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Gengive che sanguinano: cause, consigli e rimedi

Non riesci a spiegarti perchè quando spazzoli i denti sanguinano le gengive? Quell’insopportabile sapore di sangue è comparso proprio con la gravidanza? Se hai le gengive che sanguinano spesso, qui troverai le tue risposte.

Il sanguinamento gengivale è un problema che affligge molti italiani. I soggetti che ne sono affetti spesso cercano di conviverci, sperando che passi in fretta, ma molto probabilmente non sanno che si tratta di un segno da non sottovalutare.

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Gengive che sanguinano: cause

Essenzialmente, il sanguinamento gengivale può manifestarsi in due modi:

  • In maniera spontanea;
  • In maniera non spontanea (o indotta), se esso avviene durante lo spazzolamento o il passaggio del filo interdentale.

In entrambi i casi la causa più frequente è l’accumulo di placca lungo il margine gengivale (tra dente e gengiva).

La placca è costituita da microbi che danneggiano le gengive dapprima in maniera diretta con le loro tossine e successivamente in maniera indiretta mediante l’infiammazione.

Il tartaro invece, è placca calcificata e contribuisce alla medesima maniera al danno.
Il quadro che si viene a creare, noto come gengivite, causa delle piccole ulcerette internamente alla gengiva, che possono sanguinare sia sollecitate che spontaneamente.

La gengivite si manifesta anche con gonfiore e rossore e se non viene trattata può evolvere in parodontite (volgarmente detta piorrea), causando alla lunga, la perdita dei denti

Fattori predisponenti il sanguinamento gengivale

Se sei una donna in gravidanza, quasi sicuramente avrai le gengive che sanguinano molto più facilmente e molto più spesso.

Ciò è dovuto alle alterazioni ormonali proprie della gravidanza: difatti l’aumento degli ormoni femminili, causa un’infiammazione più marcata a carico dei tessuti gengivali che si traduce in un sanguinamento maggiore. Solitamente, dopo il parto, la situazione si attenua.

In gravidanza l’infiammazione causata da placca e tartaro determina maggior sanguinamento gengivale

Inoltre, l’utilizzo di farmaci quali anti-aggreganti (cardioaspirina) e anti-coagulanti (coumadin) può determinare un sanguinamento gengivale più marcato.

Ulteriori fattori predisponenti possono essere:

  • Pubertà;
  • Ovulazione;
  • Pillola anticoncezionale;
  • Carenza di vitamina C;
  • Diabete;
  • Leucemia.

Ecco qui un video riepilogativo sulle cause e i fattori di rischio del sanguinamento gengivale. Fonte: Società Italiana di Parodontologia.


 I 3 rimedi contro il sanguinamento gengivale

Chiarito dunque cosa causa il sanguinamento delle gengive, possiamo capire come si cura. Fondamentale premessa è che non esistono rimedi naturali: bicarbonato di sodio, limone, polveri magiche, aiutano solo a danneggiare i denti. Vediamo dunque quali sono le tecniche realmente sicure e affidabili:

1. Spazzola e usa il filo interdentale tutti i giorni

Mantenere le gengive con meno placca possibile è fondamentale per evitare che queste sanguinino. Spazzola i denti almeno 2 volte al giorno per 2 minuti e usa il filo interdentale la sera prima di andare a dormire. In questa maniera le gengive non si infiammeranno e non sanguinerai più.

Il filo interdentale è molto importante per prevenire il sanguinamento gengivale in quanto arriva dove lo spazzolino non riesce a pulire

Ciò che andrebbe detto ai pazienti è che se in uno i più punti la gengiva sanguina, è proprio lì che bisogna insistere con lo spazzolamento. L’area è infiammata e se non si pulisce, si infiamma di più.

2. Dai un’occhiata allo strumentario

Sei sicuro che lo spazzolino si a posto? Secondo le linee guida dell’American Dental Association è opportuno utilizzare uno spazzolino a setole morbide (soft). Uno spazzolino particolarmente duro, è troppo aggressivo nei confronti delle gengive e può determinare sanguinamento.

A volte non è tanto la tipologia di spazzolino a determinare il sanguinamento gengivale, quanto la maniera con la quale lo si usa. Ricorda di non esercitare troppa forza come se stessi sfogando i tuoi problemi sui denti ma di spazzolare delicatamente. La maggior parte degli spazzolini elettrici tuttavia, possiede un sensore di pressione (Smart Ring) che si illumina quando si sta esercitando troppa forza.

3. Fai visite periodiche dal dentista

Osservare una scrupolosa igiene orale per limitare al massimo la placca non è sempre sufficiente ad evitare gengive che sanguinano. Questo perchè la placca eventualmente non rimossa si calcifica e forma il tartaro. Il tartaro non può essere eliminato con il comune spazzolino, pertanto è opportuno eseguire una pulizia dei denti dal dentista ogni 6 mesi circa.

Cosa non fare

Cercando nel web i rimedi contro il sanguinamento gengivale, ci si imbatte in un mondo di informazioni, molte delle quali profondamente errate. Ecco dunque una piccola lista di prodotti da evitare in quanto dannosi o semplicemente inutili:

  • Aloe Vera;
  • Bicarbonato di Sodio;
  • Infuso di malva;
  • Limone;
  • Acqua e sale;
  • Antibiotici e anti-infiammatori;
  • Thè nero.

In conclusione tramite l’azione sinergica e combinata di 3 semplici rimedi, è possibile sconfiggere il sanguinamento gengivale dovuto alla placca e mantenere delle gengive sane e durature nel tempo.

Corona protesica, quanto dura?

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La corona protesica pur essendo un atto terapeutico “definitivo”, è soggetta ad una sorta di “invecchiamento” che può limitarne la durata.

Modifiche ai tessuti gengivali circostanti e mantenimento igienico possono alterarne l’aspetto.

I pazienti che digrignano (bruxisti) accelerano il processo di invecchiamento ed aumentano il rischio di frattura dei materiali utilizzati e dei denti o impianti di supporto.

Le corone protesiche possono essere realizzate con vari materiali a seconda dei casi e delle diverse necessità di ciascun paziente.

Le corone possono essere in zirconio, in disilicato di litio o in resina. In quest’ultimo caso si tratta di corone provvisorie. Le corone in metallo e ceramica o metallo e resina, sono ormai in disuso.

I vantaggi legati all’utilizzo dello zirconio o del disilicato di litio rispetto alla metallo ceramica sono molteplici, derivanti anche dal fatto che essendo un materiale “bianco”, quindi di per se estetico, non necessita di essere mascherato nel cavo orale come il metallo.

Le corone sono restauri relativamente costosi (da 450 a 700 euro circa), infatti il paziente si aspetta una buona longevità dello medesime.

Venendo al dunque, per determinare la durata nel tempo di una corona protesica ci si può riferire ad un recente studio olandese, effettuato su 3500 corone protesiche in 1550 pazienti, eseguite tra il 1996 ed il 2011. Le corone sono state realizzate in metallo ceramica e disilicato di litio.

Risultati

La maggior parte delle corone singole valutate in questo studio, sono rappresentate da metallo-ceramica (63,8%) su molari (58,1%). Il tempo di osservazione dei restauri varia da 3 settimane a 11 anni,  con una media di 7 anni. Il tasso medio di fallimenti annui a 11 anni è risultato essere 0,7% per la sopravvivenza delle corone. Le corone singole posizionate su denti nell’arcata superiore hanno manifestato un grado di fallimento superiore rispetto a quelle posizionate inferiormente. Un rischio di fallimento maggiore del 25% è stato osservato nelle corone posizionate negli uomini rispetto a quelle collocate nelle donne.

