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Consigli pratici, applicabili subito, per iniziare bene con l’apparecchio

Consigli pratici per il tuo bambino

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Quali sono gli inconvenienti che si presentano la prima volta con l’apparecchio?
Il primo, che si verifica *normalmente, è l’aumento della salivazione. Il nostro cervello, appena
mettiamo qualcosa tra i denti, pensa che sia del cibo. Quindi stimola la produzione di saliva come se l’apparecchio fosse una grossa caramella da sciogliere e occorrono almeno un paio d’ore perché la salivazione diminuisca.
In questo caso il rimedio è la pazienza… e un fazzoletto a portata di mano.
La maggior parte degli apparecchi mobili, soprattutto se hanno lo scopo di correggere la
deglutizione, rendono difficile mandare giù la saliva e parlare. Il problema si supera facendo esercizio di deglutizione con l’apparecchio e parlando. Una buona idea è leggere ad alta voce e far passare il tempo. Più si parla con l’apparecchio, sforzandosi di pronunciare bene le parole, meglio è.
Un leggero fastidio ai denti è normale, ed è dovuto alla pressione esercitata dallo strumento sui denti. La sensazione di fastidio varia a seconda dell’età e delle condizioni specifiche del singolo paziente. Non c’è cura possibile che possa eliminare alla radice il disagio, tuttavia si può intervenire per alleviarlo. Mangiare cibi non caldi, ad esempio: gelati o cubetti di ghiaccio danno sollievo alla bocca perché agiscono da anestetizzanti, nel primo periodo. Ricordati di segnalarlo al dentista al prossimo appuntamento, per scrupolo. Un piccolo trucco, fai masticare lentamente ma a fondo la mollica del pane soprattutto sui denti dolenti.
Si possono formare decubiti, piccole lesioni della mucosa che possono dare fastidio per qualche giorno. Esistono tanti prodotti farmaceutici e sono tutti validi. Se possibile, se non è troppo doloroso, fai portare l’apparecchio ugualmente durante la guarigione ed il problema non si ripresenterà.
Per farlo addormentare con l’apparecchio senza che questo dia fastidio, prendi questa
abitudine: qualche minuto dopo cena ci si lava i denti e si mette subito l’apparecchio. Passa un po’ di tempo tra la cena ed il momento di coricarsi. E’ importante che l’apparecchio stia in bocca durante questo momento perché il sonno è un processo graduale ed inizia ben prima del momento in cui chiudiamo gli occhi. Far mettere l’apparecchio a tuo figlio o a tua figlia nel momento in cui si corica nel letto disturba questo processo.

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L’Igiene:

Quando si toglie l’apparecchio per più di pochi minuti conviene lavarlo sotto acqua corrente per togliere la saliva, altrimenti si formano incrostazioni e l’apparecchio prende un gusto pocopiacevole. Quindi per una semplice interrogazione puoi dire a tuo figlio di toglierlo e metterlo nella scatola, ma prima dell’ora di ginnastica dovrebbe sciacquarlo un momento sotto l’acqua prima di riporlo nella scatoletta. Non importa se l’apparecchio rimane bagnato di acqua. Non arrugginisce.
Almeno una volta al giorno lavalo per bene. Per esempio la mattina o la sera a casa.
L’apparecchio si lava con uno spazzolino per le dentiere, che puoi comprare in farmacia o con uno spazzolino da denti con setole dure e detersivo per i piatti o sapone di Marsiglia. Meglio evitare di usare il dentifricio perché non pulisce bene. Quando lo lavi tienilo nel palmo della mano e le prime volte potresti lasciare un fondo d’acqua nel lavandino per non romperlo se dovesse cadere.

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Consigli e Raccomandazioni per i pazienti in trattamento con Espansore Rapido Palatale (REP)

Il REP serve ad allargare il palato e a creare più spazio per i tuoi denti.

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Informazioni su eventuali fastidi e possibili rimedi.

L’apparecchio deve essere attivato in base alle istruzioni fornite dall’ortodontista. Ogni attivazione deve essere eseguita con la specifica chiavetta, data dalla dottoressa all’appuntamento, e DEVE ESSERE COMPLETA, ovvero fino alla completa visualizzazione del foro per l’attivazione successiva.
È normale sentire uno stato di tensione diffuso sui denti o sul naso, in particolar modo dopo la prima attivazione fatta presso lo studio. Il grado di fastidio è variabile da paziente a paziente e può essere controllato, se necessario, con l’uso di un antidolorifico.
È possibile che per i primi giorni ci sia un aumento della salivazione e difficoltà di pronuncia e deglutizione, non preoccuparti è normale e passerà in breve tempo.
Altri effetti avversi, seppur piuttosto rari, possono essere: p erdita di sangue dal naso o visione doppia temporanea.
Potrebbe verificarsi una lacrimazione aumentata.
Se l’apparecchio produce arrossamenti ed escoriazione della mucosa delle guance, utilizza la cera ortodontica e copri accuratamente quella parte dell’apparecchio che punge, vedrai che il tuo fastidio si ridurrà immediatamente.
Durante le attivazioni dell’apparecchio si aprirà uno spazio fra i denti anteriori che si chiuderà da solo. Non preoccuparti perché è un segnale che il dispositivo sta funzionando.

Come e quando spazzolare i denti.

Con il dispositivo in bocca è più facile accumulare placca e quindi è importante dedicare più tempo del solito alla cura dell’igiene orale. Innanzitutto spazzola i denti dopo ogni pasto o spuntino, seguendo le informazioni fornite in studio.
È possibile che del cibo si possa fermare sotto l’apparecchio, non preoccuparti andrà via
spazzolando.

Consigli alimentari.

EVITA cibi particolarmente difficili da rimuovere e appiccicosi (caramelle, chewing-gum, etc.)
EVITA cibi di consistenza troppo duri e croccanti (torrone, carote, crosta del pane, noccioline, etc…)
EVITA cibi particolarmente filamentosi (prosciutto crudo, pancetta, arancia, etc..) perché possono “annodarsi” all’apparecchio rendendo difficoltosa la deglutizione.
Queste piccole accortezze permettono di ridurre sensibilmente l’incidenza del distacco del dispositivo ed eventuale fastidi ed evitano l’inutile protrarsi della durata della terapia.
Si prega di comunicare in anticipo eventuali disdette.
Si prega di contattare lo studio nel caso in cui il dolore sia eccessivo o anche soltanto se abbia dubbi o altre domande da farci.
Si prega di contattarci nel caso in cui l’apparecchio venga rotto.

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Ortodonzia Termoli Dott.Fabio Cordisco

DIETA PER PORTATORI DI APPARECCHI ORTODONTICI FISSI

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La terapia che hai appena iniziato sarà efficace e rispetterà i tempi stabiliti se Tu farai
attenzione a ciò che mangi. Il Tuo apparecchio deve rimanere integro e gli attacchi devono restare ben fissati ai denti. Non vogliamo interferire con il Tuo apporto nutrizionale, Ti chiediamo solo di evitare alcuni alimenti che, per esempio, sono in grado di disgregare il cemento sotto le bande o sotto gli attacchi. Un paziente attento può avere un regime dietetico bilanciato e non mettere a rischio il lavoro dell’Ortodonzista.
Noi speriamo che Tu voglia essere questo tipo di paziente. I cibi elencati di seguito sono
quelli che abbiamo trovato essere la causa più comune di perdita di bande, attacchi e
rottura di apparecchi.

