto quadruplicano la percentuale di insuccessi.

E magari hai speso persino di più che da un dentista bravo … Com’è possibile? Semplice: scorporando le voci di spesa. Perno corona, che nella tua bocca formano un tutt’uno, nel preventivo vengono separate, così il prezzo ti sembra conveniente, salvo poi dover sborsare anche i soldi per la capsula
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Impianto dentale: cos’è?

Il costo impianto dentale di un brand affidabile  che sembra esoso a molti pazienti, è motivato. Per spiegarti perché, approfondiamo la conoscenza di questo dispositivo.

Caratteristiche generali

 L’impianto dentale è una radice artificiale progettata per rimpiazzare quella/e naturale/i. È composta da un perno, detto fixture, e dall’abutment, il moncone di raccordo che rappresenta la struttura portante della corona dentale artificiale. La fixture ha la forma di una vite conica o cilindrica, filettata, con superficie ruvida. Filettatura e asperità aumentano la superficie di contatto, favorendo l’osteointegrazione. Si tratta del processo biologico nel quale il materiale estraneo dell’impianto arriva a integrarsi con l’osso nel quale è inserito. Perché questo avvenga occorre un materiale biocompatibile che non crei problemi di allergie e rigetto. Quelli utilizzati sono:
  • titanio
  • lega zirconio-titanio
  • biossido di zirconio (zirconia)
Il titanio è il più usato. I suoi vantaggi sono l’eccellente biocompatibilità e la robustezza, indispensabile per sopportare il carico masticatorio. Le esigenze estetiche hanno però favorito anche l’implementazione di impianti, altrettanto biocompatibili, in materiali bianchi.  La resa estetica, in particolare, è fondamentale nei denti anteriori, e occorre tenerne conto preventivando una futura, potenziale recessione gengivale, frequente con l’avanzare dell’età. Per questo oggi vediamo anche impianti in zirconia o in titanio-zirconio.

Le fixture non sono tutte uguali. Variano per dimensioni, filettatura, attacco, in modo da poter rispondere alle diverse esigenze anatomiche del paziente. A un occhio profano tali variazioni sembreranno irrilevanti, ma non è così. Da quelle “minime” disuguaglianze deriva la probabilità di riuscita dell’impianto. I brand leader del settore investono grandi risorse per creare fixture sempre più vicine alla perfezione. I risultati ci sono: gli insuccessi sono sempre più rari e il comfort del paziente sempre maggiore.

Analogo discorso per l’abutment.  Quelli più recenti sono solitamente a connessione interna, ossia hanno un diametro inferiore rispetto alla fixture perché, si è notato, aderiscono in modo più efficiente alla gengiva. Il moncone non è necessariamente dello stesso materiale del perno. Oggi spesso si preferisce la zirconia perché bianca.

Infine, la corona o la protesi. E’ la parte visibile del dente artificiale e può essere in ceramica, zirconia, zirconia-ceramica o metallo-ceramica. Quest’ultima costa meno ma è pesante e antiestetica.

Attenzione, quindi, al preventivo del centro odontoiatrico   magari low cost, al quale ti sei rivolto. Se economico, potresti trovarti in bocca un manufatto che difficilmente ti accontenterà.

Tipologie di impianti dentali

Il costo impianto dentale è poi in funzione della tipologia d’impianto. Per ogni esigenza c’è una specifica tipologia. E’ importante che l’implantologo sia un dentista onesto ed esperto per aiutare il paziente a scegliere al meglio.

Impianto dentale a carico immediato

L’implantologia a carico immediato è sempre più diffusa. Tale definizione si riferisce al fatto che l’intervento di implantologia può seguire a breve l’estrazione dei denti. Le tecniche attualipermettono addirittura di eseguire l’intervento nella medesima seduta dell’estrazione, senza incisione gengivale. In tal modo, si limita il rischio di riassorbimento osseo e la convalescenza ha tempi molto contenuti. Ulteriore, fondamentale buona notizia è il fatto di poter inserire immediatamente le corone provvisorie.

In anni recenti hanno preso campo in particolaregli impianti All on Four All on Six. Risolvono il problema di un’edentulia totale con l’inserimento di un numero ridotto di impianti per arcata, ossia 4 (All on Four), o 6 (All on Six). La tecnica innovativa ne che sta alla base è l’inserimento obliquo delle fixture nell’osso mandibolare o mascellare. Questo aumenta la superficie di contatto e di appoggio, offrendo uno straordinario rapporto numero di impianti/stabilità. La possibilità di ricorrere alla chirurgia implantare guidata, con l’utilizzo della dima, permette attualmente di eseguire gli interventi con estrema precisione e minore invasività.

Quando si adotta un impianto All on Four/Six? In generale, in tutti quei casi dove la quantità di osso in sede di impianto è sufficiente e di buona qualità, in grado di mantenere adeguata stabilità durante il carico masticatorio, e non convenga conservare denti e radici naturali.  Il costo complessivo è lievemente minore rispetto a un impianto tradizionale.

Impianto dentale a carico differito

Gli impianti tradizionali o a carico differito viceversa prevedono tempistiche dilatate. Ancora più se occorre effettuare la rigenerazione ossea dentale guidata (talvolta necessaria anche per il carico immediato) oppure l’utilizzo di innesti ossei. Questi ultimi prevedono l’uso di tessuto osseo del paziente, ossia autologo, oppure di origine animale. Inutile dirlo, queste procedure hanno un costo. Se sono necessarie è ben giustificato, ovviamente. Talvolta, però, vengono proposte a pazienti che non ne hanno affatto bisogno. Come sempre, è quindi consigliabile affidarsi a un dentista onesto.

L’impianto a carico differito è bifasico. Inizialmente si inserisce l’impianto e si attende che avvenga un’adeguata osteointegrazione. Questa fase non prevede l’inserimento della corona, neppure provvisoria. La medesima sarà messa in sede solo nella seconda fase, dopo un arco di tempo variabile in funzione del singolo caso. Da considerare, inoltre, che lo stesso impianto non viene mai inserito nell’immediato dopo l’estrazione, occorrono circa 2-4 mesi di intervallo.

Quando preferire questa tipologia d’impianto? In linea di massimo se la quantità/qualità dell’osso non è sufficiente per un impianto a carico immediato (che usa fixture più lunghe), per impianti singoli e laterali. Il costo impianto dentale può essere lievemente superiore rispetto a quelli a carico immediato.

Mini-impianto

Anche detto mini-vite, è un dispositivo di dimensioni ridotte che stabilizza la protesi mobile con un particolare sistema di ancoraggio elastico. Si può utilizzare  sia per protesi totali che parziali, come ancoraggio per i provvisori e  perfino nel caso l’osso sia molto scarso. Ha un costo modesto.