Conclusioni

Dai dati ottenuti da questo studio si può concludere che le corone singole garantiscono un successo accettabile e soddisfacente a lungo termine

Corone dentale Termoli Dentista Cordisco Fabio

Dimentica la protesi mobile ! Torna a sorridere grazie all’implantologia

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L’edentulia totale, ossia la mancanza di tutti i denti in una o in entrambe le arcate rappresenta per molti un importante problema a livello estetico e psicologico ma, anche e soprattutto, a livello funzionale; basti pensare alle difficoltà nella semplice masticazione. Non a caso, chi ne soffre, è spesso costretto a una dieta fatta quasi unicamente di cibi liquidi/morbidi.

Con il passare degli anni, inoltre, l’edentulia totale determina un riassorbimento dell’osso mascellare, che, assottigliandosi, può causare, tra l’altro, modifiche vere e proprie del profilo facciale.

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La riabilitazione delle funzioni orali deve. quindi, significare per il paziente

  • soddisfazione
  • facilità di adattamento
  • funzionalità masticatoria
  • autostima
  • miglioramento estetico
  • migliore qualità della vita e nei rapporti sociali

E questo i portatori di protesi mobile, perennemente preoccupati della sua instabilità, lo sanno bene.

La mancanza di diversi denti può essere quindi felicemente risolta facendo ricorso all’implantologia moderna

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protesi mobile ancorata agli impianti: l’alternativa più semplice e spesso anche la più conveniente per il trattamento implantare del paziente edentulo. Questo tipo di impianto è indicato soprattutto per i pazienti che già portano una protesi ma insoddisfatti della sua tenuta. Naturalmente la protesi va comunque tolta e pulita dopo i pasti, ma la buona tenuta offre una piacevole sensazione di sicurezza e, in confronto ad una normale dentiera, offre un comfort di masticazione di gran lunga superiore.

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Toronto Bridge (All on 4)

ossia una protesi fissa su impianti che ripristina i denti mancanti dell’intera arcata : soluzione migliore per stabilità, funzionalità, gestione nel tempo e che risulta in grado di eguagliare in aspetto e sensazione i denti naturali.

Rispetto alla protesi mobile, infatti, gli impianti offrono diversi vantaggi nella vita di tutti i giorni :

Denti fissi che non rischiano di cadere creando disagio o imbarazzo

Palato libero per poter parlare e mangiare senza problemi;

Maggiore capacità masticatoria;

Supporto dei tessuti attorno alla bocca per un aspetto più giovanile del viso;

Nessuna necessità di adesivi, né di rimuovere la protesi durante le ore notturne

Implantologia Termoli Cordisco Fabio

Cos’è la Devitalizzazione o Cura Canalare ?

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Il trattamento canalare

In cosa consiste?

Il trattamento canalare (devitalizzazione) consiste nella rimozione della polpa (nervo dentale), presente all’interno del dente e per tutta la lunghezza delle radici, nella sua sostituzione con un’otturazione permanente in guttaperca.

Cosa si ottiene con il trattamento endodontico?

Il risultato è che il dente non sarà più un serbatoio infettivo e, dopo un’adeguata ricostruzione della corona, potrà continuare a svolgere le stesse funzioni di un dente integro. La percentuale di successo di una cura canalare corretta è, in condizioni normali, elevatissima. La percentuale diminuisce nei casi di ritrattamento endodontico, quando cioè è necessario ripetere la procedura per un insuccesso precedente (errori d’esecuzione, complessità anatomiche, difficoltà obiettive)

Quanto tempo richiede?

Il trattamento endodontico è ormai veloce anche per i molari, grazie alle nuove tecniche e alle moderne apparecchiature a disposizione.

Le fasi operative sono le seguenti:

1 – Anestesia locale per neutralizzare il dolore.

2 – Isolamento del campo operatorio mediante la diga di gomma (mezzo imprescindibile per una buona riuscita della cura canalare) consistente in un foglio di lattice di gomma teso da un archetto e tenuto fermo da un gancio posto intorno al dente da curare o a un dente vicino.

3 – Apertura della camera pulpare: accesso alla polpa attraverso una cavità preparata dal lato masticante del dente

4 – Reperimento del o dei canali radicolari con l’ausilio di ingrandimenti ottici (il microscopio è fortemente indicato).

5 – Misurazione della lunghezza ciascun canale mediante una radiografia e un localizzatore elettronico d’apice (la dose di radiazione assorbita nell’esecuzione di una radiografia ad uso odontoiatrico è minima).

6 – Strumentazione dei canali mediante strumenti endodontici che asportano il materiale contaminato dai batteri e sostanze infette, creando nel medesimo tempo una forma delle pareti adatta a una completa otturazione.

7 – Lavaggi con potenti disinfettanti, per ottenere un ambiente il più possibile pulito e asettico

8 – Otturazione canalare mediante guttaperca, materiale plastico e modellabile con il calore, associato a un cemento canalare

9 – Ricostruzione della corona

10 – Controllo radiografico della fine della cura

11 – Eventuale protesi

La Cura Canalare può far male?

Durante il trattamento endodontico il dolore è sotto controllo grazie all’anestesia locale. Un indolenzimento, che può essere soggettivamente più o meno fastidioso, può essere presente dopo la terapia, ma è facilmente controllabile con un comune analgesico.

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COME EDUCARE IL BAMBINO GIA’ DA PICCOLO A PRENDERSI CURA DEL CAVO ORALE.

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La prima visita da qualunque medico genera ansia nel bambino; chi sarà mai quel signore o quella signora con il camice bianco? Perchè la mamma, il papà, la nonna sono così nervosi mentre mi accompagnano?

Certamente il cavo orale, zona ad elevata sensibilità, gioca un ruolo fondamentale per la psiche del bambino: non è un caso se tutti gli oggetti che il bimbo, in tenera età, maneggia con le mani finiscono anche in bocca, proprio per la sensibilità che questo organo reca con sè. Diviene un mezzo per conoscere il mondo; per conseguenza il bimbo è assai allarmato non appena gli si propone di aprire la bocca e, con strumenti a lui non noti, si cerca di osservarne l’interno.

Tutto questo contesto viene poi enfatizzato dai genitori, a loro volta portatori di paure e apprensioni frutto delle precedenti esperienze più o meno fortunate.

TRE, CINQUE E SEI.

Come non iniziare un circolo negativo? Si potrebbe sintetizzarlo con tre, cinque, sei, ovvero le età fondamentali per iniziare un rapporto professionale con l’odontostomatologo. Il modo è assai semplice e il primo passo spetta sempre ai genitori.

Il bimbo, non appena compaiono i primi dentinI da latte, deve essere educato a spazzolarli, per gioco e senza finalità, con spazzolini morbidi e piccoli. In tal modo il contatto con oggetti esterni al cavo orale renderà per il piccolo il fatto familiare; ovrà diventare un’abitudine nel corso di tutta la vita, dobbiamo farlo divenire da subito una consuetudine.

All’età di tre anni è bene fare una prima visita odontoiatrica, logicamente in ambienti protetti, con la presenza dei genitori, avendo cura che questo primo incontro sia un gioco e non un triste rituale foriero di dolori e sofferenze.Solo in questo modo sarà possibile incentivare il futuro ragazzo a sottoporsi a tutte le manovre preventive professionali indispensabili per mantenere una corretta salute dentale. Dopo la prima visita, le scadenze possono essere annuali o, prudenzialmente, semestrali.