CIBI DURI
– GHIACCIO, GHIACCIOLI (possono essere solo succhiati)
– PIZZA CROCCANTE, CROSTA DELLA PIZZA
– BRUSCHETTE, OLIVE
– NOCI E NOCCIOLINE DI TUTTI I TIPI, POP CORN
– CARAMELLE DURE, CROCCANTI E TORRONI
– FRUTTA E VERDURA DURA (ad es.: mele, carote, finocchi possono essere mangiati
solo grattugiati o a fettine oppure cotti)
– CARNE CON L’OSSO (costolette e braciole possono essere mangiate dopo averle
private dell’osso; evitare la selvaggina)

CIBI GOMMOSI
– CHEWING-GUM (anche quelli senza zucchero)
– CARAMELLE GOMMOSE, BARRETTE (eliminare solo quelle con ripieno
Gommoso )

CIBI DOLCI
Dopo aver mangiato una fetta di torta o una barretta di cioccolato è opportuno che Ti lavi immediatamente i denti; se non lo fai, c’è il rischio che si formi placca batterica
(responsabile della carie). Se non hai con Te lo spazzolino, almeno risciaquaTi la bocca
con acqua.
Non abusare, comunque, di:
– TORTE, GELATI, BIBITE (coca-cola, aranciata, succhi di frutta ecc…)

Un ultimo consiglio: spazzolarTi i denti è sempre importante ma lo è ancora di più quando hai un apparecchio ortodontico. E’ necessario lavorare con impegno ma quando il Tuo trattamento sarà completato e gli attacchi verranno rimossi, sarai orgoglioso/a di sorridere.

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Ortodonzia Termoli Dott.Cordisco Fabio

COME EDUCARE IL BAMBINO GIA’ DA PICCOLO A PRENDERSI CURA DEL CAVO ORALE.

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La prima visita da qualunque medico genera ansia nel bambino; chi sarà mai quel signore o quella signora con il camice bianco? Perchè la mamma, il papà, la nonna sono così nervosi mentre mi accompagnano?

Certamente il cavo orale, zona ad elevata sensibilità, gioca un ruolo fondamentale per la psiche del bambino: non è un caso se tutti gli oggetti che il bimbo, in tenera età, maneggia con le mani finiscono anche in bocca, proprio per la sensibilità che questo organo reca con sè. Diviene un mezzo per conoscere il mondo; per conseguenza il bimbo è assai allarmato non appena gli si propone di aprire la bocca e, con strumenti a lui non noti, si cerca di osservarne l’interno.

Tutto questo contesto viene poi enfatizzato dai genitori, a loro volta portatori di paure e apprensioni frutto delle precedenti esperienze più o meno fortunate.

TRE, CINQUE E SEI.

Come non iniziare un circolo negativo? Si potrebbe sintetizzarlo con tre, cinque, sei, ovvero le età fondamentali per iniziare un rapporto professionale con l’odontostomatologo. Il modo è assai semplice e il primo passo spetta sempre ai genitori.

Il bimbo, non appena compaiono i primi dentinI da latte, deve essere educato a spazzolarli, per gioco e senza finalità, con spazzolini morbidi e piccoli. In tal modo il contatto con oggetti esterni al cavo orale renderà per il piccolo il fatto familiare; ovrà diventare un’abitudine nel corso di tutta la vita, dobbiamo farlo divenire da subito una consuetudine.

All’età di tre anni è bene fare una prima visita odontoiatrica, logicamente in ambienti protetti, con la presenza dei genitori, avendo cura che questo primo incontro sia un gioco e non un triste rituale foriero di dolori e sofferenze.Solo in questo modo sarà possibile incentivare il futuro ragazzo a sottoporsi a tutte le manovre preventive professionali indispensabili per mantenere una corretta salute dentale. Dopo la prima visita, le scadenze possono essere annuali o, prudenzialmente, semestrali.

I cinque anni risultano essere una base fondamentale per l’evoluzione futura; a quell’età tutti i denti da latte (denti decidui) sono presenti nel cavo orale del bambino.Si può apprezzare il tipo di chiusura (occlusione) che il bambino ha, si possono verificare eventuali danni provocati dalle cosiddette abitudini viziate, la prima tra tutte il succhiamento del dito o del ciuccio.In questa fase, soprattutto se il rapporto tra odontoiatra e bambino si è consolidato, sarà possibile progettare interventi, nel caso si rendano necessari, per instaurare programmi preventivi di correzione dello sviluppo dei mascellari: l’ortodonzia precoce che tende a intercettare un potenziale sviluppo negativo delle ossa mascellari. In questa fase le ossa dei piccoli sono particolarmente plastiche e un modesto intervento, con una durata temporale anche ridotta, può correggere malposizioni ossee e dentali assai gravi.

Una risoluzione a questa età può far risparmiare cure ben più complesse in età più avanzata.

Sempre intorno ai cinque anni si può apprezzare il rischio di carie del bambino; la presenza di carie denuncerà un rischio più o meno marcato e sarà importante instaurare dei programmi preventivi adeguati affinchè non si moltiplichino, particolarmente negli anni immediatamente successivi, quando usciranno i primi molari, ovvero i primi denti permanenti. Al fine di evitare l’insorgenza di carie di questi denti, opportuni programmi preventivi domiciliari e professionali, sigillature dei solchi dei denti permanenti, dovranno essere messi in atto per evitare che il numero di carie si moltiplichi e il dentista diventi uno spauracchio e non un professionista con cui condividere un percorso di vita volto a mantenere la miglior salute orale possibile.

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Quando compri il dentifricio fai attenzione all’R.D.A.

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L’R.D.A. è un indice molto importante che deve essere assolutamente noto quando si utilizza un dentifricio.

Cos’è l’R.D.A.?

È l’acronimo di Relative Dentin Abrasivity ed indica il grado di abrasività del dentifricio. Maggiore sarà il grado di abrasività del dentifricio e maggiore sarà il potere pulente dello stesso nella disgregazione della placca batterica.

Una sostanza abrasiva, se da un lato aumenta l’efficacia pulente, dall’altro è considerata potenzialmente lesiva per denti e gengive. Infatti la pressione dello spazzolino (se non controllata) unita all’azione abrasiva di un dentifricio, a lungo andare, possono determinare conseguenze irreversibili per i tessuti orali.

Bisogna fare molta attenzione perché non sempre il dentifricio riporta l’indice di abrasività, pertanto è necessario chiedere ad un esperto del cavo orale se il prodotto è adatto alla propria condizione orale.

Conoscere il valore di R.D.A. non è sufficiente, è necessario infatti confrontarlo con una scala di riferimento stabilita dell’American Dental Association (A.D.A), che ha suddiviso il grado di abrasività in:

  • Valore Basso: RDA< 50
  • Valore Medio: RDA 50-90
  • Valore Alto: RDA > 90

In caso di sensibilità dentinale è necessario prestare molta attenzione all’RDA, perché un dentifricio molto abrasivo può aggravare ulteriormente i sintomi della sensibilità ai denti; in questi casi è consigliato un dentifricio con RDA inferiore al valore minimo (RDA<50).