Implantologia: vantaggi e svantaggi

I vantaggi dell’implantologia sono importanti:
  • risultato estetico eccellente;
  • durata, che può prolungarsi vita natural durante;
  • pieno recupero della funzione masticatoria;
  • prevenzione del riassorbimento osseo e conseguenti modifiche negative alla morfologia del viso.
Gli svantaggi invece sono rappresentati da:
  • costo impianto dentale maggiore di quello di una protesi mobile;
  • controindicazione assoluta nell’età evolutiva;
  • alcune condizioni patologiche (immunodeficienza, cirrosi epatica, insufficienza renale, patologie autoimmuni, gravi malattie ossee) costituiscono controindicazione permanente;
  • chemioterapia e infarto sono invece controindicazioni temporanee (occorre attendere un lasso di tempo stabilito dal medico);
  • uso di bifosfonati.

 

Passaporto implantare: cos’è e perché è importante

Perché i migliori dentisti rilasciano il passaporto implantare e altri nemmeno lo menzionano? Semplice, perché tale documento contiene informazioni che attestano la qualità dell’impianto dentale. Se questa manca, è comprensibile che l’odontoiatra non ne faccia cenno (e che tu devi preoccuparti). Esattamente, il passaporto contiene:
  • dati del fabbricante;
  • lotto di fabbricazione;
  • tipologia e dimensioni dell’impianto;
  • posizione del dispositivo;
  • dati dello studio dentistico;
  • data dell’intervento;
  • dichiarazione di originalità dei componenti utilizzati;
  • materiali utilizzati.
Nell’infelice ipotesi che occorra intervenire nuovamente su un impianto dentale, il passaporto implantare è un supporto indispensabile per capire come operare. Conservalo sempre.

Dentista implantologo: quanto contano l’abilità e l’esperienza?

Il costo impianto dentale non è il solo fattore che devi considerare. Per la riuscita duratura di un intervento è altrettanto fondamentale la professionalità e la scrupolosità del dentista implantologo. Suo compito è valutare se, quando e come effettuarlo, la tecnica da impiegare, la tipologia di impianto da usare, per esempio. Inoltre dovrà essere attento e competente anche nel gestire eventuali problematiche post-intervento.

Non meno importante, deve fornire al paziente adeguate istruzioni pre/post seduta, ad esempio relative all’igiene dentale professionale, per conservare nel tempo l’impianto. Infine, deve avvalersi della collaborazione di un laboratorio all’altezza: chi prepara la corona/protesi è l’odontotecnico. La remunerazione di questi incide sulla qualità del lavoro e sul prezzo finale a tuo carico. E posso assicurarti che i 2 valori sono allineati!

Insomma, se scegli pensando al prezzo, ecco alcune probabili conseguenze:

  • imperfetto posizionamento dell’impianto (con successiva rimozione);
  • infezioni, per mancato rispetto delle norme igieniche durante l’intervento;
  • scelta sbagliata della tipologia d’impianto (es. a carico immediato in presenza di osso fragile);
  • mancato rispetto dei tempi di guarigione, con inserimento precoce dell’impianto dopo l’estrazione o della successiva corona (risultato: fallimento assicurato).

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Lettera aperta a tutti i nonni

Cari Nonni,

Il vostro supporto per la crescita dei nostri figli e per la nostra sopravvivenza a questa fantastica esperienza che è l’essere genitori è fondamentale. Vi trovate in una condizione privilegiata potendo dare ai nipoti lo stesso amore (se non di più) che avete dato a noi figli senza però la responsabilità di chi deve educare. Questo, come sapete bene, alle volte porta a qualche vizio… il più delle volte innocente.

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Gli americani hanno l’abitudine di dare un nome a qualsiasi cosa e qualche hanno fa’ hanno coniato il termine “Grandparents’ decay” ossia “carie da nonni”. Questo “nuovo tipo di carie” origina dall’affetto che i nonni dimostrano ai nipoti attraverso caramelle, merendine, succhi di frutta industriali e cibi zuccherati di varia natura. Cari nonni, gli zuccheri sono un grande pericolo per i denti, e se vogliamo ridurre il rischio di carie dobbiamo fare attenzione; una sola preghiera: meno zuccheri e più spazzolino per un sorriso sano e sereno, proprio quello che voi desiderate per i vostri nipoti. E se già lo fate GRAZIE!!! Per evitare la carie bisogna lavorare in squadra il dentista pediatrico da solo non basta, serve l’aiuto di tutta la famiglia per vincere!!!

Denti affollati nei bambini. Cosa fare?

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Il desiderio di ogni genitore è che il proprio bimbo abbia un sorriso sano, con denti ben allineati in un viso armonioso. Gli anni passano e i nostri piccoli crescono ma non sempre la loro bocca si sviluppa in modo da lasciare sufficiente spazio a tutti i dentini. Talvolta, infatti, la dimensione dei denti è maggiore dello spazio disponibile. Si parla, in questi casi, di affollamento dentale che può compromettere, in futuro, l’estetica del loro viso.

Perché si possono creare condizioni di affollamento dentale ?

Ogni dente ha una sua dimensione ed ha bisogno di un determinato spazio, ma non sempre la dimensione dell’osso è adeguata. Motivo per cui si presentano non allineati, ruotati, accavallati, disordinati.

Cosa comporta avere i denti accavallati, ruotati e non allineati?

I denti disallineati favoriscono il ristagno della placca e aumentano il rischio di problemi gengivali e di carie interprossimale. Disallineamenti e affollamenti richiedono maggiore attenzione e cura nelle manovre di igiene domiciliare.

Inoltre, impattano in modo tale da essere soggetti a usura irregolare. Il carico masticatorio è sbilanciato e sottopone alcuni denti a particolare stress masticatorio.

Come si risolve un problema di affollamento dentale?

Per equilibrare lo spazio disponibile nell’osso e lo spazio richiesto dalle dimensioni dei denti si può agire in due modi:

  1.  Aumentare lo spazio disponibile ovvero espansione delle arcate

Appena si nota un accavallamento dei denti è importante rivolgersi all’ortodontista per valutare come e quando affrontare e risolvere il problema. Alcuni trattamenti di espansione delle arcate trovano maggiore efficacia e indicazione in determinate fasce di età, per cui ogni caso deve essere valutato singolarmente in tutte le sue componenti di crescita, di permuta, di spazio dentale e di spazio osseo, nonché nelle funzioni.

Entro una certa età, l’espansione trasversale dell’arcata superiore è una procedura semplice, quasi impossibile in quella inferiore; se la ristrettezza di spazio coinvolge entrambe le arcate sarà sconsigliato espandere la sola arcata superiore per non perdere il coordinamento fra le due.

  1. Ridurre lo spazio necessario attraverso l’estrazione di alcuni denti

Per creare il giusto equilibrio, può essere necessario in alcuni casi, procedere sacrificando alcuni denti a favore di un beneficio complessivo. Questa indicazione, può lasciare perplessi. Quando un ortodontista decide che il compromesso accettabile per quel paziente è l’estrazione di alcuni elementi, significa che ha valutato le alternative terapeutiche, ma che ogni altra alternativa ha un compromesso più sfavorevole da accettare. Le estrazioni programmate in ortodonzia, sono strumento potentissimo che consente di risolvere le problematiche di spazio, senza incidere sulla parte inferiore del viso che, insieme agli occhi, caratterizza maggiormente il volto.