I cinque anni risultano essere una base fondamentale per l’evoluzione futura; a quell’età tutti i denti da latte (denti decidui) sono presenti nel cavo orale del bambino.Si può apprezzare il tipo di chiusura (occlusione) che il bambino ha, si possono verificare eventuali danni provocati dalle cosiddette abitudini viziate, la prima tra tutte il succhiamento del dito o del ciuccio.In questa fase, soprattutto se il rapporto tra odontoiatra e bambino si è consolidato, sarà possibile progettare interventi, nel caso si rendano necessari, per instaurare programmi preventivi di correzione dello sviluppo dei mascellari: l’ortodonzia precoce che tende a intercettare un potenziale sviluppo negativo delle ossa mascellari. In questa fase le ossa dei piccoli sono particolarmente plastiche e un modesto intervento, con una durata temporale anche ridotta, può correggere malposizioni ossee e dentali assai gravi.

Una risoluzione a questa età può far risparmiare cure ben più complesse in età più avanzata.

Sempre intorno ai cinque anni si può apprezzare il rischio di carie del bambino; la presenza di carie denuncerà un rischio più o meno marcato e sarà importante instaurare dei programmi preventivi adeguati affinchè non si moltiplichino, particolarmente negli anni immediatamente successivi, quando usciranno i primi molari, ovvero i primi denti permanenti. Al fine di evitare l’insorgenza di carie di questi denti, opportuni programmi preventivi domiciliari e professionali, sigillature dei solchi dei denti permanenti, dovranno essere messi in atto per evitare che il numero di carie si moltiplichi e il dentista diventi uno spauracchio e non un professionista con cui condividere un percorso di vita volto a mantenere la miglior salute orale possibile.

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Costo Impianto Dentale: tutto quello che devi sapere

Devi sostituire uno o più denti? Allora il costo impianto dentale è fra le domande che ti stai ponendo.

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Devi fare un intervento di implantologia dal tuo dentista di fiduccia è innegabile che la spesa inciderà sul tuo budget, mentre un professionista che pubblicizza un listino prezzi stracciato, all’apparenza, infierirà molto meno.
Ma l’intervento di implantologia eseguito dal secondo avrà la stessa percentuale di successo di quello effettuato dal primo?
E l’impianto dentale avrà la medesima durata?

Uno slogan veritiero e illuminante potrebbe parafrasare quello sui diamanti: un impianto dentale è per sempre (o quasi). Oggi molto diffuso, questo dispositivo medico-chirurgico ha quasi completamente soppiantato le protesi mobili di un tempo, popolarmente conosciute come dentiere. Dalla sua, ha il grande pregio di sostituire la radice naturale del dente offrendo resistenza e prestazioni meccaniche di ottimo livello. Con un impianto di qualità si può masticare tranquillamente, senza contare che supporta una corona dentale del tutto simile a un dente naturale, salvaguardando al 100% l’estetica del sorriso.

Una manna dal cielo per chi è afflitto da edentulia, ma c’è un ma. Perché tutto fili lisci, è indispensabile che il dispositivo sia di qualità certificata e che il dentista implantologo sia esperto e competente. Il rischio, altrimenti, è quello di un insuccesso. In pratica, l’impianto non si integra adeguatamente con l’osso e dovrà essere rimosso. Non solo. Anche dopo diverso tempo può manifestarsi una perimplantite. Si tratta di un’infezione nella sede d’impianto che ne rende necessaria l’asportazione. Si verifica in assenza di un’adeguata igiene orale, in particolare se fumi, ma anche qualora l’intervento di implantologia sia eseguito in condizioni non sterili oppure, di nuovo, se è di materiale scadente.

Un manufatto scadente e un odontoiatra poco competente d’altro canto quadruplicano la percentuale di insuccessi.

E magari hai speso persino di più che da un dentista bravo … Com’è possibile? Semplice: scorporando le voci di spesa. Perno corona, che nella tua bocca formano un tutt’uno, nel preventivo vengono separate, così il prezzo ti sembra conveniente, salvo poi dover sborsare anche i soldi per la capsula
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Impianto dentale: cos’è?

Il costo impianto dentale di un brand affidabile  che sembra esoso a molti pazienti, è motivato. Per spiegarti perché, approfondiamo la conoscenza di questo dispositivo.

Caratteristiche generali

 L’impianto dentale è una radice artificiale progettata per rimpiazzare quella/e naturale/i. È composta da un perno, detto fixture, e dall’abutment, il moncone di raccordo che rappresenta la struttura portante della corona dentale artificiale. La fixture ha la forma di una vite conica o cilindrica, filettata, con superficie ruvida. Filettatura e asperità aumentano la superficie di contatto, favorendo l’osteointegrazione. Si tratta del processo biologico nel quale il materiale estraneo dell’impianto arriva a integrarsi con l’osso nel quale è inserito. Perché questo avvenga occorre un materiale biocompatibile che non crei problemi di allergie e rigetto. Quelli utilizzati sono:
  • titanio
  • lega zirconio-titanio
  • biossido di zirconio (zirconia)
Il titanio è il più usato. I suoi vantaggi sono l’eccellente biocompatibilità e la robustezza, indispensabile per sopportare il carico masticatorio. Le esigenze estetiche hanno però favorito anche l’implementazione di impianti, altrettanto biocompatibili, in materiali bianchi.  La resa estetica, in particolare, è fondamentale nei denti anteriori, e occorre tenerne conto preventivando una futura, potenziale recessione gengivale, frequente con l’avanzare dell’età. Per questo oggi vediamo anche impianti in zirconia o in titanio-zirconio.

Le fixture non sono tutte uguali. Variano per dimensioni, filettatura, attacco, in modo da poter rispondere alle diverse esigenze anatomiche del paziente. A un occhio profano tali variazioni sembreranno irrilevanti, ma non è così. Da quelle “minime” disuguaglianze deriva la probabilità di riuscita dell’impianto. I brand leader del settore investono grandi risorse per creare fixture sempre più vicine alla perfezione. I risultati ci sono: gli insuccessi sono sempre più rari e il comfort del paziente sempre maggiore.

Analogo discorso per l’abutment.  Quelli più recenti sono solitamente a connessione interna, ossia hanno un diametro inferiore rispetto alla fixture perché, si è notato, aderiscono in modo più efficiente alla gengiva. Il moncone non è necessariamente dello stesso materiale del perno. Oggi spesso si preferisce la zirconia perché bianca.

Infine, la corona o la protesi. E’ la parte visibile del dente artificiale e può essere in ceramica, zirconia, zirconia-ceramica o metallo-ceramica. Quest’ultima costa meno ma è pesante e antiestetica.

Attenzione, quindi, al preventivo del centro odontoiatrico   magari low cost, al quale ti sei rivolto. Se economico, potresti trovarti in bocca un manufatto che difficilmente ti accontenterà.

Tipologie di impianti dentali

Il costo impianto dentale è poi in funzione della tipologia d’impianto. Per ogni esigenza c’è una specifica tipologia. E’ importante che l’implantologo sia un dentista onesto ed esperto per aiutare il paziente a scegliere al meglio.

Impianto dentale a carico immediato

L’implantologia a carico immediato è sempre più diffusa. Tale definizione si riferisce al fatto che l’intervento di implantologia può seguire a breve l’estrazione dei denti. Le tecniche attualipermettono addirittura di eseguire l’intervento nella medesima seduta dell’estrazione, senza incisione gengivale. In tal modo, si limita il rischio di riassorbimento osseo e la convalescenza ha tempi molto contenuti. Ulteriore, fondamentale buona notizia è il fatto di poter inserire immediatamente le corone provvisorie.

In anni recenti hanno preso campo in particolaregli impianti All on Four All on Six. Risolvono il problema di un’edentulia totale con l’inserimento di un numero ridotto di impianti per arcata, ossia 4 (All on Four), o 6 (All on Six). La tecnica innovativa ne che sta alla base è l’inserimento obliquo delle fixture nell’osso mandibolare o mascellare. Questo aumenta la superficie di contatto e di appoggio, offrendo uno straordinario rapporto numero di impianti/stabilità. La possibilità di ricorrere alla chirurgia implantare guidata, con l’utilizzo della dima, permette attualmente di eseguire gli interventi con estrema precisione e minore invasività.