I dentifrici con un RDA superiore a 90 devono essere utilizzati con moderazione e con particolare attenzione, controllando sempre pressione esercitata in fase di spazzolamento e l’utilizzo nel tempo.fabiocordisco.it.jpg

LE ABITUDINI VIZIATE

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La respirazione orale,  la deglutizione infantile  e  iI succhiamento del ciuccio o  del dito

LE ABITUDINI VIZIATE

L’accrescimento del volto e lo sviluppo dell’apparato dentale, sono influenzati da fattori di tipo ambientale, tra cui, di estrema importanza, sono le abitudini viziate.

Le abitudini viziate del distretto orale giocano un ruolo importante nel determinismo di numerose malocclusioni e sono correlate dall’età del soggetto (che influenza la plasticità dell’osso) dalla durata, dalla frequenza, dall’intensità delle forze esercitate. Eliminare precocemente le abitudini viziate può determinare il ritorno ad una occlusione normale: è quindi necessario individuarle il più precocemente possibile per evitare l’instaurarsi di danni permanenti, risolvibili solo con terapie ortodontiche complesse e di lunga durata. A questo scopo, nel corso della visita del bambino, è opportuno che lo specialista indaghi a livello anamnestico e ricerchi con l’esame obiettivo le abitudini “viziate” più frequenti quali: respirazione orale, deglutizione infantile, succhiamento del dito o del ciuccio.

La respirazione orale

La respirazione orale è caratterizzata da un’alterazione della fase inspiratoria, la causa è da ricercare in un’obliterazione del rino-faringe, anche parziale, riferibile a situazioni congenite (ostruzione nasale congenita, atresia delle coane, malformazioni del setto nasale, mancata perforazione delle narici, malformazioni dell’ala del naso) o acquisite (ipertrofia linfatica adeno-tonsillare, deviazioni del setto nasale, ipertrofia dei turbinati di origine allergica o causata da infezioni croniche della mucosa, riniti croniche atrofiche, tonsilliti ipertrofiche, poliposi, sinusiti croniche).

È più frequente nei bambini con viso e spazio rino-faringeo stretti e allungati ed è responsabile di alterazioni a più livelli, locali e sistemici.

A livello orale si osserva disidratazione delle mucose, labbra screpolate e incompetenti, iperemia e ipertrofia gengivale. Il mascellare superiore è prominente e ridotto nei diametri trasversali, il palato è ogivale, l’occlusione è spesso caratterizzata da morso incrociato postero-laterale: è quindi frequente l’associazione tra respirazione orale e malocclusioni (II e III classe scheletrica). E’ frequente anche l’associazione con deglutizione di tipo infantile.

A livello nasale l’intasamento, causato dalla diminuita pervietà delle coane e dalla mancata eliminazione del secreto mucoso, favorisce la virulentazione della flora batterica con frequenti riniti, sinusiti, otiti croniche che aggravano il quadro respiratorio.

La respirazione orale è quindi in grado di determinare ripercussioni anche importanti sull’armonico sviluppo dello scheletro maxillo-facciale, di conseguenza è importante formulare una diagnosi precoce, un eventuale esame otorinolaringoiatrico, ed eliminare, quando possibile, le cause. Qualora, eliminati gli ostacoli locali, la respirazione orale dovesse persistere si può ricorrere alla rieducazione funzionale tramite interventi logopedici o espandere il canale respiratorio nasale tramite apparecchio ortodontico-ortopedico.

La deglutizione infantile

La lingua, per gli stretti rapporti che contrae con le ossa mascellari e con la muscolatura periorale e per le numerose e complesse funzioni in cui è coinvolta, gioca un ruolo importante nell’accrescimento delle basi ossee e nello sviluppo di un corretto rapporto tra le arcate dentali.

La posizione e i movimenti della lingua si modificano nel tempo con il passaggio dall’alimentazione liquida all’alimentazione semiliquida e solida; con l’eruzione degli elementi dentali il bambino acquisisce il meccanismo della masticazione.

Nei primi anni di vita la deglutizione è caratterizzata dalla interposizione della lingua tra le due arcate e dalla contrazione della muscolatura periorale, in particolare del muscolo mentale (deglutizione di tipo infantile).

Verso gli 8-9 anni, per il completamento dell’eruzione dei denti permanenti del settore frontale, per la progressiva diminuzione di volume dei tessuti linfatici della cavità orale (tonsille, adenoidi) e per l’accrescimento della mandibola, la deglutizione si modifica: la punta della lingua viene a contatto con la superficie palatina degli incisivi superiori e il corpo con il palato duro; le labbra sono a contatto in assenza di contrazioni della muscolatura periorale e del muscolo mentale (deglutizione di tipo adulto o somatica).

In circa il 30 % dei soggetti il meccanismo della deglutizione rimane di tipo infantile e questo avviene a  causa di numerosi fattori.

Il persistere della deglutizione di tipo infantile può causare l’instaurarsi di: malocclusioni (come il morso aperto -beanza anteriore), riduzione dei diametri trasversi dell’arcata superiore con conseguente sviluppo di morso incrociato latero-posteriore e laterodeviazione della mandibola.

Numerose sono le terapie proposte per correggere la deglutizione infantile. Secondo alcuni la terapia ottimale è quella miofunzionale, che utilizza esercizi di fisioterapia; altri propongono l’uso di apparecchiature ortodontiche fornite di griglia palatina per riportare forzatamente la lingua in una posizione più arretrata e palatale; altri ancora associano entrambe le tecniche, utilizzando gli esercizi per stabilizzare nel tempo i risultati ottenuti con la terapia ortodontica.

ll succhiamento del ciuccio o del dito

Rappresenta un’abitudine estremamente frequente nel bambino, interessa infatti il 75-95 % della popolazione in età infantile.

Si instaura molto precocemente, talvolta già in epoca prenatale (tra la 17° e la 32° settimana di vita intrauterina), e tende ad esaurirsi spontaneamente, verso il quarto anno di vita.

L’abitudine al succhiamento in questi anni può essere considerata come una fase fisiologica dello sviluppo neuro-motorio. Quando persiste oltre il quarto anno di età può essere interpretata o come comportamento regressivo, legato ad alterazioni della sfera affettiva, o come sintomo di nevrosi derivante da situazioni psicologicamente indesiderabili e da gravi stress; può, tuttavia, rappresentare semplicemente una risposta comportamentale appresa.

L’abitudine al succhiamento del ciuccio viene spontaneamente abbandonata in epoca relativamente precoce, più problematico è il succhiamento del dito, abitudine che perdura in un numero relativamente elevato di bambini, soprattutto di sesso femminile, fino agli 11 anni.

I problemi che possono derivare da un succhiamento protratto sono:

  • mancanza di contatto interdentale in sede incisiva e, nei casi più gravi, un morso aperto, per la ridotta crescita dell’osso alveolare;
  • persistenza di deglutizione infantile;
  • vestibolarizzazione degli incisivi superiori e aumento dell’overjet;
  • incompetenza labiale;
  • problemi masticatori e fonetici;
  • instaurarsi di malocclusioni (soprattutto nei soggetti in cui l’abitudine si protrae a lungo nel tempo).