L’attrattività di un viso, infatti, dipende dalla bellezza delle sue singole componenti (occhi, naso, bocca) e dal rapporto tra di esse.

Ogni paziente è unico e irripetibile e l’impegno dell’ortodontista è massimo, per formulare un corretto piano di trattamento, costruito su misura sul caso dello specifico paziente. Diversi anni di studio, di specializzazione e di aggiornamento continuo, contribuiscono a far sì che il professionista abbia gli strumenti, le tecniche e le conoscenze necessarie, per gestire i diversi livelli di complessità dei casi che gli si presentano, e definire il momento ideale in cui intervenire con il trattamento ortodontico, per ottenere il maggior risultato con il minimo impegno per il paziente.

Per questo, i bambini vanno visitati prima possibile da un ortodontista che possa valutare come e se intervenire per evitare problemi più spiacevoli in futuro.

Tasche Gengivali, Cosa Sono e Come si Curano

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Le tasche gengivali sono causate da un aumento del solco gengivale, lo spazio stretto e poco profondo ai lati del dente, tra la superficie dentale e l’epitelio sulcare della gengiva. Questo spazio, in condizioni di salute parodontale, misura tra i due ed i tre millimetri. Quando vi sono parodontopatie in atto, esso può superare i quattro millimetri.

Quando il solco gengivale aumenta in profondità, ci troviamo in presenza di quella che viene denominata ‘tasca gengivale’, o più correttamente tasca parodontale, le cui cause sono da attribuirsi principalmente all’accumulo di placca batterica che può arrivare a determinare la distruzione dell’epitelio sulculare, che si ritira, lasciando esposta la radice dentale. I batteri causano gengiviti con conseguenti sanguinamenti provocati anche dal semplice spazzolamento dei denti.

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In seguito alla contrazione della gengiva, anche l’osso sottostante si riassorbe, provocando tasche ossee nelle quali la placca si accumula, calcificandosi in tartaro a causa dell’intervento di elementi presenti nella saliva.

La placca e il tartaro accumulati al di sotto dei tessuti gengivali determinano la progressione della malattia. I batteri si annidano e si moltiplicano nelle tasche parodontali scatenando la risposta dei meccanismi di difesa del sistema immunitario.

La risposta immunitaria e le tossine prodotte dai batteri distruggono gli osteoblasti, le cellule responsabili della riproduzione ossea.

In una seconda fase, durante la riparazione dei tessuti, l’epitelio si rigenera più velocemente dell’osso ricoprendo la tasca parodontale e le impedisce di regredire completamente.

Di conseguenza, si determina un riassorbimento osseo che causa l’instabilità dei denti, che cominciano a muoversi nelle proprie sedi e a cadere, anche se privi di carie o di altre patologie.

L’insorgenza di tasche gengivali è dunque una diretta conseguenza dell’accumulo di placca batterica non rimossa, tuttavia nella sua manifestazione sono coinvolti altri fattori.

Il fumo rappresenta uno di questi, le cui sostanze citotossiche possono distruggere le cellule responsabili della produzione dei tessuti di sostegno dei denti.

Anche le mutazioni ormonali possono influire in maniera rilevante nell’insorgenza della malattia determinando gengiviti, Sono considerate situazioni a rischio: la menopausa, la pubertà e la gravidanza.

Lo stress e il conseguente abbassamento delle difese immunitarie è un elemento concorsuale importante così come alcune terapie farmacologiche a base di contraccettivi, antidepressivi e farmaci antiipertensivi o cortisonici.

In presenza di diabete, inoltre, la malattia ha una maggiore probabilità di insorgenza e in ultimo non va sottovalutata una predisposizione genetica nell’instaurarsi di alcuni fattori di rischio.

Per approfondire:

  1. Perchè le gengive s’infiammano?

  2. Cos’è e come si cura la parodontite?

  3. Cosa faccio in caso di sanguinamento alle gengive?

  4. Come fa il dentista a stabilire se soffro di malattia parodontale?

 I sintomi della malattia parodontale

Quando ci troviamo in presenza dei sintomi sotto elencati, è lecito sospettare una malattia parodontale e quindi raccomandato procedere alle visite mediche specialistiche del caso:

  • gengive sanguinanti o gonfie e irritate;

  • alitosi, provocata dai batteri presenti nel cavo orale, che rilasciano composti volatili dello zolfo;

  • presenza di solchi tra i denti, ritiro delle gengive ed esposizione delle radici dentali;

  • denti che si muovono.

La presenza di tasche gengivali può non essere accompagnata da sintomi evidenti, il che spesso determina una diagnosi tardiva della patologia in atto. Essa viene diagnosticata soltanto in fase avanzata, quando si presentano sintomi importanti come la mobilità dei denti, il dolore, il sanguinamento ed, in alcuni casi, la caduta dei denti. La diagnosi viene effettuata per mezzo del cosiddetto sondaggio parodontale, che consiste nell’inserimento di una speciale sonda di misurazione tra il dente e il bordo gengivale per rilevare le dimensioni dello spazio presente. Le misurazioni vengono effettuate in più punti per stabilire la diffusione e la gravità della patologia che risulta conclamata in presenza di solchi che arrivino a superare i quattro millimetri. In presenza di sintomi quali quelli precedentemente elencati, risulta opportuno sottoporsi a visita specialistica, anche in considerazione del fatto che la presenza di arrossamenti, edemi e gonfiori delle gengive può facilmente nascondere la presenza di tasche gengivali.

Prevenzione delle tasche gengivali e terapia

Al fine di prevenire la formazione delle tasche gengivali, l’uso di dentifricio e spazzolino deve essere accompagnato a quello del filo interdentale, mentre l’utilizzo di collutori non è necessario a meno che il dentista non li consigli espressamente. Almeno una volta all’anno è consigliabile sottoporsi ad una pulizia professionale presso lo studio del proprio dentista. Senza dubbio lo strumento principe ai fini preventivi è rappresentato dallo spazzolino che deve però risultare efficiente. L’uso frequente tende ad allargare le setole e a rendere insufficiente l’intervento di pulizia: per questa ragione si consiglia di cambiare lo spazzolino non appena esso presenti segni evidenti di usura. Contrariamente a quanto spesso si pensa, le setole morbide sono di gran lunga superiori, per efficacia, a quelle dure che rischiano di irritare i delicati tessuti gengivali, anche in considerazione del fatto che ciò che conta è il modo di impiego dello strumento più che la sua conformazione. Esistono diverse tecniche efficaci per la pulizia dentale che il proprio dentista sarà in grado di suggerire.

La terapia delle tasche gengivali e della malattia parodontale sono strettamente correlate allo stadio della patologia in atto. Esse possono comprendere anche la chirurgia mucogengivale – vale a dire tutte quelle procedure idonee a correggere eventuali assenze o difformità dei tessuti gengivali – che va dall’allungamento gengivale fino al vero e proprio innesto di gengiva per coprire le radici esposte, dopo averla prelevata dal palato del paziente, o per coprire le tasche gengivali. Per definire la gravità della recessione gengivale, la classificazione più utilizzata è quella di Miller in base alla quale sono identificate quattro classi: le recessioni appartenenti alle diverse classi, dalla prima alla quarta, presentano gradi di gravità via via maggiori. In base a questa classificazione si ottengono anche precise indicazioni prognostiche che prevedono la possibilità di un intervento risolutivo solo nelle prime due classi.