Quando si adotta un impianto All on Four/Six? In generale, in tutti quei casi dove la quantità di osso in sede di impianto è sufficiente e di buona qualità, in grado di mantenere adeguata stabilità durante il carico masticatorio, e non convenga conservare denti e radici naturali.  Il costo complessivo è lievemente minore rispetto a un impianto tradizionale.

Impianto dentale a carico differito

Gli impianti tradizionali o a carico differito viceversa prevedono tempistiche dilatate. Ancora più se occorre effettuare la rigenerazione ossea dentale guidata (talvolta necessaria anche per il carico immediato) oppure l’utilizzo di innesti ossei. Questi ultimi prevedono l’uso di tessuto osseo del paziente, ossia autologo, oppure di origine animale. Inutile dirlo, queste procedure hanno un costo. Se sono necessarie è ben giustificato, ovviamente. Talvolta, però, vengono proposte a pazienti che non ne hanno affatto bisogno. Come sempre, è quindi consigliabile affidarsi a un dentista onesto.

L’impianto a carico differito è bifasico. Inizialmente si inserisce l’impianto e si attende che avvenga un’adeguata osteointegrazione. Questa fase non prevede l’inserimento della corona, neppure provvisoria. La medesima sarà messa in sede solo nella seconda fase, dopo un arco di tempo variabile in funzione del singolo caso. Da considerare, inoltre, che lo stesso impianto non viene mai inserito nell’immediato dopo l’estrazione, occorrono circa 2-4 mesi di intervallo.

Quando preferire questa tipologia d’impianto? In linea di massimo se la quantità/qualità dell’osso non è sufficiente per un impianto a carico immediato (che usa fixture più lunghe), per impianti singoli e laterali. Il costo impianto dentale può essere lievemente superiore rispetto a quelli a carico immediato.

Mini-impianto

Anche detto mini-vite, è un dispositivo di dimensioni ridotte che stabilizza la protesi mobile con un particolare sistema di ancoraggio elastico. Si può utilizzare  sia per protesi totali che parziali, come ancoraggio per i provvisori e  perfino nel caso l’osso sia molto scarso. Ha un costo modesto.

Implantologia: vantaggi e svantaggi

I vantaggi dell’implantologia sono importanti:
  • risultato estetico eccellente;
  • durata, che può prolungarsi vita natural durante;
  • pieno recupero della funzione masticatoria;
  • prevenzione del riassorbimento osseo e conseguenti modifiche negative alla morfologia del viso.
Gli svantaggi invece sono rappresentati da:
  • costo impianto dentale maggiore di quello di una protesi mobile;
  • controindicazione assoluta nell’età evolutiva;
  • alcune condizioni patologiche (immunodeficienza, cirrosi epatica, insufficienza renale, patologie autoimmuni, gravi malattie ossee) costituiscono controindicazione permanente;
  • chemioterapia e infarto sono invece controindicazioni temporanee (occorre attendere un lasso di tempo stabilito dal medico);
  • uso di bifosfonati.

 

Passaporto implantare: cos’è e perché è importante

Perché i migliori dentisti rilasciano il passaporto implantare e altri nemmeno lo menzionano? Semplice, perché tale documento contiene informazioni che attestano la qualità dell’impianto dentale. Se questa manca, è comprensibile che l’odontoiatra non ne faccia cenno (e che tu devi preoccuparti). Esattamente, il passaporto contiene:
  • dati del fabbricante;
  • lotto di fabbricazione;
  • tipologia e dimensioni dell’impianto;
  • posizione del dispositivo;
  • dati dello studio dentistico;
  • data dell’intervento;
  • dichiarazione di originalità dei componenti utilizzati;
  • materiali utilizzati.
Nell’infelice ipotesi che occorra intervenire nuovamente su un impianto dentale, il passaporto implantare è un supporto indispensabile per capire come operare. Conservalo sempre.

Dentista implantologo: quanto contano l’abilità e l’esperienza?

Il costo impianto dentale non è il solo fattore che devi considerare. Per la riuscita duratura di un intervento è altrettanto fondamentale la professionalità e la scrupolosità del dentista implantologo. Suo compito è valutare se, quando e come effettuarlo, la tecnica da impiegare, la tipologia di impianto da usare, per esempio. Inoltre dovrà essere attento e competente anche nel gestire eventuali problematiche post-intervento.

Non meno importante, deve fornire al paziente adeguate istruzioni pre/post seduta, ad esempio relative all’igiene dentale professionale, per conservare nel tempo l’impianto. Infine, deve avvalersi della collaborazione di un laboratorio all’altezza: chi prepara la corona/protesi è l’odontotecnico. La remunerazione di questi incide sulla qualità del lavoro e sul prezzo finale a tuo carico. E posso assicurarti che i 2 valori sono allineati!

Insomma, se scegli pensando al prezzo, ecco alcune probabili conseguenze:

  • imperfetto posizionamento dell’impianto (con successiva rimozione);
  • infezioni, per mancato rispetto delle norme igieniche durante l’intervento;
  • scelta sbagliata della tipologia d’impianto (es. a carico immediato in presenza di osso fragile);
  • mancato rispetto dei tempi di guarigione, con inserimento precoce dell’impianto dopo l’estrazione o della successiva corona (risultato: fallimento assicurato).

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Protesi sugli impianti, cosa sono e come sceglierle

Gli impianti fungono da pilastri per corone singole, ponti ed arcate complete, oppure possono essere utilizzati per stabilizzare protesi removibili tramite sistemi reversibili di ancoraggio. Questo trattamento assicura funzionalità, estetica e durata nel tempo. Per garantire ai denti la giusta igiene orale e manutenzione bisogna scegliere con attenzione il proprio dentista.

studio dentistico termoli

Le protesi sugli impianti dentali rappresentano una soluzione molto utilizzata in odontoiatria per sopperire alla mancanza di uno o più denti. Una delle cause più comuni che provoca la perdita dei denti è la carie che, se non viene curata adeguatamente, rischia di attaccare i denti fino a farli cadere. Altro nemico dell’igiene orale è la piorrea, un’infezione che colpisce l’osso del dente fino a farlo cadere. La prevenzione ed i controlli periodici presso uno studio dentistico sono d’obbligo per curare la salute dei tuoi denti.

Protesi sugli impianti: materiale e tipologie

Le corone singole, ponti o riabilitazioni complete sono tra le protesi più diffuse dal dentista. I materiali principalmente utilizzati per questi specifici interventi sono lo zirconio-ceramica, il disilicato-ceramica e il monolitico.
Lo zirconio è una ceramica molto dura e resistente che per le sue peculiari caratteristiche può essere paragonata ai metalli. Lo zirconio assicura una migliore estetica ed una migliore biocompatibilità poiché è privo di metalli. I prodotti in zirconio vengono realizzati nelle unità di fresatura automatizzate controllate tramite il computer (CAD-CAM). Lo zirconio può essere utilizzato per realizzare ponti senza metallo oppure corone intere in zirconio trasparente. Inoltre, assicura un colore simile a quello dei denti e non nuoce alle gengive.
Il disilicato di litio è una ceramica che assicura una notevole resistenza alle forze masticatorie e all’abrasione. La cementazione del disilicato generalmente avviene per adesione, perché l’elemento artificiale si consolida perfettamente col dente naturale assicurando un eccellente effetto cromatico.
La zirconia monolitica è una corona fatta completamente in zirconio. L’ossido di zirconio è un ossido di metallo caratterizzato dal colore bianco, che quindi si integra perfettamente con la colorazione della dentatura assicurando un’ottima estetica. Risulta estremamene resistente da un punto di vista meccanico e garantisce una lunga durata nel tempo. La corona in zirconio monolotica viene realizzata tramite la fresatura da un blocco di ossido di zirconio con metodologia CAD-CAM.