Se l’abitudine “viziata” viene abbandonata prima dell’eruzione dei denti permanenti, molti dei problemi indicati vanno incontro a risoluzione spontanea.

Il momento ottimale per correggere questa parafunzione è l’età fra i 4 e i 5 anni, soprattutto nel periodo estivo, quando il desiderio di succhiare può essere rimosso da attività ludiche all’aperto; prima di intervenire è però necessario escludere la presenza di conflitti emotivi alla base del perdurare dell’abitudine stessa.

Per rimuovere il succhiamento possono essere utilizzate le seguenti tecniche:

  • somministrare rinforzi positivi (il bambino riceve un premio quando non succhia);
  • ridurre la gradevolezza derivante dal succhiamento (tintura amara sul dito, guantino di lana sulla mano…);
  • applicare dispositivi ortodontici in grado di impedire meccanicamente il succhiamento (griglia palatina fissata su una placca rimovibile o, nei casi di più difficile risoluzione, griglia palatina fissa, su arco palatino saldato a bande ortodontiche cementate ai molari).

L’approccio con il bambino che presenti questa parafunzione deve essere, da parte dei genitori, del pediatra e dell’odontoiatra, estremamente sereno; un’attenta valutazione del bambino sotto il profilo psicologico e odontoiatrico permette di individuare il momento e il modo idonei a sospendere il comportamento nel modo più atraumatico possibile.

 

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Lettera aperta a tutti i nonni

Cari Nonni,

Il vostro supporto per la crescita dei nostri figli e per la nostra sopravvivenza a questa fantastica esperienza che è l’essere genitori è fondamentale. Vi trovate in una condizione privilegiata potendo dare ai nipoti lo stesso amore (se non di più) che avete dato a noi figli senza però la responsabilità di chi deve educare. Questo, come sapete bene, alle volte porta a qualche vizio… il più delle volte innocente.

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Gli americani hanno l’abitudine di dare un nome a qualsiasi cosa e qualche hanno fa’ hanno coniato il termine “Grandparents’ decay” ossia “carie da nonni”. Questo “nuovo tipo di carie” origina dall’affetto che i nonni dimostrano ai nipoti attraverso caramelle, merendine, succhi di frutta industriali e cibi zuccherati di varia natura. Cari nonni, gli zuccheri sono un grande pericolo per i denti, e se vogliamo ridurre il rischio di carie dobbiamo fare attenzione; una sola preghiera: meno zuccheri e più spazzolino per un sorriso sano e sereno, proprio quello che voi desiderate per i vostri nipoti. E se già lo fate GRAZIE!!! Per evitare la carie bisogna lavorare in squadra il dentista pediatrico da solo non basta, serve l’aiuto di tutta la famiglia per vincere!!!

Denti affollati nei bambini. Cosa fare?

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Il desiderio di ogni genitore è che il proprio bimbo abbia un sorriso sano, con denti ben allineati in un viso armonioso. Gli anni passano e i nostri piccoli crescono ma non sempre la loro bocca si sviluppa in modo da lasciare sufficiente spazio a tutti i dentini. Talvolta, infatti, la dimensione dei denti è maggiore dello spazio disponibile. Si parla, in questi casi, di affollamento dentale che può compromettere, in futuro, l’estetica del loro viso.

Perché si possono creare condizioni di affollamento dentale ?

Ogni dente ha una sua dimensione ed ha bisogno di un determinato spazio, ma non sempre la dimensione dell’osso è adeguata. Motivo per cui si presentano non allineati, ruotati, accavallati, disordinati.

Cosa comporta avere i denti accavallati, ruotati e non allineati?

I denti disallineati favoriscono il ristagno della placca e aumentano il rischio di problemi gengivali e di carie interprossimale. Disallineamenti e affollamenti richiedono maggiore attenzione e cura nelle manovre di igiene domiciliare.

Inoltre, impattano in modo tale da essere soggetti a usura irregolare. Il carico masticatorio è sbilanciato e sottopone alcuni denti a particolare stress masticatorio.

Come si risolve un problema di affollamento dentale?

Per equilibrare lo spazio disponibile nell’osso e lo spazio richiesto dalle dimensioni dei denti si può agire in due modi:

  1.  Aumentare lo spazio disponibile ovvero espansione delle arcate

Appena si nota un accavallamento dei denti è importante rivolgersi all’ortodontista per valutare come e quando affrontare e risolvere il problema. Alcuni trattamenti di espansione delle arcate trovano maggiore efficacia e indicazione in determinate fasce di età, per cui ogni caso deve essere valutato singolarmente in tutte le sue componenti di crescita, di permuta, di spazio dentale e di spazio osseo, nonché nelle funzioni.

Entro una certa età, l’espansione trasversale dell’arcata superiore è una procedura semplice, quasi impossibile in quella inferiore; se la ristrettezza di spazio coinvolge entrambe le arcate sarà sconsigliato espandere la sola arcata superiore per non perdere il coordinamento fra le due.

  1. Ridurre lo spazio necessario attraverso l’estrazione di alcuni denti

Per creare il giusto equilibrio, può essere necessario in alcuni casi, procedere sacrificando alcuni denti a favore di un beneficio complessivo. Questa indicazione, può lasciare perplessi. Quando un ortodontista decide che il compromesso accettabile per quel paziente è l’estrazione di alcuni elementi, significa che ha valutato le alternative terapeutiche, ma che ogni altra alternativa ha un compromesso più sfavorevole da accettare. Le estrazioni programmate in ortodonzia, sono strumento potentissimo che consente di risolvere le problematiche di spazio, senza incidere sulla parte inferiore del viso che, insieme agli occhi, caratterizza maggiormente il volto.

L’attrattività di un viso, infatti, dipende dalla bellezza delle sue singole componenti (occhi, naso, bocca) e dal rapporto tra di esse.

Ogni paziente è unico e irripetibile e l’impegno dell’ortodontista è massimo, per formulare un corretto piano di trattamento, costruito su misura sul caso dello specifico paziente. Diversi anni di studio, di specializzazione e di aggiornamento continuo, contribuiscono a far sì che il professionista abbia gli strumenti, le tecniche e le conoscenze necessarie, per gestire i diversi livelli di complessità dei casi che gli si presentano, e definire il momento ideale in cui intervenire con il trattamento ortodontico, per ottenere il maggior risultato con il minimo impegno per il paziente.

Per questo, i bambini vanno visitati prima possibile da un ortodontista che possa valutare come e se intervenire per evitare problemi più spiacevoli in futuro.

Tasche Gengivali, Cosa Sono e Come si Curano

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Le tasche gengivali sono causate da un aumento del solco gengivale, lo spazio stretto e poco profondo ai lati del dente, tra la superficie dentale e l’epitelio sulcare della gengiva. Questo spazio, in condizioni di salute parodontale, misura tra i due ed i tre millimetri. Quando vi sono parodontopatie in atto, esso può superare i quattro millimetri.