Un’ azione preventiva fondamentale è smettere di fumare, dato che risulta ormai accertato che oltre la metà dei casi cronici di parodontite è aggravato dal fumo. È consigliabile ridurre la permeabilità dei tessuti gengivali alla placca assumendo integratori contenenti calcio, zinco ed acido folico e, in presenza di sanguinamenti gengivali, assumere vitamina C che ne favorisce la guarigione e ritarda la formazione della placca batterica.

I trattamenti medici e chirurgici per la malattia parodontale

I trattamenti non chirurgici, sono naturalmente il primo approccio per affrontare la malattia. Essi sono rappresentati dalle sedute di pulizia professionale che si aggiungono ad una attenta, regolare e scrupolosa igiene orale quotidiana domiciliare. Sedute di pulizia radicolare profonda – scaling – sono di valido ausilio per tenere sotto controllo il decorso della malattia parodontale. Questo tipo di interventi è indicato per il trattamento degli stadi iniziali della malattia o per forme non particolarmente gravi o avanzate. Tuttavia, qualche volta il trattamento non chirurgico non si rivela sufficiente per controllare o arrestare l’evoluzione della patologia che negli aspetti più avanzati richiede regolari sondaggi parodontali, per stabilire l’eventuale approfondimento delle tasche gengivali e la distruzione dei tessuti di supporto dei denti o dell’osso sottostante.

Il trattamento chirurgico della malattia parodontale, prevede due tipologie di soluzione: la chirurgia resettiva o la chirurgia rigenerativa. La prima ha l’obiettivo di rimodellare l’osso che fornisce il sostegno ai denti, eliminando le anomalie e le irregolarità che possono favorire l’accumulo di placca batterica in questi spazi. Tramite la chirurgia resettiva vengono anche rimosse definitivamente le tasche gengivali allo stadio avanzato, molto profonde, che perpetuano l’accumulo di placca, la proliferazione dei batteri e la conseguente infiammazione. Una volta eliminate le irregolarità che favoriscono la formazione di placca e l’infiammazione, il riassorbimento dei tessuti e la distruzione dell’osso si arrestano e la speranza di un decorso favorevole della malattia e di un recupero definitivo diviene possibile.

La chirurgia rigenerativa impiega tecniche ricostruttive o rigenerative che permettono di riformare il tessuto osseo che la malattia ha compromesso, innestando anche, quando necessario, biomateriali e sostanze chimiche necessarie a tale scopo. Fino a pochi anni fa, i chirurghi odontoiatri dovevano far ricorso all’impianto di tessuto prelevato allo stesso paziente in altre sedi corporee mentre oggi è possibile avvalersi di materiali di nuova concezione e di membrane sostitutive particolarmente efficaci. Tramite l’innesto di nuovo tessuto osseo si stimola la formazione e la rigenerazione dell’osso, per garantire la stabilità dei denti e la loro conservazione.

Tramite interventi di chirurgia plastica gengivale viene anche innestato il tessuto molle deficitario per ricostruire le gengive che si erano ritratte e ricoprire e proteggere le radici dei denti, che si trovavano esposte, con il pericolo di sviluppare carie radicolari. Si tratta, in questo caso, di un intervento di chirurgia micro-invasiva che, oltre a rinsaldare e stabilizzare i denti, consente anche un recupero estetico rilevante. Le ultime ricerche consentono di far ricorso a tessuti esterni, del tutto simili e idonei, senza ricorrere a quelli del paziente stesso.

Nuove frontiere nel trattamento della parodontite e delle tasche gengivali

Le ultime frontiere della terapia per il trattamento di gengiviti e denti mobili includono una tecnica alternativa che, se applicata in uno stadio non troppo avanzato della patologia, può eliminare la necessità dell’intervento chirurgico ma non si sostituisce alla terapia di pulizia meccanica delle tasche gengivali. È possibile impiegare una particolare luce laser all’interno della gengiva. Si tratta di un trattamento sostanzialmente indolore che non necessità di alcuna anestesia. Viene impiegato un laser al neodimio-yag, in grado di eliminare i batteri tramite vaporizzazione, rimuovendo anche l’area malata sulla gengiva senza recare alcun danno né ai tessuti sani né al dente stesso, stimolando allo stesso tempo la rigenerazione del tessuto osseo.

Esiste oggi anche un particolare strumento per la diagnosi di carie o concrezioni, che utilizza la fluorescenza laser a luce rossa. Questo strumento diagnostico è in grado di rilevare una carie profonda anche quando la struttura dello smalto risulti intatta. Oltre alla carie, lo strumento riconosce eventuali concrezioni di tartaro presenti nelle tasche parodontali e consente di eliminarlo completamente. Funziona per mezzo di una luce generata da un diodo laser che possiede una particolare lunghezza d’onda e viene indirizzata verso il dente. In caso di carie o concrezioni di tartaro, l’onda riflessa generata di rimando alla radiazione a fluorescenza provoca un segnale acustico. Un sistema elettronico valuta la lunghezza d’onda elaborata e rileva l’intensità ed il livello del problema dentale. I denti sottoposti alla scansione sono classificati in base a un valore numerico che funge anche da riferimento per il tipo di intervento suggerito.

Correlazione tra parodontite e fumo di sigaretta

Il fumo rappresenta il fattore principale di rischio nello sviluppo di tasche parodontali. Secondo uno studio risalente al 2007 effettuato in Nuova Zelanda presso il Dipartimento di “Scienze Orali dell’Università di Otago” che cercava di quantificare la correlazione tra il fumo di sigaretta e la perdita di tessuto parodontale, i risultati confermano che fumare abitualmente, nel lungo periodo determina danni rilevanti al parodonto dei giovani adulti. Nello stesso studio, si evidenziava anche il netto recupero della salute parodontale nel caso di interruzione del fumo. Un dato interessante rileva che non vi sono sostanziali differenze tra coloro che non hanno mai fumato e chi ha smesso prima dei 26 anni.

La malattia parodontale in gravidanza

È conquista recente la consapevolezza dell’importanza di controlli regolari della placca batterica in previsione di una gravidanza. È opportuno infatti risolvere eventuali problemi alle gengive o al parodonto prima della gravidanza, quando si possono adottare terapie farmacologiche senza dover tener conto delle possibili conseguenze sul feto. L’infezione potrebbe infatti trasmettersi al tratto genito-urinario determinando conseguenze anche gravi sulla gravidanza. Alcuni studi hanno rilevato la dimensione delle tasche gengivali nelle madri di bambini nati normopeso e in quelle di bambini nati sottopeso. La causa di parti prematuri sembra dovuta alla produzione di tossine batteriche e alla loro interazione con le prostaglandine e l’interleuchina prodotte dal corpo della madre. La loro presenza ad un elevato livello nel cavo orale e, di conseguenza, a livello genito-urinario, potrebbe stimolare il parto prematuro.