Protesi Toronto Bridge per Riabilitazione Complete

La protesi Toronto Bridge è la scelta ideale per quei pazienti che devono sostituire l’intera arcata dentale superiore o inferiore. Si tratta di una protesi mobile totale composta da 12 denti in ceramica che viene fissata attraverso monconi ad impianti dentali osteointegrati in titanio. Il Toronto Bridge è una protesi fissa applicata ed assicurata alla parte protesica staccata emergente dalla gengiva tramite avvitamento. La caratteristica principale del Toronto Bridge è il fatto che gli impianti dentali necessari sono meno rispetto ai denti che mancano. Questa soluzione riduce i tempi di applicazione ed offre numerosi vantaggi relativi ai materiali, ai costi ed all’estetica.
La protesi è caratterizzata da una flangia rosa che risolve alcuni dei principali problemi estetici della bocca. Ecco i principali vantaggi:

  • La protesi sopperisce all’eventuale mancanza di osso ed evita il cosiddetto “sorriso equino” caratterizzato da denti lunghi
  • La protesi risulta estremamente salda in bocca poiché è ben ancorata agli impianti osteointegrati
  • Viene migliorato il prognatismo mandibolare attraverso una estrusione funzionale della mandibola.

All-on-four e All-on-six

All-on-four e All-on-six sono tecniche di implantologia innovative capaci di risolvere con un intervento poco invasivo le problematiche estetiche o funzionali di chi ha perso i denti. La mancanza di denti provoca fastidiosi problemi che riguardano soprattutto la masticazione e l’occlusione. Chi soffre di questi problemi deve ricorrere ad una dieta fatta quasi esclusivamente di cibi morbidi. La mancanza dei denti col passare degli anni inoltre determina un riassorbimento dell’osso mascellare, che si assottiglia e causa addirittura modifiche del profilo facciale.
La mancanza di diversi denti può essere risolta in maniera rapida collocando quattro impianti (All-on-four) o in alcuni casi sei impianti (All-on-six) in specifici punti della bocca. Due di essi vengono posizionati in verticale nei settori frontali e gli altri due (o quattro) inclinati nelle zone dei premolari.

Overdenture

L’overdenture è una protesi dentale rimovibile applicabile su 2 o 4 impianti che prevede l’inserimento di un pilastro in titanio nell’osso mascellare, in grado di rigenerarsi intorno alla protesi. Questa tecnica è più economica rispetto al Toronto Bridge ma, pur basandosi su una protesi mobile, assicura una stabilità eccellente simile alla protesi fissa.
L’overdenture è una protesi removibile in resina e rinforzata in metallo, adatta per quei pazienti che hanno già perso o stanno perdendo gran parte dei denti e per i pazienti portatori di protesi particolarmente instabili. Le protesi overdenture vengono ancorate ad impianti dentali realizzati in titanio, supportati all’interno da attacchi speciali (femmine) che vengono alloggiati in attacchi speciali (maschi) collocati sulle estremità degli impianti. Tali collegamenti possono avere una forma di una sfera o ancorati ad una barra.

L’overdenture assicura una lunga serie di vantaggi:

  • Le procedure per l’installazione sono poco invasive
  • La pulizia risulta molto facile e veloce
  • I tempi di guarigione sono notevolmente ridotti
  • Le protesi mobili sono stabili, solide ed assicurano un’ottima estetica
  • La protesi superiore è priva di palato
  • La migliore masticazione favorisce una migliore digestione
  • Viene migliorato il modo di parlare infondendo maggiore sicurezza nel paziente
  • I costi sono piuttosto ridotti.

 

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Tasche Gengivali, Cosa Sono e Come si Curano

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Le tasche gengivali sono causate da un aumento del solco gengivale, lo spazio stretto e poco profondo ai lati del dente, tra la superficie dentale e l’epitelio sulcare della gengiva. Questo spazio, in condizioni di salute parodontale, misura tra i due ed i tre millimetri. Quando vi sono parodontopatie in atto, esso può superare i quattro millimetri.

Quando il solco gengivale aumenta in profondità, ci troviamo in presenza di quella che viene denominata ‘tasca gengivale’, o più correttamente tasca parodontale, le cui cause sono da attribuirsi principalmente all’accumulo di placca batterica che può arrivare a determinare la distruzione dell’epitelio sulculare, che si ritira, lasciando esposta la radice dentale. I batteri causano gengiviti con conseguenti sanguinamenti provocati anche dal semplice spazzolamento dei denti.

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In seguito alla contrazione della gengiva, anche l’osso sottostante si riassorbe, provocando tasche ossee nelle quali la placca si accumula, calcificandosi in tartaro a causa dell’intervento di elementi presenti nella saliva.

La placca e il tartaro accumulati al di sotto dei tessuti gengivali determinano la progressione della malattia. I batteri si annidano e si moltiplicano nelle tasche parodontali scatenando la risposta dei meccanismi di difesa del sistema immunitario.

La risposta immunitaria e le tossine prodotte dai batteri distruggono gli osteoblasti, le cellule responsabili della riproduzione ossea.

In una seconda fase, durante la riparazione dei tessuti, l’epitelio si rigenera più velocemente dell’osso ricoprendo la tasca parodontale e le impedisce di regredire completamente.

Di conseguenza, si determina un riassorbimento osseo che causa l’instabilità dei denti, che cominciano a muoversi nelle proprie sedi e a cadere, anche se privi di carie o di altre patologie.

L’insorgenza di tasche gengivali è dunque una diretta conseguenza dell’accumulo di placca batterica non rimossa, tuttavia nella sua manifestazione sono coinvolti altri fattori.

Il fumo rappresenta uno di questi, le cui sostanze citotossiche possono distruggere le cellule responsabili della produzione dei tessuti di sostegno dei denti.

Anche le mutazioni ormonali possono influire in maniera rilevante nell’insorgenza della malattia determinando gengiviti, Sono considerate situazioni a rischio: la menopausa, la pubertà e la gravidanza.

Lo stress e il conseguente abbassamento delle difese immunitarie è un elemento concorsuale importante così come alcune terapie farmacologiche a base di contraccettivi, antidepressivi e farmaci antiipertensivi o cortisonici.

In presenza di diabete, inoltre, la malattia ha una maggiore probabilità di insorgenza e in ultimo non va sottovalutata una predisposizione genetica nell’instaurarsi di alcuni fattori di rischio.

Per approfondire:

  1. Perchè le gengive s’infiammano?

  2. Cos’è e come si cura la parodontite?

  3. Cosa faccio in caso di sanguinamento alle gengive?

  4. Come fa il dentista a stabilire se soffro di malattia parodontale?

 I sintomi della malattia parodontale

Quando ci troviamo in presenza dei sintomi sotto elencati, è lecito sospettare una malattia parodontale e quindi raccomandato procedere alle visite mediche specialistiche del caso:

  • gengive sanguinanti o gonfie e irritate;

  • alitosi, provocata dai batteri presenti nel cavo orale, che rilasciano composti volatili dello zolfo;

  • presenza di solchi tra i denti, ritiro delle gengive ed esposizione delle radici dentali;

  • denti che si muovono.