Quando il solco gengivale aumenta in profondità, ci troviamo in presenza di quella che viene denominata ‘tasca gengivale’, o più correttamente tasca parodontale, le cui cause sono da attribuirsi principalmente all’accumulo di placca batterica che può arrivare a determinare la distruzione dell’epitelio sulculare, che si ritira, lasciando esposta la radice dentale. I batteri causano gengiviti con conseguenti sanguinamenti provocati anche dal semplice spazzolamento dei denti.

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In seguito alla contrazione della gengiva, anche l’osso sottostante si riassorbe, provocando tasche ossee nelle quali la placca si accumula, calcificandosi in tartaro a causa dell’intervento di elementi presenti nella saliva.

La placca e il tartaro accumulati al di sotto dei tessuti gengivali determinano la progressione della malattia. I batteri si annidano e si moltiplicano nelle tasche parodontali scatenando la risposta dei meccanismi di difesa del sistema immunitario.

La risposta immunitaria e le tossine prodotte dai batteri distruggono gli osteoblasti, le cellule responsabili della riproduzione ossea.

In una seconda fase, durante la riparazione dei tessuti, l’epitelio si rigenera più velocemente dell’osso ricoprendo la tasca parodontale e le impedisce di regredire completamente.

Di conseguenza, si determina un riassorbimento osseo che causa l’instabilità dei denti, che cominciano a muoversi nelle proprie sedi e a cadere, anche se privi di carie o di altre patologie.

L’insorgenza di tasche gengivali è dunque una diretta conseguenza dell’accumulo di placca batterica non rimossa, tuttavia nella sua manifestazione sono coinvolti altri fattori.

Il fumo rappresenta uno di questi, le cui sostanze citotossiche possono distruggere le cellule responsabili della produzione dei tessuti di sostegno dei denti.

Anche le mutazioni ormonali possono influire in maniera rilevante nell’insorgenza della malattia determinando gengiviti, Sono considerate situazioni a rischio: la menopausa, la pubertà e la gravidanza.

Lo stress e il conseguente abbassamento delle difese immunitarie è un elemento concorsuale importante così come alcune terapie farmacologiche a base di contraccettivi, antidepressivi e farmaci antiipertensivi o cortisonici.

In presenza di diabete, inoltre, la malattia ha una maggiore probabilità di insorgenza e in ultimo non va sottovalutata una predisposizione genetica nell’instaurarsi di alcuni fattori di rischio.

Per approfondire:

  1. Perchè le gengive s’infiammano?

  2. Cos’è e come si cura la parodontite?

  3. Cosa faccio in caso di sanguinamento alle gengive?

  4. Come fa il dentista a stabilire se soffro di malattia parodontale?

 I sintomi della malattia parodontale

Quando ci troviamo in presenza dei sintomi sotto elencati, è lecito sospettare una malattia parodontale e quindi raccomandato procedere alle visite mediche specialistiche del caso:

  • gengive sanguinanti o gonfie e irritate;

  • alitosi, provocata dai batteri presenti nel cavo orale, che rilasciano composti volatili dello zolfo;

  • presenza di solchi tra i denti, ritiro delle gengive ed esposizione delle radici dentali;

  • denti che si muovono.

La presenza di tasche gengivali può non essere accompagnata da sintomi evidenti, il che spesso determina una diagnosi tardiva della patologia in atto. Essa viene diagnosticata soltanto in fase avanzata, quando si presentano sintomi importanti come la mobilità dei denti, il dolore, il sanguinamento ed, in alcuni casi, la caduta dei denti. La diagnosi viene effettuata per mezzo del cosiddetto sondaggio parodontale, che consiste nell’inserimento di una speciale sonda di misurazione tra il dente e il bordo gengivale per rilevare le dimensioni dello spazio presente. Le misurazioni vengono effettuate in più punti per stabilire la diffusione e la gravità della patologia che risulta conclamata in presenza di solchi che arrivino a superare i quattro millimetri. In presenza di sintomi quali quelli precedentemente elencati, risulta opportuno sottoporsi a visita specialistica, anche in considerazione del fatto che la presenza di arrossamenti, edemi e gonfiori delle gengive può facilmente nascondere la presenza di tasche gengivali.

Prevenzione delle tasche gengivali e terapia

Al fine di prevenire la formazione delle tasche gengivali, l’uso di dentifricio e spazzolino deve essere accompagnato a quello del filo interdentale, mentre l’utilizzo di collutori non è necessario a meno che il dentista non li consigli espressamente. Almeno una volta all’anno è consigliabile sottoporsi ad una pulizia professionale presso lo studio del proprio dentista. Senza dubbio lo strumento principe ai fini preventivi è rappresentato dallo spazzolino che deve però risultare efficiente. L’uso frequente tende ad allargare le setole e a rendere insufficiente l’intervento di pulizia: per questa ragione si consiglia di cambiare lo spazzolino non appena esso presenti segni evidenti di usura. Contrariamente a quanto spesso si pensa, le setole morbide sono di gran lunga superiori, per efficacia, a quelle dure che rischiano di irritare i delicati tessuti gengivali, anche in considerazione del fatto che ciò che conta è il modo di impiego dello strumento più che la sua conformazione. Esistono diverse tecniche efficaci per la pulizia dentale che il proprio dentista sarà in grado di suggerire.

La terapia delle tasche gengivali e della malattia parodontale sono strettamente correlate allo stadio della patologia in atto. Esse possono comprendere anche la chirurgia mucogengivale – vale a dire tutte quelle procedure idonee a correggere eventuali assenze o difformità dei tessuti gengivali – che va dall’allungamento gengivale fino al vero e proprio innesto di gengiva per coprire le radici esposte, dopo averla prelevata dal palato del paziente, o per coprire le tasche gengivali. Per definire la gravità della recessione gengivale, la classificazione più utilizzata è quella di Miller in base alla quale sono identificate quattro classi: le recessioni appartenenti alle diverse classi, dalla prima alla quarta, presentano gradi di gravità via via maggiori. In base a questa classificazione si ottengono anche precise indicazioni prognostiche che prevedono la possibilità di un intervento risolutivo solo nelle prime due classi.

Un’ azione preventiva fondamentale è smettere di fumare, dato che risulta ormai accertato che oltre la metà dei casi cronici di parodontite è aggravato dal fumo. È consigliabile ridurre la permeabilità dei tessuti gengivali alla placca assumendo integratori contenenti calcio, zinco ed acido folico e, in presenza di sanguinamenti gengivali, assumere vitamina C che ne favorisce la guarigione e ritarda la formazione della placca batterica.

I trattamenti medici e chirurgici per la malattia parodontale

I trattamenti non chirurgici, sono naturalmente il primo approccio per affrontare la malattia. Essi sono rappresentati dalle sedute di pulizia professionale che si aggiungono ad una attenta, regolare e scrupolosa igiene orale quotidiana domiciliare. Sedute di pulizia radicolare profonda – scaling – sono di valido ausilio per tenere sotto controllo il decorso della malattia parodontale. Questo tipo di interventi è indicato per il trattamento degli stadi iniziali della malattia o per forme non particolarmente gravi o avanzate. Tuttavia, qualche volta il trattamento non chirurgico non si rivela sufficiente per controllare o arrestare l’evoluzione della patologia che negli aspetti più avanzati richiede regolari sondaggi parodontali, per stabilire l’eventuale approfondimento delle tasche gengivali e la distruzione dei tessuti di supporto dei denti o dell’osso sottostante.