Uno studio svolto da ricercatori in Belgio ha dimostrato che una leggera masticazione è sufficiente per far entrare in circolo le tossine prodotte dai batteri nelle tasche gengivali che si diffondono nel corpo attraverso il sangue. La parodontite è strettamente correlata alla diffusione delle tossine, che determina stati infiammatori cronici e l’insorgenza di patologie cardiovascolari. I denti sono connessi ad altri organi ed è sufficiente masticare qualcosa perché le endo-tossine batteriche entrino in circolo e li possano raggiungere.

Domande e risposte

Non è normale che i denti si muovano un po’?

No. Al contrario, quando ci troviamo in presenza di mobilità dentale dobbiamo certamente sospettare una possibile parodontite, di cui sono un sintomo molto comune. In questo caso, il consiglio è quello di far visita al proprio dentista e valutare la situazione e le terapie da mettere in atto.

L’alimentazione ha influenza sulla malattia parodontale?

Non in via diretta, anche se è opportuno sottolineare che una sana alimentazione, completa e bilanciata, sta alla base di una buona salute e di un sistema immunitario in grado di difendere opportunamente il nostro organismo.

Che relazione esiste tra patologia parodontale e alito cattivo? È possibile che sia provocato da quest’ultima?

Sì, certamente ed è anzi uno degli aspetti più frequenti che si presentano in conseguenza del progredire della malattia. Infatti, i batteri presenti all’interno delle tasche gengivali che si vengono a formare, sono in grado di produrre composti volatili dello zolfo, responsabili dell’alitosi.

I denti sensibili sono un sintomo della malattia? Come comportarsi in presenza di elevata sensibilità dentale?

Non è detto che si tratti di malattia parodontale, in quando anche la carie può aumentare la sensibilità del dente affetto. Certamente una grande sensibilità dei denti è sempre presente in caso di malattia parodontale, in quanto la base del dente spesso risulta esposta.

Si tratta di una patologia che può colpire anche i bambini?

Esistono forme che presentano un’insorgenza precoce che si possono riscontrare addirittura nei bambini con ancora i denti da latte, per quanto i casi non siano frequenti.

È giusto ritenere che esista una correlazione tra la malattia e le patologie cardiache?

La malattia parodontale esercita un’influenza sulle patologie cardiache, in senso peggiorativo. Trattandosi di un’infezione batterica, i batteri responsabili possono facilmente introdursi nel flusso ematico ed aggravare le condizioni generali di alcune persone affette da malattie cardiache, quali ad esempio le endocarditi infettive.

Può essere utile fare sciacqui con un collutorio?

In presenza di patologia parodontale, quando si riveli difficoltoso l’uso del comune spazzolino, può essere prescritto dal dentista un collutorio con specifica azione antibatterica per contrastare la malattia e garantire una corretta igiene orale, che andrebbe utilizzato per periodi di tempo limitati al trattamento della patologia. È opportuno sottolineare, tuttavia, che i comuni collutori non sono da intendersi come sostituti dello spazzolino.

La presenza di denti storti rappresenta un rischio di insorgenza della malattia?

No. Il rischio di sviluppare la malattia parodontale è strettamente correlato con la presenza di placca batterica accumulata. Solo se la posizione dei denti ostacolasse la possibilità di effettuare una corretta igiene orale il rischio di sviluppare la malattia potrebbe considerarsi aumentato.

Esiste un legame tra diabete e malattia?

Sì, purtroppo. Oggi, il diabete mellito è ritenuto essere tra i principali fattori di rischio. Il consiglio per chi si trovi affetto da diabete è quello di sottoporsi a una visita dal proprio dentista, nel caso si presentasse qualcuno dei sintomi descritti.

Come si giunge a una diagnosi di malattia parodontale?

Il dentista giunge a formulare la diagnosi utilizzando una serie di strumenti diagnostici che comprendono l’esame della bocca, le radiografie, eventuali strumenti di laboratorio. Uno strumento di particolare importanza è la sonda parodontale per riuscire a individuare eventuali tasche che interessino i tessuti parodontali, in presenza delle quali la diagnosi è praticamente certa.

La malattia parodontale è ereditaria?

No, non si tratta di una patologia ereditaria ma di una patologia la cui insorgenza è invece strettamente correlata ad una insufficiente igiene orale. Recenti studi hanno però evidenziato l’ereditarietà di alcuni fattori che predispongono allo sviluppo della malattia.

Esiste una qualche correlazione tra alcuni farmaci e lo sviluppo della malattia?

Esistono farmaci che possono provocare alterazioni a livello dei tessuti parodontali.

La malattia parodontale si cura con gli antibiotici?

La terapia della malattia parodontale viene prescritta dal parodontologo in base alla tipologia e alla gravità della patologia. Gli antibiotici possono rientrare nel piano di trattamento a discrezione dello specialista, in alcuni casi.

C’è qualche relazione tra la malattia parodontale e il fumo?

Il fumo aggrava il quadro patologico e può provocare la perdita dei denti.

A cosa è dovuto il sanguinamento delle gengive e che relazione esiste con la malattia?

Le gengive sanguinano quando l’igiene orale non viene effettuata in modo costante o corretto. Il sanguinamento delle gengive, quando non in presenza di traumi o lesioni localizzate, dipende da una infiammazione dei tessuti gengivali. Il sanguinamento è molto frequente in caso di malattia parodontale.

Cosa succede se si contrae la malattia durante una gravidanza?

Gli squilibri ormonali provocati dalla gravidanza possono aggravare il rischio di infiammazione gengivale e dunque i controlli saranno importanti anche al fine di scongiurare un parto prematuro o la nascita del bambino sottopeso.

La menopausa può essere un’età a rischio?

Ogni periodo di squilibrio ormonale può rappresentare un incremento del rischio potenziale per la salute parodontale.

Che cos’è il parodonto?

È il tessuto che consente l’ancoraggio dei denti alle ossa mascellari ed è costituito dalle gengive, e da cemento radicolare, legamento parodontale e osso alveolare.

Che cos’è la placca batterica?

La placca batterica è costituita da batteri che aderiscono alla superficie dei denti. Un accumulo di placca può produrre un’infiammazione gengivale.

Lo sbiancamento dei denti è controindicato?

In generale non ci sono controindicazioni legate direttamente al rischio di sviluppo di parodontite.

Quali sono i soggetti a rischio di malattia parodontale?

Tutti coloro che hanno una predisposizione allo sviluppo di tale patologia e coloro che effettuano una scarsa pulizia dentale, i fumatori e i soggetti diabetici.

Quali sono i consigli per una efficace igiene orale?

Una buona igiene orale richiede pochi e semplici interventi ma che siano costanti e regolari. È opportuno lavare i denti con lo spazzolino e con il filo interdentale dopo i pasti e comunque almeno una volta al giorno. La pulizia dei denti deve essere eseguita con cura, in modo da rimuovere quanta più placca possibile dalla superficie dei denti e dagli interstizi tra di essi. Si sconsiglia l’utilizzo di spazzolini con setole troppo dure che potrebbero provocare irritazioni ed anche lesioni ai delicati tessuti gengivali. Il dentista potrà fornire utili indicazioni sia sugli strumenti più idonei che sulla corretta metodologia di pulizia.