La presenza di tasche gengivali può non essere accompagnata da sintomi evidenti, il che spesso determina una diagnosi tardiva della patologia in atto. Essa viene diagnosticata soltanto in fase avanzata, quando si presentano sintomi importanti come la mobilità dei denti, il dolore, il sanguinamento ed, in alcuni casi, la caduta dei denti. La diagnosi viene effettuata per mezzo del cosiddetto sondaggio parodontale, che consiste nell’inserimento di una speciale sonda di misurazione tra il dente e il bordo gengivale per rilevare le dimensioni dello spazio presente. Le misurazioni vengono effettuate in più punti per stabilire la diffusione e la gravità della patologia che risulta conclamata in presenza di solchi che arrivino a superare i quattro millimetri. In presenza di sintomi quali quelli precedentemente elencati, risulta opportuno sottoporsi a visita specialistica, anche in considerazione del fatto che la presenza di arrossamenti, edemi e gonfiori delle gengive può facilmente nascondere la presenza di tasche gengivali.

Prevenzione delle tasche gengivali e terapia

Al fine di prevenire la formazione delle tasche gengivali, l’uso di dentifricio e spazzolino deve essere accompagnato a quello del filo interdentale, mentre l’utilizzo di collutori non è necessario a meno che il dentista non li consigli espressamente. Almeno una volta all’anno è consigliabile sottoporsi ad una pulizia professionale presso lo studio del proprio dentista. Senza dubbio lo strumento principe ai fini preventivi è rappresentato dallo spazzolino che deve però risultare efficiente. L’uso frequente tende ad allargare le setole e a rendere insufficiente l’intervento di pulizia: per questa ragione si consiglia di cambiare lo spazzolino non appena esso presenti segni evidenti di usura. Contrariamente a quanto spesso si pensa, le setole morbide sono di gran lunga superiori, per efficacia, a quelle dure che rischiano di irritare i delicati tessuti gengivali, anche in considerazione del fatto che ciò che conta è il modo di impiego dello strumento più che la sua conformazione. Esistono diverse tecniche efficaci per la pulizia dentale che il proprio dentista sarà in grado di suggerire.

La terapia delle tasche gengivali e della malattia parodontale sono strettamente correlate allo stadio della patologia in atto. Esse possono comprendere anche la chirurgia mucogengivale – vale a dire tutte quelle procedure idonee a correggere eventuali assenze o difformità dei tessuti gengivali – che va dall’allungamento gengivale fino al vero e proprio innesto di gengiva per coprire le radici esposte, dopo averla prelevata dal palato del paziente, o per coprire le tasche gengivali. Per definire la gravità della recessione gengivale, la classificazione più utilizzata è quella di Miller in base alla quale sono identificate quattro classi: le recessioni appartenenti alle diverse classi, dalla prima alla quarta, presentano gradi di gravità via via maggiori. In base a questa classificazione si ottengono anche precise indicazioni prognostiche che prevedono la possibilità di un intervento risolutivo solo nelle prime due classi.

Un’ azione preventiva fondamentale è smettere di fumare, dato che risulta ormai accertato che oltre la metà dei casi cronici di parodontite è aggravato dal fumo. È consigliabile ridurre la permeabilità dei tessuti gengivali alla placca assumendo integratori contenenti calcio, zinco ed acido folico e, in presenza di sanguinamenti gengivali, assumere vitamina C che ne favorisce la guarigione e ritarda la formazione della placca batterica.

I trattamenti medici e chirurgici per la malattia parodontale

I trattamenti non chirurgici, sono naturalmente il primo approccio per affrontare la malattia. Essi sono rappresentati dalle sedute di pulizia professionale che si aggiungono ad una attenta, regolare e scrupolosa igiene orale quotidiana domiciliare. Sedute di pulizia radicolare profonda – scaling – sono di valido ausilio per tenere sotto controllo il decorso della malattia parodontale. Questo tipo di interventi è indicato per il trattamento degli stadi iniziali della malattia o per forme non particolarmente gravi o avanzate. Tuttavia, qualche volta il trattamento non chirurgico non si rivela sufficiente per controllare o arrestare l’evoluzione della patologia che negli aspetti più avanzati richiede regolari sondaggi parodontali, per stabilire l’eventuale approfondimento delle tasche gengivali e la distruzione dei tessuti di supporto dei denti o dell’osso sottostante.

Il trattamento chirurgico della malattia parodontale, prevede due tipologie di soluzione: la chirurgia resettiva o la chirurgia rigenerativa. La prima ha l’obiettivo di rimodellare l’osso che fornisce il sostegno ai denti, eliminando le anomalie e le irregolarità che possono favorire l’accumulo di placca batterica in questi spazi. Tramite la chirurgia resettiva vengono anche rimosse definitivamente le tasche gengivali allo stadio avanzato, molto profonde, che perpetuano l’accumulo di placca, la proliferazione dei batteri e la conseguente infiammazione. Una volta eliminate le irregolarità che favoriscono la formazione di placca e l’infiammazione, il riassorbimento dei tessuti e la distruzione dell’osso si arrestano e la speranza di un decorso favorevole della malattia e di un recupero definitivo diviene possibile.

La chirurgia rigenerativa impiega tecniche ricostruttive o rigenerative che permettono di riformare il tessuto osseo che la malattia ha compromesso, innestando anche, quando necessario, biomateriali e sostanze chimiche necessarie a tale scopo. Fino a pochi anni fa, i chirurghi odontoiatri dovevano far ricorso all’impianto di tessuto prelevato allo stesso paziente in altre sedi corporee mentre oggi è possibile avvalersi di materiali di nuova concezione e di membrane sostitutive particolarmente efficaci. Tramite l’innesto di nuovo tessuto osseo si stimola la formazione e la rigenerazione dell’osso, per garantire la stabilità dei denti e la loro conservazione.

Tramite interventi di chirurgia plastica gengivale viene anche innestato il tessuto molle deficitario per ricostruire le gengive che si erano ritratte e ricoprire e proteggere le radici dei denti, che si trovavano esposte, con il pericolo di sviluppare carie radicolari. Si tratta, in questo caso, di un intervento di chirurgia micro-invasiva che, oltre a rinsaldare e stabilizzare i denti, consente anche un recupero estetico rilevante. Le ultime ricerche consentono di far ricorso a tessuti esterni, del tutto simili e idonei, senza ricorrere a quelli del paziente stesso.

Nuove frontiere nel trattamento della parodontite e delle tasche gengivali

Le ultime frontiere della terapia per il trattamento di gengiviti e denti mobili includono una tecnica alternativa che, se applicata in uno stadio non troppo avanzato della patologia, può eliminare la necessità dell’intervento chirurgico ma non si sostituisce alla terapia di pulizia meccanica delle tasche gengivali. È possibile impiegare una particolare luce laser all’interno della gengiva. Si tratta di un trattamento sostanzialmente indolore che non necessità di alcuna anestesia. Viene impiegato un laser al neodimio-yag, in grado di eliminare i batteri tramite vaporizzazione, rimuovendo anche l’area malata sulla gengiva senza recare alcun danno né ai tessuti sani né al dente stesso, stimolando allo stesso tempo la rigenerazione del tessuto osseo.

Esiste oggi anche un particolare strumento per la diagnosi di carie o concrezioni, che utilizza la fluorescenza laser a luce rossa. Questo strumento diagnostico è in grado di rilevare una carie profonda anche quando la struttura dello smalto risulti intatta. Oltre alla carie, lo strumento riconosce eventuali concrezioni di tartaro presenti nelle tasche parodontali e consente di eliminarlo completamente. Funziona per mezzo di una luce generata da un diodo laser che possiede una particolare lunghezza d’onda e viene indirizzata verso il dente. In caso di carie o concrezioni di tartaro, l’onda riflessa generata di rimando alla radiazione a fluorescenza provoca un segnale acustico. Un sistema elettronico valuta la lunghezza d’onda elaborata e rileva l’intensità ed il livello del problema dentale. I denti sottoposti alla scansione sono classificati in base a un valore numerico che funge anche da riferimento per il tipo di intervento suggerito.