Il trattamento chirurgico della malattia parodontale, prevede due tipologie di soluzione: la chirurgia resettiva o la chirurgia rigenerativa. La prima ha l’obiettivo di rimodellare l’osso che fornisce il sostegno ai denti, eliminando le anomalie e le irregolarità che possono favorire l’accumulo di placca batterica in questi spazi. Tramite la chirurgia resettiva vengono anche rimosse definitivamente le tasche gengivali allo stadio avanzato, molto profonde, che perpetuano l’accumulo di placca, la proliferazione dei batteri e la conseguente infiammazione. Una volta eliminate le irregolarità che favoriscono la formazione di placca e l’infiammazione, il riassorbimento dei tessuti e la distruzione dell’osso si arrestano e la speranza di un decorso favorevole della malattia e di un recupero definitivo diviene possibile.

La chirurgia rigenerativa impiega tecniche ricostruttive o rigenerative che permettono di riformare il tessuto osseo che la malattia ha compromesso, innestando anche, quando necessario, biomateriali e sostanze chimiche necessarie a tale scopo. Fino a pochi anni fa, i chirurghi odontoiatri dovevano far ricorso all’impianto di tessuto prelevato allo stesso paziente in altre sedi corporee mentre oggi è possibile avvalersi di materiali di nuova concezione e di membrane sostitutive particolarmente efficaci. Tramite l’innesto di nuovo tessuto osseo si stimola la formazione e la rigenerazione dell’osso, per garantire la stabilità dei denti e la loro conservazione.

Tramite interventi di chirurgia plastica gengivale viene anche innestato il tessuto molle deficitario per ricostruire le gengive che si erano ritratte e ricoprire e proteggere le radici dei denti, che si trovavano esposte, con il pericolo di sviluppare carie radicolari. Si tratta, in questo caso, di un intervento di chirurgia micro-invasiva che, oltre a rinsaldare e stabilizzare i denti, consente anche un recupero estetico rilevante. Le ultime ricerche consentono di far ricorso a tessuti esterni, del tutto simili e idonei, senza ricorrere a quelli del paziente stesso.

Nuove frontiere nel trattamento della parodontite e delle tasche gengivali

Le ultime frontiere della terapia per il trattamento di gengiviti e denti mobili includono una tecnica alternativa che, se applicata in uno stadio non troppo avanzato della patologia, può eliminare la necessità dell’intervento chirurgico ma non si sostituisce alla terapia di pulizia meccanica delle tasche gengivali. È possibile impiegare una particolare luce laser all’interno della gengiva. Si tratta di un trattamento sostanzialmente indolore che non necessità di alcuna anestesia. Viene impiegato un laser al neodimio-yag, in grado di eliminare i batteri tramite vaporizzazione, rimuovendo anche l’area malata sulla gengiva senza recare alcun danno né ai tessuti sani né al dente stesso, stimolando allo stesso tempo la rigenerazione del tessuto osseo.

Esiste oggi anche un particolare strumento per la diagnosi di carie o concrezioni, che utilizza la fluorescenza laser a luce rossa. Questo strumento diagnostico è in grado di rilevare una carie profonda anche quando la struttura dello smalto risulti intatta. Oltre alla carie, lo strumento riconosce eventuali concrezioni di tartaro presenti nelle tasche parodontali e consente di eliminarlo completamente. Funziona per mezzo di una luce generata da un diodo laser che possiede una particolare lunghezza d’onda e viene indirizzata verso il dente. In caso di carie o concrezioni di tartaro, l’onda riflessa generata di rimando alla radiazione a fluorescenza provoca un segnale acustico. Un sistema elettronico valuta la lunghezza d’onda elaborata e rileva l’intensità ed il livello del problema dentale. I denti sottoposti alla scansione sono classificati in base a un valore numerico che funge anche da riferimento per il tipo di intervento suggerito.

Correlazione tra parodontite e fumo di sigaretta

Il fumo rappresenta il fattore principale di rischio nello sviluppo di tasche parodontali. Secondo uno studio risalente al 2007 effettuato in Nuova Zelanda presso il Dipartimento di “Scienze Orali dell’Università di Otago” che cercava di quantificare la correlazione tra il fumo di sigaretta e la perdita di tessuto parodontale, i risultati confermano che fumare abitualmente, nel lungo periodo determina danni rilevanti al parodonto dei giovani adulti. Nello stesso studio, si evidenziava anche il netto recupero della salute parodontale nel caso di interruzione del fumo. Un dato interessante rileva che non vi sono sostanziali differenze tra coloro che non hanno mai fumato e chi ha smesso prima dei 26 anni.

La malattia parodontale in gravidanza

È conquista recente la consapevolezza dell’importanza di controlli regolari della placca batterica in previsione di una gravidanza. È opportuno infatti risolvere eventuali problemi alle gengive o al parodonto prima della gravidanza, quando si possono adottare terapie farmacologiche senza dover tener conto delle possibili conseguenze sul feto. L’infezione potrebbe infatti trasmettersi al tratto genito-urinario determinando conseguenze anche gravi sulla gravidanza. Alcuni studi hanno rilevato la dimensione delle tasche gengivali nelle madri di bambini nati normopeso e in quelle di bambini nati sottopeso. La causa di parti prematuri sembra dovuta alla produzione di tossine batteriche e alla loro interazione con le prostaglandine e l’interleuchina prodotte dal corpo della madre. La loro presenza ad un elevato livello nel cavo orale e, di conseguenza, a livello genito-urinario, potrebbe stimolare il parto prematuro.

Uno studio svolto da ricercatori in Belgio ha dimostrato che una leggera masticazione è sufficiente per far entrare in circolo le tossine prodotte dai batteri nelle tasche gengivali che si diffondono nel corpo attraverso il sangue. La parodontite è strettamente correlata alla diffusione delle tossine, che determina stati infiammatori cronici e l’insorgenza di patologie cardiovascolari. I denti sono connessi ad altri organi ed è sufficiente masticare qualcosa perché le endo-tossine batteriche entrino in circolo e li possano raggiungere.

Domande e risposte

Non è normale che i denti si muovano un po’?

No. Al contrario, quando ci troviamo in presenza di mobilità dentale dobbiamo certamente sospettare una possibile parodontite, di cui sono un sintomo molto comune. In questo caso, il consiglio è quello di far visita al proprio dentista e valutare la situazione e le terapie da mettere in atto.

L’alimentazione ha influenza sulla malattia parodontale?

Non in via diretta, anche se è opportuno sottolineare che una sana alimentazione, completa e bilanciata, sta alla base di una buona salute e di un sistema immunitario in grado di difendere opportunamente il nostro organismo.

Che relazione esiste tra patologia parodontale e alito cattivo? È possibile che sia provocato da quest’ultima?