Che cos’è il tartaro, come si forma e come si rimuove?

Quando la placca batterica non viene regolarmente rimossa dalle superfici dei denti, può calcificarsi a causa di elementi presenti nella saliva e provocare danni gengivali che vengono trattati attraverso la loro rimozione. Il tartaro viene rimosso dalle superfici dentali con l’utilizzo di strumenti manuali e di apparecchiature ad ultrasuoni.

Si può recuperare il sostegno osseo compromesso dalla malattia parodontale?

Le nuove frontiere in merito alla terapia della malattia parodontale consentono sia la completa guarigione della parodontite, con la scomparsa delle tasche gengivali, sia il recupero e la rigenerazione del parodonto. Il parodontologo è in grado di ripristinare il sostegno osseo compromesso dalla parodontopatia, grazie a procedure chirurgiche anche piuttosto sofisticate.

Parodontite: curare denti e gengive aiuta a prevenire infarto e ictus

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La salute dei denti merita di essere sempre in primo piano. Non è soltanto una questione estetica, ma soprattutto di salute a 360 gradi. Occhio alla parodontite quindi, un’infezione di origine batterica meglio conosciuta come piorrea (termine ormai desueto). Ma c’è di più. Infatti, se si cura la parodontite, si ottimizza anche l’elasticità di tutti i vasi sanguigni, migliorando la funzionalità delle arterie e aiutando a prevenire ictus e attacchi di cuore. La scoperta, pubblicata dal New England Journal of Medicine, è stata fatta da un gruppo di ricercatori dell’University College of London, guidato dall’italiano Francesco D’Aiuto.

Dalla salute dei denti dipende il benessere di tutto il corpo. A causa delle malocclusioni, ad esempio, cioè forti disallineamenti dei denti, che portano a scaricare le forze in modo scompensato (non a caso quando si deve sopportare uno sforzo intenso si dice di stringere i denti), si possono avere problemi di postura, di equilibrio, e mal di schiena anche gravi.

Uno dei problemi che possono assumere risvolti seri e da non sottovalutare è la parodontite popolarmente nota come piorrea, legata ad un’infezione di origine batterica (nella nostra bocca infatti vivono circa 500 ceppi batterici che solitamente non creano problemi perché vengono tenuti sotto controllo dal nostro sistema immunitario). Questa patologia interessa l’apparato di sostegno del dente, e cioè gengiva, osso e legamento, che sono strutture deputate a tenere ancorata la dentatura nella sua posizione.

La gengiva sana ha una consistenza compatta, colore rosa e mostra spesso una superficie punteggiata che le conferisce il cosiddetto aspetto a buccia d’arancia. Una gengiva colpita da parodontite, invece, sanguina spesso, prima in seguito a spazzolamento, poi anche al semplice tocco ed è gonfia al bordo. L’alitosi (alito cattivo), allentamenti o migrazioni di elementi dentari sono di solito sintomi di una parodontite già avanzata.

La malattia di solito inizia come una semplice gengivite, cioè come una forte infiammazione. Se l’igiene orale è trascurata, i batteri formano delle placche appiccicose nelle quali può moltiplicarsi indisturbata la famosa placca batterica o placca dentale. È caratteristico della parodontite, infatti, osservare molto tartaro depositato sotto il margine gengivale. Le gengive quindi si abbassano, perdendo progressivamente il loro attacco ai denti e facendoli apparire più lunghi di prima e la perdita di osso procede mano mano che le tasche parodontali, che si vengono a formare a causa degli attacchi batterici, diventano più profonde. Inoltre si registrano cambiamenti nella sensibilità dei denti quando si mastica e si sviluppo di ferite in bocca.

Con la distruzione progressiva dell’osso, i denti possono diventare mobili e le gengive recedere, fino a determinare la perdita dei denti stessi, visto che non esiste più il loro naturale sostegno. Nelle fasi progressive è frequente il fenomeno della migrazione dei denti, cioè del loro spostamento dalla posizione corretta. In parole povere si creano spazi sempre più ampi tra dente e dente, che fanno sì che i denti non si mantengano stabili durante la masticazione. Il dolore è in genere assente, a meno che non ci siano infezioni secondarie acute (per esempio la formazione di ascessi in una o più tasche parodontali). Inoltre, la ritenzione di cibo nelle tasche può determinare fastidio e dolore in corrispondenza dei pasti. Tra le cause che mettono alcune categorie in una situazione di maggiore rischio in prima linea il fumo. Infatti, nei fumatori, la malattia avanza spesso più rapidamente e ha un decorso più aggressivo e refrattario alle cure.

La causa genetica è un altro fattore molto importante: oggi si sa che circa il 30 per cento della popolazione possiede un genotipo che predispone alla parodontite. Attualmente esistono test in grado di identificare questi pazienti, che dovranno essere sorvegliati in modo particolare e mantenere una perfetta igiene orale.

Anche lo stress (che indebolisce le difese immunitarie) e altre condizioni come la gravidanza e alcune patologie (diabete con glicemia alta, AIDS, alcune poliartriti su base immunitaria) predispongono all’insorgenza della piorrea.

Ma ci si può attrezzare adeguatamente, grazie ai consigli dello specialista, per correre ai ripari in tempo. La terapia iniziale, secondo quanto riferiscono gli addetti ai lavori, mira a migliorare l’igiene orale del paziente, rimuovendo tartaro e placche batteriche, lucidando le superficie dentarie e ottimizzando l’igiene orale quotidiana. Lavare dunque i denti almeno tre volte al giorno dopo i pasti principali e ricorrere alla pulizia in media ogni quattro-sei mesi.

Se dopo uno-tre mesi dalla pulizia, le tasche profonde sono ancora presenti si procede alla levigatura sottogengivale delle radici, in anestesia locale, finalizzata alla rimozione del tartaro sottogengivale.

Il trattamento antibiotico contro la parodontite può essere molto utile, soprattutto se mirato, rivolto contro i germi specifici, che possono essere individuati con un semplice test microbiologico (PadoTest). Gli antibiotici, solitamente, vengono somministrati per una-due settimane.

I casi più gravi di parodontite si possono trattare con un laser chirurgico, che vaporizza tutti i microrganismi in grado di raggiungere.

La terapia chirurgica classica viene presa in considerazione soltanto quando permangono tasche profonde dopo gli altri trattamenti. Ad esempio si può prelevare una piccola porzione di tessuto del palato ed usarla per rinforzare le gengive Inoltre, oggi, grazie alle ultime tecniche, è possibile non solo rimuovere le tasche parodontali, ma anche rigenerare i tessuti distrutti.

Oms: la carie è una delle malattie croniche più sottovalutate

Dentista_Termoli_cordisco  La carie non è mai da sottovalutare: la prevenzione è la più potente arma a disposizione di ognuno di noi per non incorrere in questo problema.
Ma secondo uno studio americano e inglese, pubblicato nel Journal of dental research, sono ancora 190 milioni le persone che ogni anno non si preoccupano di trattare la carie nel modo adeguato, 2 miliardi e mezzo in tutto gli adulti che non l’hanno curata. E ancora, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), si tratta della quarta malattia cronica più cara, quando viene sottovalutata.