Correlazione tra parodontite e fumo di sigaretta

Il fumo rappresenta il fattore principale di rischio nello sviluppo di tasche parodontali. Secondo uno studio risalente al 2007 effettuato in Nuova Zelanda presso il Dipartimento di “Scienze Orali dell’Università di Otago” che cercava di quantificare la correlazione tra il fumo di sigaretta e la perdita di tessuto parodontale, i risultati confermano che fumare abitualmente, nel lungo periodo determina danni rilevanti al parodonto dei giovani adulti. Nello stesso studio, si evidenziava anche il netto recupero della salute parodontale nel caso di interruzione del fumo. Un dato interessante rileva che non vi sono sostanziali differenze tra coloro che non hanno mai fumato e chi ha smesso prima dei 26 anni.

La malattia parodontale in gravidanza

È conquista recente la consapevolezza dell’importanza di controlli regolari della placca batterica in previsione di una gravidanza. È opportuno infatti risolvere eventuali problemi alle gengive o al parodonto prima della gravidanza, quando si possono adottare terapie farmacologiche senza dover tener conto delle possibili conseguenze sul feto. L’infezione potrebbe infatti trasmettersi al tratto genito-urinario determinando conseguenze anche gravi sulla gravidanza. Alcuni studi hanno rilevato la dimensione delle tasche gengivali nelle madri di bambini nati normopeso e in quelle di bambini nati sottopeso. La causa di parti prematuri sembra dovuta alla produzione di tossine batteriche e alla loro interazione con le prostaglandine e l’interleuchina prodotte dal corpo della madre. La loro presenza ad un elevato livello nel cavo orale e, di conseguenza, a livello genito-urinario, potrebbe stimolare il parto prematuro.

Uno studio svolto da ricercatori in Belgio ha dimostrato che una leggera masticazione è sufficiente per far entrare in circolo le tossine prodotte dai batteri nelle tasche gengivali che si diffondono nel corpo attraverso il sangue. La parodontite è strettamente correlata alla diffusione delle tossine, che determina stati infiammatori cronici e l’insorgenza di patologie cardiovascolari. I denti sono connessi ad altri organi ed è sufficiente masticare qualcosa perché le endo-tossine batteriche entrino in circolo e li possano raggiungere.

Domande e risposte

Non è normale che i denti si muovano un po’?

No. Al contrario, quando ci troviamo in presenza di mobilità dentale dobbiamo certamente sospettare una possibile parodontite, di cui sono un sintomo molto comune. In questo caso, il consiglio è quello di far visita al proprio dentista e valutare la situazione e le terapie da mettere in atto.

L’alimentazione ha influenza sulla malattia parodontale?

Non in via diretta, anche se è opportuno sottolineare che una sana alimentazione, completa e bilanciata, sta alla base di una buona salute e di un sistema immunitario in grado di difendere opportunamente il nostro organismo.

Che relazione esiste tra patologia parodontale e alito cattivo? È possibile che sia provocato da quest’ultima?

Sì, certamente ed è anzi uno degli aspetti più frequenti che si presentano in conseguenza del progredire della malattia. Infatti, i batteri presenti all’interno delle tasche gengivali che si vengono a formare, sono in grado di produrre composti volatili dello zolfo, responsabili dell’alitosi.

I denti sensibili sono un sintomo della malattia? Come comportarsi in presenza di elevata sensibilità dentale?

Non è detto che si tratti di malattia parodontale, in quando anche la carie può aumentare la sensibilità del dente affetto. Certamente una grande sensibilità dei denti è sempre presente in caso di malattia parodontale, in quanto la base del dente spesso risulta esposta.

Si tratta di una patologia che può colpire anche i bambini?

Esistono forme che presentano un’insorgenza precoce che si possono riscontrare addirittura nei bambini con ancora i denti da latte, per quanto i casi non siano frequenti.

È giusto ritenere che esista una correlazione tra la malattia e le patologie cardiache?

La malattia parodontale esercita un’influenza sulle patologie cardiache, in senso peggiorativo. Trattandosi di un’infezione batterica, i batteri responsabili possono facilmente introdursi nel flusso ematico ed aggravare le condizioni generali di alcune persone affette da malattie cardiache, quali ad esempio le endocarditi infettive.

Può essere utile fare sciacqui con un collutorio?

In presenza di patologia parodontale, quando si riveli difficoltoso l’uso del comune spazzolino, può essere prescritto dal dentista un collutorio con specifica azione antibatterica per contrastare la malattia e garantire una corretta igiene orale, che andrebbe utilizzato per periodi di tempo limitati al trattamento della patologia. È opportuno sottolineare, tuttavia, che i comuni collutori non sono da intendersi come sostituti dello spazzolino.

La presenza di denti storti rappresenta un rischio di insorgenza della malattia?

No. Il rischio di sviluppare la malattia parodontale è strettamente correlato con la presenza di placca batterica accumulata. Solo se la posizione dei denti ostacolasse la possibilità di effettuare una corretta igiene orale il rischio di sviluppare la malattia potrebbe considerarsi aumentato.

Esiste un legame tra diabete e malattia?

Sì, purtroppo. Oggi, il diabete mellito è ritenuto essere tra i principali fattori di rischio. Il consiglio per chi si trovi affetto da diabete è quello di sottoporsi a una visita dal proprio dentista, nel caso si presentasse qualcuno dei sintomi descritti.

Come si giunge a una diagnosi di malattia parodontale?

Il dentista giunge a formulare la diagnosi utilizzando una serie di strumenti diagnostici che comprendono l’esame della bocca, le radiografie, eventuali strumenti di laboratorio. Uno strumento di particolare importanza è la sonda parodontale per riuscire a individuare eventuali tasche che interessino i tessuti parodontali, in presenza delle quali la diagnosi è praticamente certa.

La malattia parodontale è ereditaria?

No, non si tratta di una patologia ereditaria ma di una patologia la cui insorgenza è invece strettamente correlata ad una insufficiente igiene orale. Recenti studi hanno però evidenziato l’ereditarietà di alcuni fattori che predispongono allo sviluppo della malattia.

Esiste una qualche correlazione tra alcuni farmaci e lo sviluppo della malattia?

Esistono farmaci che possono provocare alterazioni a livello dei tessuti parodontali.

La malattia parodontale si cura con gli antibiotici?

La terapia della malattia parodontale viene prescritta dal parodontologo in base alla tipologia e alla gravità della patologia. Gli antibiotici possono rientrare nel piano di trattamento a discrezione dello specialista, in alcuni casi.

C’è qualche relazione tra la malattia parodontale e il fumo?

Il fumo aggrava il quadro patologico e può provocare la perdita dei denti.

A cosa è dovuto il sanguinamento delle gengive e che relazione esiste con la malattia?

Le gengive sanguinano quando l’igiene orale non viene effettuata in modo costante o corretto. Il sanguinamento delle gengive, quando non in presenza di traumi o lesioni localizzate, dipende da una infiammazione dei tessuti gengivali. Il sanguinamento è molto frequente in caso di malattia parodontale.

Cosa succede se si contrae la malattia durante una gravidanza?

Gli squilibri ormonali provocati dalla gravidanza possono aggravare il rischio di infiammazione gengivale e dunque i controlli saranno importanti anche al fine di scongiurare un parto prematuro o la nascita del bambino sottopeso.

La menopausa può essere un’età a rischio?

Ogni periodo di squilibrio ormonale può rappresentare un incremento del rischio potenziale per la salute parodontale.

Che cos’è il parodonto?

È il tessuto che consente l’ancoraggio dei denti alle ossa mascellari ed è costituito dalle gengive, e da cemento radicolare, legamento parodontale e osso alveolare.

Che cos’è la placca batterica?

La placca batterica è costituita da batteri che aderiscono alla superficie dei denti. Un accumulo di placca può produrre un’infiammazione gengivale.