Sì, certamente ed è anzi uno degli aspetti più frequenti che si presentano in conseguenza del progredire della malattia. Infatti, i batteri presenti all’interno delle tasche gengivali che si vengono a formare, sono in grado di produrre composti volatili dello zolfo, responsabili dell’alitosi.

I denti sensibili sono un sintomo della malattia? Come comportarsi in presenza di elevata sensibilità dentale?

Non è detto che si tratti di malattia parodontale, in quando anche la carie può aumentare la sensibilità del dente affetto. Certamente una grande sensibilità dei denti è sempre presente in caso di malattia parodontale, in quanto la base del dente spesso risulta esposta.

Si tratta di una patologia che può colpire anche i bambini?

Esistono forme che presentano un’insorgenza precoce che si possono riscontrare addirittura nei bambini con ancora i denti da latte, per quanto i casi non siano frequenti.

È giusto ritenere che esista una correlazione tra la malattia e le patologie cardiache?

La malattia parodontale esercita un’influenza sulle patologie cardiache, in senso peggiorativo. Trattandosi di un’infezione batterica, i batteri responsabili possono facilmente introdursi nel flusso ematico ed aggravare le condizioni generali di alcune persone affette da malattie cardiache, quali ad esempio le endocarditi infettive.

Può essere utile fare sciacqui con un collutorio?

In presenza di patologia parodontale, quando si riveli difficoltoso l’uso del comune spazzolino, può essere prescritto dal dentista un collutorio con specifica azione antibatterica per contrastare la malattia e garantire una corretta igiene orale, che andrebbe utilizzato per periodi di tempo limitati al trattamento della patologia. È opportuno sottolineare, tuttavia, che i comuni collutori non sono da intendersi come sostituti dello spazzolino.

La presenza di denti storti rappresenta un rischio di insorgenza della malattia?

No. Il rischio di sviluppare la malattia parodontale è strettamente correlato con la presenza di placca batterica accumulata. Solo se la posizione dei denti ostacolasse la possibilità di effettuare una corretta igiene orale il rischio di sviluppare la malattia potrebbe considerarsi aumentato.

Esiste un legame tra diabete e malattia?

Sì, purtroppo. Oggi, il diabete mellito è ritenuto essere tra i principali fattori di rischio. Il consiglio per chi si trovi affetto da diabete è quello di sottoporsi a una visita dal proprio dentista, nel caso si presentasse qualcuno dei sintomi descritti.

Come si giunge a una diagnosi di malattia parodontale?

Il dentista giunge a formulare la diagnosi utilizzando una serie di strumenti diagnostici che comprendono l’esame della bocca, le radiografie, eventuali strumenti di laboratorio. Uno strumento di particolare importanza è la sonda parodontale per riuscire a individuare eventuali tasche che interessino i tessuti parodontali, in presenza delle quali la diagnosi è praticamente certa.

La malattia parodontale è ereditaria?

No, non si tratta di una patologia ereditaria ma di una patologia la cui insorgenza è invece strettamente correlata ad una insufficiente igiene orale. Recenti studi hanno però evidenziato l’ereditarietà di alcuni fattori che predispongono allo sviluppo della malattia.

Esiste una qualche correlazione tra alcuni farmaci e lo sviluppo della malattia?

Esistono farmaci che possono provocare alterazioni a livello dei tessuti parodontali.

La malattia parodontale si cura con gli antibiotici?

La terapia della malattia parodontale viene prescritta dal parodontologo in base alla tipologia e alla gravità della patologia. Gli antibiotici possono rientrare nel piano di trattamento a discrezione dello specialista, in alcuni casi.

C’è qualche relazione tra la malattia parodontale e il fumo?

Il fumo aggrava il quadro patologico e può provocare la perdita dei denti.

A cosa è dovuto il sanguinamento delle gengive e che relazione esiste con la malattia?

Le gengive sanguinano quando l’igiene orale non viene effettuata in modo costante o corretto. Il sanguinamento delle gengive, quando non in presenza di traumi o lesioni localizzate, dipende da una infiammazione dei tessuti gengivali. Il sanguinamento è molto frequente in caso di malattia parodontale.

Cosa succede se si contrae la malattia durante una gravidanza?

Gli squilibri ormonali provocati dalla gravidanza possono aggravare il rischio di infiammazione gengivale e dunque i controlli saranno importanti anche al fine di scongiurare un parto prematuro o la nascita del bambino sottopeso.

La menopausa può essere un’età a rischio?

Ogni periodo di squilibrio ormonale può rappresentare un incremento del rischio potenziale per la salute parodontale.

Che cos’è il parodonto?

È il tessuto che consente l’ancoraggio dei denti alle ossa mascellari ed è costituito dalle gengive, e da cemento radicolare, legamento parodontale e osso alveolare.

Che cos’è la placca batterica?

La placca batterica è costituita da batteri che aderiscono alla superficie dei denti. Un accumulo di placca può produrre un’infiammazione gengivale.

Lo sbiancamento dei denti è controindicato?

In generale non ci sono controindicazioni legate direttamente al rischio di sviluppo di parodontite.

Quali sono i soggetti a rischio di malattia parodontale?

Tutti coloro che hanno una predisposizione allo sviluppo di tale patologia e coloro che effettuano una scarsa pulizia dentale, i fumatori e i soggetti diabetici.

Quali sono i consigli per una efficace igiene orale?

Una buona igiene orale richiede pochi e semplici interventi ma che siano costanti e regolari. È opportuno lavare i denti con lo spazzolino e con il filo interdentale dopo i pasti e comunque almeno una volta al giorno. La pulizia dei denti deve essere eseguita con cura, in modo da rimuovere quanta più placca possibile dalla superficie dei denti e dagli interstizi tra di essi. Si sconsiglia l’utilizzo di spazzolini con setole troppo dure che potrebbero provocare irritazioni ed anche lesioni ai delicati tessuti gengivali. Il dentista potrà fornire utili indicazioni sia sugli strumenti più idonei che sulla corretta metodologia di pulizia.

Che cos’è il tartaro, come si forma e come si rimuove?

Quando la placca batterica non viene regolarmente rimossa dalle superfici dei denti, può calcificarsi a causa di elementi presenti nella saliva e provocare danni gengivali che vengono trattati attraverso la loro rimozione. Il tartaro viene rimosso dalle superfici dentali con l’utilizzo di strumenti manuali e di apparecchiature ad ultrasuoni.

Si può recuperare il sostegno osseo compromesso dalla malattia parodontale?

Le nuove frontiere in merito alla terapia della malattia parodontale consentono sia la completa guarigione della parodontite, con la scomparsa delle tasche gengivali, sia il recupero e la rigenerazione del parodonto. Il parodontologo è in grado di ripristinare il sostegno osseo compromesso dalla parodontopatia, grazie a procedure chirurgiche anche piuttosto sofisticate.

Cerchiamo di capire se e come il ciuccio può provocare danni alla dentatura

 

Come incide il ciuccio nello sviluppo del palato del bambino?

Il palato del bambino è formato da ossa che sono in formazione e non ancora saldate. L’utilizzo del ciuccio, per il quale la suzione non avviene mai per pochi minuti, ma generalmente per delle ore, ha l’effetto di inserire in una bocca in formazione un supporto solido che, ovviamente, invita il palato del bambino a svilupparsi, tenendo conto di questo elemento.