Lo studio, riporta il Sole24Ore, ha verificato che 640 milioni di bambini hanno i loro denti da latte cariati. E ciò che stupisce di più è che in Italia si registra un’incidenza del 47% superiore alla media dell’Europa occidentale.

Le cause sono note: igiene orale trascurata, alimentazione sbagliata. Dal momento che la carie è una malattia cronica e degenerativa, prima viene diagnosticata e curata, meglio è per la salute della persona. Ma ancora meglio sarebbe proteggere i propri denti dal rischio di contrarla: buone abitudini alimentari, soprattutto nei bambini, fanno la differenza. La sana routine di cura dell’igiene orale è quanto mai consigliata: lavare i denti dopo ogni pasto e non dimenticare mai il filo interdentale.

INFO PER MAMME E BIMBI

Pedodonzia: qualche risposta alle domande più frequenti delle mamme :

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1) Perche’ sono importanti i dentini da latte?
Spesso c’è una convinzione, da parte dei genitori, che i dentini da latte non siano poi così importanti perchè provvisori.
Invece sono importantissimi perchè:
1. Conservano lo spazio per i successivi denti permanenti
2. Insieme alla lingua intervengono nella crescita’ mandibolare e mascellare
3. Sono una chiave importante nel corretto sviluppo del linguaggio e della fonazione
4. Se correttamente sviluppati danno una positiva immagine di se’

2) Quando iniziare a pulire i dentini da latte, e come?
Da 0 mesi all’eruzione del primo dentino bisogna cominciare a pulire le gengive del bimbo con una garzina inumidita, possibilmente dopo ogni poppata.
Successivamente, all’arrivo del primo dentino, si può cominciare a spazzolarlo con lo spazzolino appositamente studiato per i piccini, senza uso di dentifricio, con un movimento delicato dalla gengiva al dente.
Con l’arrivo dei premolari e molari da latte (attorno ai 24 mesi) oltre al movimento verticale (sempre dalla gengiva al dente, mai l’opposto) si aggiungono i movimenti “avanti-indietro” sulla superficie masticatoria (proprio dove nascono le prime carie), cercando di allontanare qualsiasi residuo alimentare dai solchi del dente.
Lavare i propri denti dopo ogni pasto principale, dando così il buon esempio, è una regola che vale per tutta la famiglia. Appena il bimbo/a è in grado di sputare, si può iniziare con l’uso del dentifricio specifico per l’età del bimbo, privo di fluoro (attenzione: la quantità del dentifricio deve essere pari ad una piccola lenticchia).

3) Come prevenire la carie nei bambini?
La regola d’oro è una corretta igiene orale dopo ogni pasto principale, riducendo al minimo i fuoripasto fatti di merendine, dolci, succhi di frutta, bevande zuccherate e caramelle gommose. Previlegiare viceversa la frutta e la verdura fresca! Comunque se è vero che gli zuccheri semplici (contenuti nelle bibite gassate, dolciumi, succhi di frutta, zucchero da tavola, miele etc.) vengono rapidamente utilizzati dalla flora batterica, è altrettanto vero che alimenti contenenti carboidrati complessi (pasta, pane, riso, orzo, farro, mais, segale, patate etc.) sono altrettanto pericolosi. Infatti, secondo recenti ricerche, sembrerebbe che sia più importante il tempo di permanenza del cibo all’interno della bocca rispetto alla quantità totale di zuccheri in esso contenuta. Gli alimenti zuccherini quindi possono essere consumati a patto che siano prontamente seguiti da un’adeguata pulizia orale, ma non prima di 10 minuti, per permettere alla saliva di tamponare il pH acido dopo ingestione, per esempio, di mele o agrumi. Infine ricordiamoci che l’alimentazione deve garantire un apporto di vitamine e minerali necessari a garantire la salute dei tessuti dentari (calcio, magnesio, fluoro, e fosforo in primis). Curiosità: via libera al succo di ossicocco (o cranberry), unico nel suo genere, in grado di prevenire la formazione di placca sulla superficie dei denti, interferendo con la capacità di un batterio gram-negativo, che prende il nome di Streptococcus mutans, implicato nella cariogenesi, di aderire alla superficie dello smalto.

4)Le sigillature dei solchi sono una buona prevenzione della carie nei bambini?
La funzione delle sigillature è di proteggere i denti dalla formazione della carie occlusale, e deve essere effettuata non appena i denti posteriori permanenti sono completamente erotti
nel cavo orale (solitamente intorno ai 6 anni). Normalmente si sigillano i molari permanenti, perché caratterizzati da una anatomia complessa, ricca di solchi e fossette difficili da pulire per la mano ancora poco esperta del bambino; ma è consigliabile sigillare anche i premolari e molari da latte, che vanno incontro alla permuta molto più avanti (attorno ai 9/11 anni), e che è quindi opportuno mantenere in bocca nelle migliori condizioni possibili fino a quel momento.
La sigillatura dei solchi consiste nell’applicazione di un materiale fluido e resinoso che scorre molto bene all’interno dei solchi e delle fossette dei denti, ed indurendosi (con una lampada fotopolimerizzante, in poco tempo e senza fastidio né dolore, non si usano strumenti aggressivi) ne rende la superficie masticante più uniforme. Questo impedisce il ristagno del cibo nei solchi, rendendone la superficie più detergibile. Inoltre la presenza di fluoro a rilascio graduale nel materiale utilizzato contribuisce a rinforzare lo smalto ed a proteggerlo ulteriormente dalla formazione della carie. Il tutto, ripetiamo, è assolutamente indolore, con brevi sedute da 10 minuti circa. Solitamente in due o al massimo tre sedute si sigillano sia i premolari e molari da latte che, soprattutto, i primi molari permanenti (che sono quattro!).

5) Quando portare i bambini a fare la prima visita dal dentista?
Generalmente consigliamo di non posticipare troppo in là, negli anni, sia per far conoscere ai bimbi la figura del dentista, sia soprattutto per non aspettare l’insorgenza delle prime problematiche dovute alla carie già in atto. Aspettando il “buco”, o addirittura i primi sintomi legati ad una carie avanzata (dolore, ascesso, dente distrutto), il primo approccio con la figura del dentista risulterebbe certamente più traumatico, e costringerebbe ad intervenire in prima battuta senza aver costruito precedentemente un rapporto di fiducia con il proprio curante. Quindi il consiglio è di introdurre la figura dell’odontoiatra già all’età di 3 anni, magari iniziando soltanto a contare i dentini insieme e facendo un giro su e giù sulla poltrona ’’magica’’ del dentista. Fare la prima visita precocemente è quindi importante anche per gettare le basi per un buon rapporto tra il bambino ed il dentista, e quindi tra l’adulto del domani ed il dentista.
Un suggerimento importante è non usare MAI il dentista come minaccia nei confronti di un bimbo restio a lavarsi i denti, o che mangia troppi dolci, poiché questo costituisce il miglior viatico per una futura fobia.