Lo sbiancamento dei denti è controindicato?

In generale non ci sono controindicazioni legate direttamente al rischio di sviluppo di parodontite.

Quali sono i soggetti a rischio di malattia parodontale?

Tutti coloro che hanno una predisposizione allo sviluppo di tale patologia e coloro che effettuano una scarsa pulizia dentale, i fumatori e i soggetti diabetici.

Quali sono i consigli per una efficace igiene orale?

Una buona igiene orale richiede pochi e semplici interventi ma che siano costanti e regolari. È opportuno lavare i denti con lo spazzolino e con il filo interdentale dopo i pasti e comunque almeno una volta al giorno. La pulizia dei denti deve essere eseguita con cura, in modo da rimuovere quanta più placca possibile dalla superficie dei denti e dagli interstizi tra di essi. Si sconsiglia l’utilizzo di spazzolini con setole troppo dure che potrebbero provocare irritazioni ed anche lesioni ai delicati tessuti gengivali. Il dentista potrà fornire utili indicazioni sia sugli strumenti più idonei che sulla corretta metodologia di pulizia.

Che cos’è il tartaro, come si forma e come si rimuove?

Quando la placca batterica non viene regolarmente rimossa dalle superfici dei denti, può calcificarsi a causa di elementi presenti nella saliva e provocare danni gengivali che vengono trattati attraverso la loro rimozione. Il tartaro viene rimosso dalle superfici dentali con l’utilizzo di strumenti manuali e di apparecchiature ad ultrasuoni.

Si può recuperare il sostegno osseo compromesso dalla malattia parodontale?

Le nuove frontiere in merito alla terapia della malattia parodontale consentono sia la completa guarigione della parodontite, con la scomparsa delle tasche gengivali, sia il recupero e la rigenerazione del parodonto. Il parodontologo è in grado di ripristinare il sostegno osseo compromesso dalla parodontopatia, grazie a procedure chirurgiche anche piuttosto sofisticate.

Le otturazioni in amalgama sono pericolose?L’amalgama dentaria è composta da Mercurio, Argento, Stagno, Rame e Zinco

Una otturazione in amalgama contiene mediamente 440 mg di Mercurio e può rilasciare ogni giorno parte di questo mercurio per fenomeni di abrasione (durante la masticazione), corrosione e disgregazione elettrolitica all’interno della cavità orale. I sali dei cibi, le acque gassate, gli acidi alimentari incrementano ulteriormente la disgregazione delle amalgame. Il mercurio rilasciato parzialmente si deposita nei tessuti cellulari oppure viene eliminato attraverso le urine e le feci che inevitabilmente andranno ad inquinare l’ambiente.
Il mercurio può essere posto in relazione a tossicità cellulare, neurotossicità con conseguenti malattie neurodegenerative, immunotossicità, danni a carico del sistema endocrino, rischi relativi alla fertilità e allo sviluppo embrionale. In Svezia, Danimarca e Norvegia è bandito l’uso delle amalgame. In Italia è solamente controindicata nelle donne incinte e nei bambini. Non voglio ulteriormente divulgarmi sui motivi per cui il mercurio è chiaramente tossico perché ci sono sul web tanti siti specifici che ne parlano in maniera chiara e dettagliata. Questo articolo vuole essere solo un ausilio per tutti quei pazienti che ritengono l’amalgama un prodotto nocivo per la salute e che pertanto vorrebbero avere dei consigli su come rimuoverle senza dover necessariamente respirare ed ingerire polveri di mercurio. Anch’io sono d’accordo sulla tossicità delle otturazioni in amalgama e sulla necessità di doverle rimuovere e ritengo assurdo, nonostante l’enorme quantità d’informazione veicolate, che ci siano ancor oggi dei colleghi che sistematicamente ne facciano ancora uso; ancor più grave è che i governi consentano ancora che ciò avvenga.

Superare la paura del dentista

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che circa il 20% della popolazione è affetta da fobia del dentista (odontofobia), una paura talmente radicata da essere riconosciuta come una vera e propria patologia. Per molte persone l’appuntamento col dentista rappresenta un incubo, vissuto con angoscia e turbamento, anche nel caso di una semplice di controllo. Come molte altre fobie, anche quella del dentista è difficile da superare: l’individuo affetto da odontofobia riconosce talvolta l’irrazionalità della propria angoscia, eppure non se ne riesce a sottrarre, tendendo a rimandare il più possibile gli appuntamenti o addirittura a cancellarli, con tutte le conseguenze del caso a livello di salute e igiene dentale. Posticipare un intervento necessario può equivalere a peggiorare il proprio quadro clinico, senza considerare l’esborso assai più alto nel momento in cui ci si dovesse trovare a risolvere un problema più grave.

Alcune persone hanno paura del suono del trapano, mentre altre temono il dolore fisico e detestano la sensazione di mancato controllo quando si trovano sdraiati sulla poltrona. Vi sono alcuni che mal sopportano le raccomandazioni dei dentisti su come spazzolarsi correttamente i denti e sull’uso di collutorio e filo interdentale. Una inconfutabile verità è che più si ritarda la visita dal dentista, maggiori saranno i problemi da risolvere. Recenti studi hanno dimostrato che una dentatura non curata può essere alla base di problemi ben più gravi e rischi per la salute, soprattutto per il cuore.

Raccontare le proprie paure al dentista

Gli odontoiatri conoscono perfettamente l’odontofobia e sanno quanto possa essere grave, pertanto proporranno tecniche di intervento studiate appositamente per chi soffre di questo disturbo, cercando di far sì che trapani e aghi non siano più una fonte di ansia. Molti dentisti lamentano una mancata comunicazione con i propri pazienti, soprattutto durante l’intervento. Quando si avverte dolore è fondamentale segnalarlo tempestivamente: un bravo dentista si fermerà e cercherà di venirvi incontro in ogni modo possibile per alleviare ogni dolore.

Prendere confidenza con lo studio dentistico

Visitare lo studio e parlare con il personale prima del primo appuntamento aiuta a prendere confidenza con il luogo tanto temuto ed è una buona occasione per porre domande e togliersi ogni dubbio su ciò che ci si appresta a fare.

Fidarsi delle tecnologie moderne

Le moderne cure odontoiatriche hanno fatto passi da gigante rispetto al passato e offrono metodi efficaci e indolori, anche per quelle tipologie di intervento apparentemente più delicate.

Farsi spiegare ogni procedura

Chiedere al dentista come si svolgerà un determinato intervento può essere d’aiuto in quanto ci fa sentire al corrente di ciò che sta succedendo nella propria bocca, pertanto un’idea ottimale potrebbe anche essere quella di farsi spiegare passo dopo passo ogni fase dell’operazione, proprio mentre il dentista la sta eseguendo.

La fiducia prima di tutto

E’ importante affidarsi a dentisti con i quali poter instaurare un rapporto di fiducia reciproca. Trova un dentista che ti fa sentire a proprio agio e che sia disposto a lavorare sulle tue paure.

Respirare e rilassarsi

Alcuni dentisti consigliano di mettere in pratica varie tecniche di rilassamento prima e durante l’appuntamento, come ad esempio respirare profondamente o ascoltare musica rilassante.

Programmare visite regolari

Andare dal dentista regolarmente evita molti problemi. Effettuare ogni anno una visita e una pulizia dentale evita l’insorgere di problemi più gravi, là dove si renderebbero invece necessari lunghi e non sempre piacevoli interventi.

Un passo alla volta

Se ci si reca da un dentista per la prima volta, è bene iniziare la reciproca conoscenza in maniera graduale, programmando ad esempio una semplice visita di controllo o una seduta di igiene dentale: questo vi aiuterà a costruire un solido rapporto di fiducia, fondamentale per programmare successivamente anche gli interventi più complessi.