 

L’influenza del ciuccio, ma non solo del ciuccio, sul palato si manifesta su 3 piani:

– Sul piano trasversale, ovvero sullo sviluppo dell’ampiezza del palato, poiche’ il succhiotto si interpone tra la lingua e l’arcata superiore, impedendo alla lingua di poggiare sul palato.

La lingua, fra le sue funzioni, ha quella di consentire l’allargamento dell’arcata dentale superiore e di adattarla a quella inferiore.

L’interposizione del succhiotto, o di qualunque oggetto che viene succhiato, tra la lingua e il palato ostacola il naturale sviluppo e ingenera una contrazione del palato, cioe’ l’osso  superiore puo’ diventare piu’ stretto di quello inferiore.

morso incrociato

– Sul piano saggittale (per intendersi, di profilo), la presenza persistente del ciuccio determina un allungamento dell’arcata superiore. I denti davanti superiori risultano sporgenti rispetto agli inferiori.

morso profondo

– Sul piano verticale, con l’interposizione del ciuccio, il bambino sviluppa il cosiddetto “morso aperto”: osservando la bocca del bambino quando e’ chiusa e i denti posteriori sono a contatto, davanti si nota che i denti rimangono distanziati tra loro, e lasciano una sorta di apertura in cui il bambino facilmente interpone la lingua.

morso aperto

 

Questi difetti conseguenti all’utilizzo del ciuccio si manifestano sempre? E continuano a persistere una volta tolto?

Dipende… dipende da quanto viene utilizzato quotidianamente e da quando si smette di usarlo.

Intanto possiamo dire che, soprattutto nei bambini che lo utilizzano abbastanza, già all’età di 1 anno o poco più i genitori possono notare le eventuali manifestazioni osservando personalmente le arcate del bambino. Guardandolo di profilo si può rilevare la sporgenza in avanti dei dentini superiori rispetto agli inferiori ed una forma piuttosto appuntita del palato, mentre guardandolo da davanti si può evidenziare l’aumento della distanza verticale tra l’arcata superiore ed inferiore, (il morso aperto pocanzi descritto).

Se il ciuccio viene tolto quando il bambino ha un’età di 12-18 mesi è molto probabile che il morso si normalizzi da solo con la crescita. Ma nei bambini che usano ancora il ciuccio intorno ai 3 anni il problema può risultare più complesso da risolvere e richiedere terapie specialistiche e correttivi adeguati.

 

Il problema che si ingenera è di tipo estetico?

Non solo. Oltre al problema estetico, cioè denti sporgenti e un palato stretto ed appuntito, si genera un importante problema di tipo funzionale legato all’accrescimento scheletrico ed alla deglutizione.

Un palato stretto non consente il corretto accrescimento sagittale (in avanti) della mandibola e di conseguenza essa di profilo apparirà arretrata rispetto all’osso mascellare  (che contiene i denti superiori).

In secondo luogo, ma di ugual importanza, a causa della presenza fisica del ciuccio tra la lingua ed il palato e della contrazione ormai ingenerata in quest’ultimo, la lingua non trova più una sede congrua.

In una bocca sviluppata in modo fisiologico, una volta che spuntano i denti, durante la deglutizione questi rappresentano una barriera che impedisce al cibo di uscire, contemporaneamente la lingua spinge il bolo alimentare (il cibo masticato) nella gola, premendo sulla parte anteriore del palato. Inoltre in condizione di riposo a bocca chiusa normalmente il dorso della lingua poggia sulla volta del palato.

Nei bambini che utilizzano troppo a lungo il ciuccio la lingua segue uno schema diverso: assume una postura bassa, ossia rimane poggiata nella parte inferiore della bocca (il pavimento orale), e durante l’atto della deglutizione si interpone tra le arcate dentarie esercitando di frequente una spinta contro gli incisivi. In pratica avviene la persistenza del modello deglutitorio presente del neonato quando si introducono i primi cibi solidi,(deglutizione infantile), che abitualmente si modifica in seguito all’eruzione dentale.

I bambini  che usano il ciuccio inoltre spesso manifestano un’incompetenza labiale, ossia hanno la tendenza a tenere in posizione di riposo la bocca socchiusa, con la lingua visibilmente sporgente.

 

Come si corregge il problema?

Su bimbi che smettono di usare il ciuccio verso l’anno e mezzo o prima in genere avviene il  ripristino del fisiologico equilibrio tra ossa mascellari e muscolatura (lingua e labbra) e spesso si può osservare una risoluzione spontanea del problema: eliminato il ciuccio viene meno l’azione schermante di esso sulle labbra ed esse esercitando la loro fisiologica pressione consentono il naturale arretramento della dentatura.

Nei bambini più grandi, in cui le ossa sono più solide e le deformazioni sono più importanti, spesso si creano modificazioni tali da richiedere l’intervento di uno specialista in Ortodonzia  e di un Logopedista.

 

Perchè cita lo specialista in Ortodonzia (dentista) e il Logopedista (specialista per la rieducazione del linguaggio)?

Con l’Ortodonzia si agisce per ripristinare la forma fisiologica del palato ed i giusti rapporti tra le arcate dentarie, ma onde evitare recidive occorre sottoporre il paziente alla valutazione specialistica di un Logopedista che possa rilevare la necessità o meno di una rieducazione della funzione linguale con appositi esercizi.

 

E’ un problema che puo’ essere ingenerato solo dal ciuccio?

Problemi analoghi, a carico dei  denti , si ingenerano con la suzione, ad esempio,  del dito, del biberon, del labbro e della lingua stessa.

Modificazioni simili possono però manifestarsi anche in assenza di queste abitudini: ad esempio in bambini con un frenulo linguale corto (il frenulo linguale è quel segmento di pelle che collega la lingua al pavimento orale), oppure in bambini con problemi di respirazione, (che hanno quindi la tendenza a respirare con la bocca). Ma a volte appare preponderante la sola componente genetica (per cui il bambino sviluppa una data conformazione scheletrica piuttosto che un’altra).

 

Come fa un genitore a capire se si trova davanti ad un problema che necessita di rieducazione funzionale?

E’ opportuno confrontarsi con una persona competente:  un bravo Pediatra, un Odontoiatra specialista in Ortodonzia , un Logopedista,  sono figure in grado di dare la giusta indicazione.

 

E’ molto importante che i genitori abbiano la possibilità di riflettere sul fatto che uno strumento come il ciuccio, che a volte appare un aiuto insostituibile per gestire il bambino, ha dei risvolti sulla salute per far fronte ai quali l’intera famiglia poi è sottoposta a stress: le terapie infatti  sono lunghe e richiedono collaborazione, i bambini  vanno accompagnati alle varie sedute dagli specialisti, gli esercizi di rieducazione sono impegnativi e i genitori devono essere scrupolosi nel farli eseguire durante i pasti e durante la giornata. Senza omettere i risvolti economici che impegnano le famiglie per portare avanti tali terapie… Nel decidere di smettere di utilizzare il ciuccio, o di non usarlo affatto, è utile riflettere anche su questi aspetti.

fonti: V. Becherucci