6) Il mio bambino ha delle macchie scure sui denti, che cosa sono?
Se si tratta di piccole macchioline alla base dei denti che formano una specie di linea scura a livello del colletto, è una cosa assolutamente innocua, non crea danno alcuno, e sembrerebbe pure associato ad una bassa incidenza di carie. Gli americani identificano qs fenomeno come Black Tartar, ma non si tratta di tartaro, bensì di batteri cromogeni che, associati ad una certa composizione salivare, creano queste macchioline scure. Queste macchie possono essere rimosse dal dentista con un gommino ruotante e un po’ di pasta abrasiva, ma tendono a riformarsi velocemente.

Sei una neomamma ? Conosci la “Sindrome da Biberon” ?

Bright mother feeding her adorable son in the kitchen  Il tuo bambino non ti lascia dormire la notte?

Si addormenta solo con il biberon e camomilla solubile o con il ciuccio e miele?

Sappi che l’assunzione prolungata e notturna di bevande zuccherate, o di succhiotti intinti in sostanze zuccherate, a scopo di calmante è da considerarsi un’abitudine alimentare scorretta.

Tra le bevande zuccherate: camomilla solubile, succhi di frutta, tisane dolci, latte con zucchero o miele, latte e biscotti, etc.

Oltre al fattore di predisposizione indviduale, l’esposizione prolungata agli zuccheri dei denti da latte favorisce la comparsa del processo carioso prevalentemente nel settore dei denti frontali, ma anche altri denti ne possono essere colpiti.

La carie nei neonati e nei bambini molto piccoli è spesso definita come “Carie o sindrome da biberon”.

È un problema che riguarda i piccoli tra i 9 mesi ca. e 3 anni di età.

Pensi che i denti da latte, essendo temporanei, non siano importanti?

I denti decidui come quelli permanenti sono necessari per masticare, parlare, sorridere, oltre ad essere fondamentali nel processo di eruzione di quelli permanenti.

Durante la notte il flusso salivare diminuisce, non esplicando così la sua funzione di tamponamento dell’acidità, provocata dai batteri con la fermentazione degli zuccheri. Lo smalto dei denti a causa di questa acidità diventerà più suscettibile agli attacchi dei batteri.

Se la carie da biberon non viene trattata provocherà dolore e infezione. I denti gravemente cariati potranno avere bisogno di essere rimossi.

Se i denti sono infetti o persi troppo presto a causa della carie da biberon, il bambino potrà sviluppare abitudini viziate, problemi di linguaggio e anche lo stato di salute dei denti permanenti potrà esserne condizionato. Inoltre, in seguito all’estrazione di un dente deciduo, le probabilità che i denti permenenti erompano in una direzione non corretta aumentano.

I nostri consigli

La buona notizia è che con alcuni semplici accorgimenti si può prevenire la sindrome da biberon:

– Pulisci le gengive del tuo bambino con una garza o un panno pulito dopo ogni poppata;

– Inizia a pulire i denti del tuo bambino, senza dentifricio, quando erompe il suo primo dente;

– Utilizza uno spazzolino con setole morbide per abituare il bambino all’igiene orale;

– Pulisci e massaggia le gengive anche nelle zone prive di denti;

– Quando tutti i denti da latte sono erotti passa il filo interdentale;

– Programma per tuo figlio regolari visite odontoiatriche e sappi che i rivestimenti sigillanti possono aiutare a prevenire la carie nei bambini.

Ricorda:

– Non permettere mai al bambino di addormentarsi con il biberon contenente altro che acqua;

– Non dare mai al tuo bambino un ciuccio immerso in qualcosa di dolce;

– Riduci lo zucchero nella dieta soprattutto tra i pasti.

Non è mai troppo tardi per eliminare le cattive abitudini. Se il tuo bambino beve liquidi zuccherati dal biberon durante la notte, puoi rompere questa abitudine gradualmente, diluendo il contenuto della bottiglia con acqua.

Consigli:

– Se il tuo bambino ha le gengive gonfie in seguito all’eruzione dei denti con conseguente dolorabilità, puoi utilizzare delle creme specifiche naturali o emollienti a base di camomilla.

– Non far utilizzare durante i pasti al tuo bambino le tue stoviglie, la carie è trasmissibile. Studi clinici hanno evidenziato come nella bocca di un bambino ancora privo di denti, non sia presente il microrganismo della carie e come la sua presenza sia riconducibile ad un meccanismo di trasmissisione da parte della madre.

Per qualsisi dubbio o curiosità rivolgiti al tuo dentista o igienista dentale che sapranno darti tutte le risposte che cerchi.

La salute orale del tuo bambino è molto importante anche per noi.

Una bocca sana aspettando un bambino sano

“Ogni figlio avuto, un dente perso” è un adagio popolare che in modo emblematico mette in evidenza l’influenza negativa che la gravidanza può avere su denti e gengive. È infatti risaputo che gli stravolgimenti che coinvolgono il corpo della donna in dolce attesa possono interessare anche la bocca. L’azione degli ormoni sulla gengiva, il reflusso gastrico e il vomito, la nausea che impedisce a volte di mantenere una corretta igiene orale sono fenomeni spesso presenti in gravidanza che possono influire negativamente sulla salute della bocca. Ma ormai è accertato che esiste anche una relazione inversa, ovvero che avere una bocca sana aiuta ad aspettare un bambino sano.

L’Accademia Americana di Parodontologia (AAP), la Federazione Europea di Parodontologia (EFP) e l’Associazione degli Ostetrici e Ginecologi Americani (ACOG) hanno dato precise indicazioni sulla gestione della salute orale in gravidanza. Negli ultimi anni numerosi studi scientifici hanno evidenziato come le future madri affette da Parodontite abbiano un rischio maggiore di andare incontro a pre-eclampsia e a parti prematuri associati alla nascita di bambini sottopeso.

Ma cos’è la parodontite? La parodontite, comunemente detta piorrea, è una malattia infiammatoria causata dai batteri presenti nella placca che si deposita sulla superficie dei denti. A differenza della gengivite, che sempre precede la comparsa della parodontite, è caratterizzata dalla distruzione dei tessuti che sostengono il dente, osso compreso.

GRAVMa come può la parodontite influenzare la gravidanza? L’ipotesi più convincente è quella che i batteri e le tossine presenti nei tessuti gengivali della donne malate di parodontite tramite il sangue possano raggiungere il feto e provocare infiammazione.

Ma è opportuno recarsi dal dentista durante la gravidanza? Assolutamente si. Anzi se sono passati più di sei mesi dall’ultimo controllo prima dell’inizio della gravidanza, andare dal dentista per un controllo e l’eventuale seduta di igiene programmata è raccomandato. Eventuali terapie necessarie possono essere portate a termine, con l’approvazione del ginecologo, in tutta tranquillità. Gli esperti sono d’accordo nell’affermare che non sottoporsi a cure dentali necessarie può provocare uno stato infiammatorio che può influire negativamente sulla gravidanza stessa.Cordisco-Fabio-Termoli